Fausto Carioti: la separazione delle carriere? Avanti tutta
- Postato il 6 marzo 2025
- Di Libero Quotidiano
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Fausto Carioti: la separazione delle carriere? Avanti tutta
I dieci componenti della nuova giunta dell'Anm si presentano da Giorgia Meloni indossando la coccarda tricolore sulle giacche. Cesare Parodi, presidente del sindacato delle toghe, spiega che è «il simbolo dell'Italia unita». I veri patrioti sarebbero loro, insomma, o almeno questo è il messaggio che si vuole inviare: da una parte quelli che difendono la Costituzione, dall'altra chi la vuole cambiare. È la premessa di un vertice che finisce com'era facile prevedere: con un nulla di fatto per quanto riguarda l'argomento più importante, la separazione delle carriere. Al tavolo della Stanza Verde, ministri da una parte e magistrati dall'altra, il governo conferma che intende «proseguire con determinazione e velocità nel percorso di attuazione della riforma costituzionale», e confida nell'approvazione «in tempi rapidi» da parte del parlamento. Impossibile, del resto, riscriverla e ricominciare da zero: il rischio di non portarla a termine sarebbe altissimo. I vertici dell'Anm ne prendono atto e promettono di rispondere con «manifestazioni di varia natura». L'inizio del lavoro in vista del referendum confermativo, che si terrà dopo che il testo sarà stato approvato.
«MOMENTO DI CHIAREZZA»
Un confronto tra inamovibili, dunque. Che però - per una volta - si svolge con rispetto reciproco. Chi era presente lo definisce «franco, ma non di contrapposizione netta, come può capitare con la Cgil». Anche il dissenso dei vertici dell'Anm, all'uscita, è espresso con garbo istituzionale, e dopo le piazzate viste il giorno dello sciopero ce n'era bisogno. Parodi spiega di non considerare la discussione «un fallimento», ma «un momento di chiarezza», e assicura che «se la riforma sarà approvata saremo i primi ad applicarla»: è una ovvietà (ci mancherebbe che non lo facessero), ma regala per un istante l'impressione di vivere in un Paese normale. Sotto questo aspetto, quindi, l'invito della premier ha funzionato: i toni si sono abbassati, con soddisfazione di Sergio Mattarella, e nessuno ha gridato al regime. Durerà poco, ovviamente. Anche perché dentro Magistratura democratica, e non solo, l'atteggiamento di Parodi non piace per nulla, e il suo comportamento di ieri ha fornito nuovi argomenti alle toghe che vorrebbero rimuoverlo dall'incarico affidatogli nemmeno un mese fa.
A discettare con i vertici dell'Anm, assieme a Meloni, c'erano il guardasigilli Nordio, il sottosegretario Mantovano e i vicepremier Salvini e Tajani. Riguardo alla riforma, la premier ha spiegato che il governo è disponibile a trattare «sulle leggi ordinarie di attuazione», ma nulla di più. Nessuna modifica al disegno di legge costituzionale già approvato in prima lettura alla Camera e ora all'attenzione del Senato (serviranno quattro letture), che invece è ciò che chiede il sindacato dei magistrati. Confermate le rispettive e inconciliabili posizioni sulla revisione della Costituzione, il confronto, durato oltre due ore, si è concentrato su altro. L'Anm si è presentata con un documento in otto punti su come migliorare l'amministrazione della giustizia: «Accelerazione dei processi», «Maggiori dotazioni organiche», «Edilizia carceraria» eccetera. Proposte che la premier ha trovato ragionevoli, senza nascondere il problema delle coperture finanziarie. Su questi punti, come sulle leggi ordinarie che dovranno attuare la riforma (e disciplineranno il sorteggio dei membri dei due nuovi Csm), si è detta pronta ad aprire un tavolo, anche subito. Una giustizia efficiente, ha ribadito, è il modo migliore per rendere l'Italia più attrattiva agli occhi degli investitori internazionali. Parodi questo lo apprezza: «Abbiamo trovato sicuramente un'apertura e ce ne rallegriamo».
L'altro argomento è stato la ridefinizione delle “regole d'ingaggio”. All'uscita da palazzo Chigi, Parodi ha raccontato di aver chiesto «un maggiore rispetto» per i suoi colleghi, spiegando che «i magistrati possono sbagliare, accettiamo le critiche, ma siamo profondamente avviliti e feriti quando queste critiche hanno per oggetto non i nostri provvedimenti, ma la nostra posizione ideologica». Meloni e i ministri gli hanno replicato che è la politica che si sente attaccata dalle toghe.
POLIZIA E PM
Ad impedire che il contrasto si inacerbisse ha contribuito la netta smentita, da parte della premier, dell'ipotesi che il governo intenda togliere ai pm il controllo della polizia giudiziaria, come aveva scritto il Fatto quotidiano. «Limitatamente a questo aspetto», dice Parodi, l'Anm si sente tranquillizzata. In mattinata era toccato ai vertici dell'Unione delle Camere penali sedersi a quel tavolo, e la musica era stata assai diversa. L'organizzazione che rappresenta gli avvocati penalisti ha raccontato di avere espresso «pieno sostegno alla riforma costituzionale» e chiesto che il suo iter in parlamento «prosegua senza modifiche che alterino l'efficacia del sorteggio e le funzioni dell'Alta Corte disciplinare, fondamentali per contrastare le degenerazioni correntizie». Dalla presidenza del Consiglio hanno assicurato che governo e Camere penali «si incontreranno nuovamente, in modo da mantenere uno spazio di confronto stabile». Sintonia piena sulle cose più importanti, insomma, ma era prevedibile, tanto quanto la distanza incolmabile tra la posizione del governo e quella della magistratura.