Femminicidio di Teresa Stabile, il figlio aveva denunciato il padre per violenza privata
- Postato il 17 aprile 2025
- Cronaca Nera
- Di Il Fatto Quotidiano
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Aveva denunciato il padre il figlio di Teresa Stabile, la donna uccisa a Samarate (Varese) dal marito da cui si stava separando. Vincenzo Gerardi, fermato ieri con il taser dai carabinieri, era diventato ossessivo e da mesi terrorizzava la donna. L’uomo minacciava di uccidersi se non fosse tornata con lui, parcheggiava l’auto davanti al suo box perché lo chiamasse quando doveva uscire oppure le nascondeva le chiavi dell’auto. Un comportamento che aveva spinto il figlio di 28 anni a denunciarlo per violenza privata.
Interrogato nella notte dal pm Ciro Caramore della Procura di Busto Arsizio, che coordina le indagini, l’uomo ha parlato di un delitto d’impeto, compiuto nel cortile condominiale di via San Giovanni Bosco, davanti alla casa in cui la donna si era trasferita, accanto alla palazzina che per oltre vent’anni era stata l’abitazione della coppia. La versione non convince però gli inquirenti, che hanno trovato due lettere-testamento scritte da Gerardi ai figli di 28 e 19 anni. Sul loro contenuto c’è il massimo riserbo, ma da quanto trapela sembra chiaro che l’uomo avesse maturato l’intenzione di uccidere la madre dei suoi figli per poi suicidarsi.
In uno degli scritti avrebbe persino indicato la data, quella di ieri, quando ha atteso che la donna rientrasse e l’ha accoltellata prima ancora che potesse scendere dall’auto. Quegli scritti, per gli inquirenti, sono la prova della premeditazione dell’omicidio. Che la vittima fosse terrorizzata dal marito, del resto, è emerso subito dopo l’accoltellamento. Gli accertamenti dei carabinieri dipingono infatti il 57enne come un ‘marito-controllore’. Una pizza con gli amici poteva scatenare il putiferio con la vittima, che aveva perso il lavoro per la chiusura dell’azienda in cui era impiegata. Da allora dipendeva economicamente dal marito, che le lasciava i soldi contati in una busta per la spesa di casa.
Da novembre, quando la donna assistita dall’avvocato Manuela Scalia aveva chiesta la separazione, la situazione era precipitata. Lei diceva di aver paura che il marito l’ammazzasse, tanto da spingere l’avvocato a consigliare di non restare nella casa dove i due vivevano da separati rifugiandosi dai genitori, a cui ieri l’uomo non ha risparmiato l’incubo di vedere la figlia in una pozza di sangue mentre il personale sanitario cercava di rianimarla.
La denuncia del figlio voleva essere un tentativo di proteggere la madre, che non aveva mai voluto denunciare l’ex nella speranza di ottenere una veloce separazione consensuale soprattutto adesso che una valutazione di mercato per la vendita della casa forse lasciava intravedere una via d’uscita.
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