Fatture false per riciclare soldi al casinò di Saint-Vincent, 5 milioni sequestrati e 33 indagati

  • Postato il 2 dicembre 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Un articolato sistema di fatture false per operazioni inesistenti, destinato a generare una montagna di denaro da riciclare all’interno del Casinò di Saint-Vincent. È l’ipotesi di lavoro della Guardia di Finanza di Aosta impegnata nell’indagine coordinata dalla Procura. L’operazione, che coinvolge 33 indagati a vario titolo, ha portato a sequestri per circa 5 milioni di euro e a perquisizioni in undici regioni italiane, dal Piemonte alla Sicilia. Il meccanismo illecito, definito dagli inquirenti “complesso e strutturato”, ruotava attorno a tre società piemontesi attive nel commercio di materiale ferroso: Rigenera Italia srl, Italfibre srl e Metalfer srl. Secondo gli accertamenti, solo tra il 2023 e il 2024 sarebbero state emesse fatture false per oltre 3 milioni di euro, consentendo indebite detrazioni IVA e generando liquidità “nera” da far rientrare nei circuiti ufficiali.

Una volta incassati gli importi delle fatture fasulle, secondo l’ipotesi dell’accusa, il denaro veniva trasferito sui conti personali di Massimo Martini, 49 anni, di Alba, che aveva il compito di recarsi al Casinò di Saint-Vincent per riciclarlo. Qui entravano in gioco i due funzionari infedeli della casa da gioco: Cristiano Sblendorio, direttore dell’ufficio marketing, e Augusto Chasseur Vaser, direttore dell’ufficio cambi e fidi. I due avrebbero più volte convertito in fiches grandi quantità di contante, violando le norme antiriciclaggio e accettando, come contropartita, buste di denaro. Attraverso la simulazione di vincite al gioco, il Casinò bonificava poi gli importi a Martini, attribuendo al denaro una falsa origine lecita, che rientrava successivamente nelle società tramite nuove fatturazioni.

Gli inquirenti contestano inoltre a Sblendorio una serie di condotte ulteriormente gravi: avrebbe garantito a Martini benefit da cliente “Vip 5”, consentendogli di pernottare gratuitamente al Grand Hotel Billia e di accedere liberamente ai tavoli da gioco, facilitando così la monetizzazione delle fiches. In un’altra occasione, avrebbe tentato – senza successo – di convincere l’amministratore delegato del Casinò a non vietare l’accesso a Martini, arrivando persino a minacciare le dimissioni. L’indagine, coordinata dal procuratore capo Luca Ceccanti e dal pm Francesco Pizzato, ha messo in luce anche un secondo filone: un gruppo di imprenditori che utilizzava il medesimo sistema per abbattere ricavi, eludere imposte e ottenere denaro contante, sempre appoggiandosi agli stessi due funzionari infedeli del Casinò.

Tra gli indagati figurano, come riporta La Stampa, inoltre nomi rilevanti, come l’ex presidente del Genoa Calcio Aldo Spinelli e alcuni rappresentanti legali delle società coinvolte, tra cui Mariano Rossi (Rigenera Italia), Eligio Boscaro (Italfibre) e Riccardo Castagna (Metalfer). Oltre 150 finanzieri sono impegnati in perquisizioni e sequestri di denaro contante, conti correnti, disponibilità finanziarie e immobili in tutta Italia. Le accuse, a vario titolo, includono associazione per delinquere, dichiarazione fraudolenta, riciclaggio, emissione e utilizzo di fatture false, ricettazione e corruzione di incaricato di pubblico servizio. L’inchiesta, spiegano fonti investigative, ha permesso di ricostruire una vera e propria “lavatrice finanziaria” in cui il Casinò di Saint-Vincent, tramite i suoi funzionari, diventava il punto di passaggio decisivo per ripulire ingenti somme di denaro di origine illecita. Le indagini proseguono per definire la posizione dei singoli indagati e quantificare con precisione il danno erariale.

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