Fausto Carioti: Tatcher, Meloni e ora Badenoch. L'ascensore per donne, gay e immigrati si trova a destra

  • Postato il 3 novembre 2024
  • Di Libero Quotidiano
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Fausto Carioti: Tatcher, Meloni e ora Badenoch. L'ascensore per donne, gay e immigrati si trova a destra

Anche se nessuno lì ne fa una bandiera, perché le parole d'ordine sono altre, la verità è che l'inclusività, senza retorica e puzza di carità pelosa, è di destra. Bisogna chiamarla col nome giusto, però: mobilità sociale, la possibilità per chiunque di raggiungere qualunque obiettivo, indipendentemente dal mestiere dei suoi genitori e dal colore della pelle, purché abbia capacità e voglia di lavorare. Lo dimostra la nuova leader dei Tory, i conservatori inglesi: si chiama Kemi Badenoch, ha 44 anni, una laurea in Ingegneria informatica ed è figlia di immigrati nigeriani. Da ieri è la prima donna di origini africane a guidare uno dei principali partiti britannici, e dunque ad avere la possibilità di abitare, un giorno, al numero 10 di Downing Street.

L'errore sarebbe leggere la sua nomina come una resa dei conservatori alla moda di quest'epoca, l'ondata woke che è partita dagli Stati Uniti e ha investito l'Europa. Badenoch è l'esatto contrario di questo. È una che alla Bbc, commentando quali migranti hanno il diritto di entrare nel Regno Unito e quali no, ha detto che «non tutte le culture sono ugualmente valide», e tra le non valide ci sono quelle «che credono nel matrimonio infantile, o in cui le donne non hanno uguali diritti». Aggiungendo, per ulteriore chiarezza: «Non credo nel relativismo culturale. Credo nei valori occidentali, i principi che hanno reso grande questo Paese». Del resto, il modello che si è scelta è agli antipodi di ogni possibile compromesso con la sinistra: «Ogni volta che mi dicevano che non potevo fare qualcosa perché ero una ragazza, io dicevo semplicemente due parole: Margaret Thatcher».

È l'ultima di una lunga lista di leader della destra europea che smentiscono il luogo comune per cui gli esponenti delle categorie coccolate dai progressisti possono scalare posizioni solo a sinistra. Si è dimostrato vero il contrario: sono i partiti di destra, che antepongono il merito individuale alla cooptazione da parte dell'élite, quelli in cui i figli di nessuno hanno più possibilità di salire sull'ascensore e arrivare in cima. Senza produrre contraccolpi negli elettori, a conferma che nella base non allignano razzismo e classismo (cosa che non si può dire di tanti ambienti in cui si sventola la bandiera arcobaleno).

Proprio Margaret Thatcher aprì la strada alle altre. Figlia di un droghiere, prima donna leader del partito conservatore, prima a ricoprire la carica di premier del Regno Unito, nel 1979. Non tutti i Tory digerirono la sua nomina: nei suoi archivi c'è una lettera anonima del 1984, firmata «Un parlamentare conservatore», che termina con la frase: «Come osi tu, figlia di un droghiere, trascinare il nostro grande Partito nella polvere?». Vinse lei, che indicava la sua ascesa come la conferma del fatto che «il partito conservatore è il partito di tutti». I Rishi Sunak (figlio di immigrati indiani, primo premier britannico di origini asiatiche e di religione induista) e le Badenoch sono nipoti suoi. Sul fronte opposto, quelli del Labour Party non hanno mai eletto una donna come leader.

Conservatrice, nazionalista, famiglia della classe media, un'adolescenza tutt'altro che agiata, “underdog” chiamata a sovvertire i pronostici: in questi punti le biografie di Thatcher e Giorgia Meloni si sovrappongono. A chi si chiede come mai non sia stato il femminismo a sfondare il tetto di cristallo di palazzo Chigi, la premier italiana risponde: «Quando pretendi di essere il capo perché lo dicono le quote, non riesci a esercitare la leadership. Ecco perché è sempre stata la destra, e non la sinistra, a esprimere i principali ruoli di leadership femminile». Normale che pure lei abbia una frase della Thatcher pronta all'uso: «Non si ottiene nulla se non fai un po' di casino, ma quando hai scalato la montagna per tua soddisfazione, poi, sulla cima, ci pianti la bandiera del tuo Paese». E chissà, se non ci fosse stata la liberista inglese, quale sarebbe stata la carriera della democristiana Angela Merkel, prima donna a ricoprire l'incarico di cancelliere in Germania.

Si può essere conservatore, o persino sovranista, figlio di immigrati e anche omosessuale. Chiedere a Leo Varadkar, figlio di un medico indiano e di madre irlandese: ha fatto coming out durante il mandato, sino a pochi mesi fa è stato primo ministro dell'Irlanda e capo del partito cristiano di centrodestra Fine Gael. È lesbica dichiarata Alice Weidel, leader di Alternative für Deutschland, il terrore della sinistra tedesca ed europea. Era omosessuale l'olandese Pim Fortuyn, fondatore della lista libertaria di destra che portava il suo nome, assassinato nel 2002 da un ambientalista (a proposito di dove si coltiva la violenza). Omosessuale è pure Florian Philippot, vicepresidente del Front National francese dal 2012 al 2017.

Storie personali in cui non c'è alcuna contraddizione con l'ideale politico: è normale che chi rivendicala libertà sessuale e la parità delle donne si opponga alla diffusione dell'islam e della sharia, e dunque all'immigrazione incontrollata. L'anomalia è a sinistra, nelle teste di chi crede che si possano far avanzare i “diritti civili” mentre si aprono le porte di casa a chiunque si presenti, quale che sia la sua cultura.

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Libero Quotidiano

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