Fausto Carioti: amnistia? Eppure a Palazzo Chigi il Pd non ha fatto nessun provvedimento
- Postato il 27 dicembre 2024
- Di Libero Quotidiano
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Fausto Carioti: amnistia? Eppure a Palazzo Chigi il Pd non ha fatto nessun provvedimento
Un provvedimento di amnistia «è una cosa elettoralmente indigeribile». Così Andrea Orlando ha chiuso le porte a ogni provvedimento di clemenza. Non ora, che sta all'opposizione insieme al suo partito e a tutte le forze di sinistra, ma nel settembre del 2014, quando il Pd governava e lui era il ministro della Giustizia. Concetto che ribadì l'anno dopo, bocciando la richiesta di clemenza fatta da papa Francesco in occasione del Giubileo del 2015: «Nel 2007 facemmo un indulto, i detenuti scesero a 35mila e nell'arco di tre anni tornarono di nuovo a 70mila. Questo dimostra che gli interventi di carattere eccezionale non servono». Era la linea di tutto il Pd, riassunta dall'allora premier Matteo Renzi: «Non vedo un elemento di discussione sull'amnistia in Italia». E ben argomentata dal responsabile giustizia del partito, Alessia Morani: «Amnistia e indulto non risolvono il sovraffollamento carcerario, creano nei cittadini l'idea che non esistano pene certe e fanno venire meno la funzione fondamentale del carcere, cioè la rieducazione».
Faceva bene, Orlando, a porsi il problema del consenso. Prima di dire sì a un provvedimento del genere, chi governa ha l'obbligo di farsi due domande: cosa racconto agli elettori se uno dei detenuti che ho fatto uscire dal carcere commette un omicidio, uno stupro o un altro crimine da prima pagina? Quanti voti perdo? Nell'ottobre del 2013 era stato il papa rosso, Giorgio Napolitano, a invocare dal Colle «rimedi straordinari» al sovraffollamento delle carceri: un'amnistia o un indulto. L'istituto di sondaggi Ispo, per conto di Porta a Porta, aveva chiesto agli italiani cosa ne pensassero: il 71% era contrario e tra costoro c'era il 67% degli elettori del Pd.
Si spiega così, con l'ostilità degli elettori, la sporadicità di simili provvedimenti, frequenti nel dopoguerra e sempre più rari nei decenni successivi. L'ultima amnistia vera e propria risale al 1990 e l'ultimo indulto porta la data del 31 luglio 2006 e le firme di Romano Prodi e Clemente Mastella. Il massimo che la politica riuscì a fare dopo gli appelli lanciati da Giovanni Paolo II per il Giubileo dell'anno 2000 e nello storico discorso che tenne in parlamento, nel novembre del 2002.
La posizione del primo partito della sinistra è rimasta questa a lungo. La stessa Elly Schlein, nella mozione con cui ha vinto il congresso e in altre occasioni, non ha accennato a provvedimenti di clemenza. Adesso, però, con la comodità di chi sta all'opposizione e può dire certe cose senza aver nulla da perdere, grazie all'appello di Bergoglio può iniziare una partita diversa. Il sovraffollamento delle carceri è un problema vero, ma non è nuovo. Nuova è la risposta del Pd, che apre alla ricetta più radicale, quella della scarcerazione. Radicale in tutti i sensi: «Amnistia, giustizia e libertà» era una delle grandi battaglie di Marco Pannella, che però la faceva sempre, non a seconda della convenienza; coerentemente con questa storia, ieri il Partito radicale si è unito al papa.
Trovando accanto a sé, stavolta, i democratici.
L'ala di sinistra-sinistra del Pd, con l'ex ministro Roberto Speranza, afferma che quello fatto dal pontefice a Rebibbia è «un segno di speranza», il deputato cattolico Paolo Ciani chiede al governo di «ascoltare l'appello del Papa» e il senatore ex renziano Filippo Sensi si augura che il messaggio di Bergoglio «apra i cuori non tanto di chi è dentro, ma di chi sta fuori».
La sinistra che evita di commentare le parole del vescovo di Roma quando dice che abortire «è come assoldare un killer» ha una buona occasione per proclamarsi papalina. Sapendo che il malumore popolare si rivolgerebbe comunque contro la maggioranza e il governo. E che le parole del papa possono essere usate per raggiungere un altro risultato.
Per l'amnistia e l'indulto, come stabilito dalla Costituzione, serve infatti una legge «deliberata a maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna Camera»: soglia praticamente impossibile da raggiungere. Ma in mezzo c'è il ddl Sicurezza, che introduce aggravanti e nuovi reati, come quello che prevede il carcere per i manifestanti che bloccano le strade. Il testo è fermo al Senato, dove dovrebbe essere esaminato tra qualche settimana. Sfruttare le parole di Bergoglio e la grancassa del Giubileo per colpirlo, e affondarlo tutto o in parte, è l'obiettivo realistico di questa battaglia politica. Più che ai carcerati, il Pd pensa ai fanatici della decarbonizzazione che si sdraiano sul raccordo anulare.
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