Farmabusiness, chieste 10 condanne per il clan Grande Aracri in Cassazione
- Postato il 17 maggio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Farmabusiness, chieste 10 condanne per il clan Grande Aracri in Cassazione
Approda in Cassazione il processo Farmabusiness contro la cosca Grande Aracri di Cutro e la Procura generale ritiene inammissibili i ricorsi
CUTRO – La Procura generale ha chiesto di dichiarare inammissibili i ricorsi difensivi e quindi di confermare dieci condanne nel processo Farmabusiness, scaturito dall’inchiesta che delineò i nuovi assetti della cosca Grande Aracri di Cutro. Nel processo davanti alla Corte di Cassazione sono usciti di scena quanti vennero assolti in appello. Tra questi l’ex presidente del consiglio regionale Mimmo Tallini, ormai scagionato in via definitiva.
Parliamo del processo in cui è sfociata l’inchiesta che nel novembre 2020 portò all’operazione con cui la Dda guidata dal procuratore Nicola Gratteri riteneva di aver dimostrato che la cosca Grande Aracri sarebbe riuscita a infiltrarsi in maniera sofisticata nel redditizio mercato farmaceutico grazie all’appoggio del noto politico catanzarese ai tempi in cui era assessore regionale al Personale. Tallini è stato assolto anche in Appello dalle accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio politico-mafioso.
L’inchiesta, condotta dal pm Domenico Guarascio anche nella fase istruttoria, avrebbe colpito i nuovi assetti del clan. Clan i cui vertici erano stati decapitati dopo l’operazione Kyterion del gennaio 2015.
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FARMABUSINESS CONTRO IL CLAN GRANDE ARACRI, LE RICHIESTE IN CASSAZIONE
Tra le condanne che, secondo la Procura generale, sono da confermare, spicca quella a 2 anni e 8 mesi di reclusione per l’avvocato Domenico Grande Aracri, fratello del boss ergastolano Nicolino, accusato di intestazioni fittizie. Ma anche quella per il nipote del capo cosca, Salvatore Grande Aracri, ritenuto l’ideatore dell’affare, in appello condannato a 11 anni. Quelle per la moglie del mammasantissima, Giuseppina Mauro, a 13 anni e 8 mesi, e per la figlia Elisabetta, a 8 anni. La pena più elevata anche in appello era stata quella per Domenico Scozzafava, l’antennista di Sellia Marina portatore di voti di Tallini e pertanto ritenuto la figura cerniera tra ‘ndrangheta e politica: 11 anni e 8 mesi.
Le intrusioni del clan erano anche nella green economy. Chiesta conferma della pena anche per Giuseppe Ciampà, condannato a 10 anni e 8 mesi, il quale si sarebbe occupato del commercio di cippato da destinare alle centrali a biomasse, sfruttando false fatturazioni e consegnando denaro direttamente al boss Grande Aracri, alla moglie e alla figlia. Pena da confermare, secondo l’accusa, anche per il commercialista del clan, Leonardo Villirillo, a 10 anni e 8 mesi. Ma anche per il commercialista romano Paolo De Sole, a 8 anni e 4 mesi. Donato Gallelli, di Catanzaro, a 4 anni. Il cugino omonimo di Salvatore Grande Aracri, a 10 anni e 8 mesi. Pancrazio Opipari, di Sellia Marina, a 8 anni e 6 mesi. Salvatore Romano, genero di Ernesto Grande Aracri, fratello del boss, a 11 anni e 4 mesi. E per il catanzarese Maurizio Sabato, a 2 anni e 8 mesi.
L’INCHIESTA
Le indagini condotte dai carabinieri dei Reparti operativi di Crotone e Catanzaro si erano incentrate, si ricorderà, sul consorzio Farma Italia e la società di capitali collegata Farma Eko, i cui management sarebbero stati direttamente controllati dalla cosca. Il consorzio riconducibile ai Grande Aracri si occupava di commercializzazione all’ingrosso di prodotti farmaceutici e parafarmaceutici. Fu costituito un network con una ventina di punti vendita in Calabria, due in Puglia e uno in Emilia.
Gli imputati sono difesi dagli avvocati Luigi Colacino, Vincenzo Ioppoli, Mario Nigro, Sergio Rotundo, Gianni Russano, Salvatore Staiano, Gregorio Viscomi, che hanno posto alla Corte questioni complesse. I giudici supremi decideranno il prossimo 29 maggio.
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