Femminicidio in diretta da Garlasco: “Chiara Poggi, la donna che muore ogni sera”

  • Postato il 30 novembre 2025
  • Cronaca
  • Di Blitz
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Femminicidio in diretta da Garlasco: “Chiara Poggi, la donna che muore ogni sera”, titola il Manifesto questo articolo diVincenzo Vita.

Garlasco è un piccolo comune della Lomellina, nella provincia di Pavia. Siamo in una zona di allevamenti e di vini, di eccellenze (dall’Università del capoluogo, al collegio Ghisleri, al rinomato ospedale) e di colline ridenti. Tuttavia, come ci insegna la letteratura gialla italiana e non (vedi Simenon, ad esempio) sotto la superficie bonaria e apparentemente gentile si celano anche cattiverie e misfatti.

Con ripetitività quotidiana -non c’è Gaza che tenga- in uno o più canali (pubblici o privati che siano) si discute del caso tragico dell’omicidio dell’allora ventiseienne Chiara Poggi, ritrovata alla fine di una scala comunicante con una cantina piena di colpi e ferite la mattina del 13 agosto del 2007.

I punti oscuri a Garlasco

Femminicidio in diretta da Garlasco: “Chiara Poggi, la donna che muore ogni sera”, nella foto andrea sempio
Femminicidio in diretta da Garlasco: “Chiara Poggi, la donna che muore ogni sera” (foto Ansa-Blitzquotidiano)

Morta, ma chissà esattamente a che ora, visto che pure su tale aspetto le versioni sono mutevoli.

Unica certezza giudiziaria è la condanna dell’ex fidanzato Alberto Stasi, che sta scontando 16 anni di detenzione. L’iter fu tortuoso: due assoluzioni in primo grado e in appello, rinvio da parte della Cassazione ad un appello bis e qui il verdetto. Eravamo nel 2014. E ora siamo nel 2025, quando la Procura di Pavia ha riaperto il caso con la prevedibile incriminazione per concorso in omicidio di un amico, Andrea Sempio. Quest’ultimo era già stato vagliato due volte senza esiti processuali.

Tengono banco i vari contorni di una vicenda che ha assunto via via stili narrativi tipici delle fiction noir: dal ruolo delle cugine della vittima, a testimoni che riacquistano la memoria anni dopo, alle ri-analisi dei reperti residui grazie all’avanzamento tecnologico nella definizione del Dna, a scarpe senza tracce di sangue, a pedali di biciclette.

Fino a conventi e mercimoni di corpi, messe nere. C’è una tendenza a rimaneggiare i casi invecchiati e intrisi di voyeurismo mediale, come fenomeno di distrazione di massa cui è difficile sottrarsi, visto che la suspense costituisce uno dei filoni di maggior successo nelle librerie.

Oltre all’evidente ricerca di riempire i palinsesti assai poveri di novità creative e di spostare l’opinione pubblica sul concorso stuzzicante nella ricerca dei colpevoli, c’è una malizia.

Un sottotesto neppure tanto sottaciuto è l’attacco all’efficienza della magistratura, su cui pendono errori e lentezze disarmanti. Secondo il copione della destra.

Naturalmente, nel circuito dei talk show campeggiano figure di cui spesso non si capiscono qualità e competenza, ma vanno bene per costruire opposte tifoserie con l’invadente pressione televisiva.

Il peso della tv

Ecco, il ruolo della televisione. La delibera n.13 del 2008 dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni è rimasta nei cassetti. Eppure, quel testo forniva indirizzi puntuali sulle modalità di rappresentazione dei procedimenti giudiziari nelle trasmissioni radiotelevisive: «…va evitata un’esposizione mediatica sproporzionata, eccessiva e/o artificiosamente suggestiva, anche per le modalità adoperate, delle vicende di giustizia, che non possono in alcun modo divenire oggetti di processi condotti fuori dal processo…».

Tamquam non esset, avrebbero detto i latini. Non solo vi è una plateale ridondanza nell’esposizione di fatti presunti e dettagli spesso solo supposti, bensì si celebra un vero e proprio assurdo dibattimento, con assoluzioni e condanne. A ben poco è servito il richiamo alla sobrietà da parte della Procura di Pavia, che sta svolgendo le indagini.

Ne va della vita reale di persone in carne o ossa, la cui esistenza comunque viene intaccata da simile brutta moda espressiva, finalizzata principalmente a costruire correnti di opinione e condizionamenti per chi deve legittimamente decidere.

Mentre si stagliano divisimi minori, che assurgono a una agognata notorietà.

Non va bene ed è augurabile che l’Agcom chieda conto della mancata osservanza delle linee indicate e che le emittenti chiariscano se hanno redatto i richiesti codici di autoregolamentazione. Insomma. Lo spettacolo del crimine e l’esibizione del dolore dell’umanità coinvolta sono una degenerazione da fermare.

E una giovane donna, Chiara Poggi, viene uccisa e riuccisa con malvagità seriale: un femminicidio in diretta.

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Autore
Blitz

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