Carlo Maria Broschi, in arte Farinelli (1705-1782), fu il più celebre evirato cantore del XVIII secolo. Una fama, quella dei giovani "castrati", che si pagava a caro prezzo.. Una carriera da record. A diciassette anni, nel 1724, conquistò Roma vincendo una sfida musicale con un famoso trombettista. Due anni dopo era "virtuoso da camera" alla corte di Vienna e nel 1727 spodestò a Bologna la star degli evirati cantori, volgarmente detti "castrati", Antonio Maria Bernacchi.
Infine, nel 1734, trionfò a Londra. Carlo Maria Broschi, detto Farinelli – dal nome del suo primo mecenate, il napoletano Domenico Farina – ebbe una carriera fulminea.. Evirato a scopo "medico". Suo padre, dopo averne notato le qualità musicali, con la scusa di una caduta da cavallo lo aveva fatto evirare per poterlo avviare alla carriera musicale.
Per lo Stato Pontificio, infatti, la castrazione doveva avere, ufficialmente (e ipocritamente), scopi medici, non artistici.. Donne al bando. La voce di Farinelli, si diceva, faceva piangere i sassi, cosa rara tra gli evirati. Questi ultimi erano infatti considerati piuttosto scarsi come attori, con una voce tecnicamente ineccepibile, potente ma poco espressiva. Il fenomeno degli evirati cantori nacque in Italia con la Controriforma, nella seconda metà del Cinquecento, quando alle donne fu proibito esibirsi in pubblico.
Con il successo del melodramma, dal Seicento i castrati divennero particolarmente richiesti per la potenza e l'agilità delle loro voci: la struttura corporea e la cassa toracica maschile, infatti, garantivano un volume sonoro maggiore rispetto a quello delle cantanti.. Successo crudele. Molti castrati erano figli di famiglie povere, venduti a impresari d'opera o scuole religiose di canto, in cambio di denaro. Altri genitori "sacrificavano" la virilità dei figli sperando (spesso in modo del tutto illusorio) in una carriera come quella di Farinelli.
Prima della pubertà i ragazzi subivano l'intervento che avrebbe impedito la maturazione sessuale, ovvero la produzione degli ormoni maschili e la conseguente muta della voce. In alcuni casi si provocava l'atrofia dei testicoli con apposite tenaglie, in altri si procedeva con un'incisione all'inguine per asportare i testicoli.. Fenomeno italiano. I castrati si esibivano travestiti in ruoli femminili, ma anche in parti maschili che richiedevano una grande estensione vocale. Mentre fuori dallo Stato pontificio il "divieto di canto" per le donne fu progressivamente ignorato, Roma continuò a offrire al pubblico europeo giovani castrati da far esibire nei teatri, a corte e anche nei cori delle chiese: i 4mila bambini evirati ogni anno nell'Europa del XVIII secolo erano quasi tutti italiani.. Fuori dal coro. L'ultima star internazionale del belcanto fu Giovanni Battista Velluti, morto nel 1861. Ma ufficialmente l'ultimo castrato fu Alessandro Moreschi, detto "l'angelo di Roma", cantore della Cappella pontificia morto nel 1922.
Soltanto nel 1903 papa Pio X aveva infatti proibito formalmente questa pratica..