Fare il sindaco a New York per Mamdani non sarà una passeggiata: sicurezza e altre trappole in agguato

  • Postato il 9 novembre 2025
  • Politica
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Per Zohran Mamdani, neo eletto sindaco di New York non sarà una passeggiata, prevedono i commentatori americani anche se ben disposti.Premessa: appare opportuno cancellare il mito di Zamdani musulmano, nato in Uganda e poco conosciuto, nonché socialista dichiarato come fosse un povero negro fuggito dall’Africa su una zattera. Zamdani è un incrocio di indiani di classe alta, lei, la madre, indù, la famosa regista Mira Nair, con una Palma d’oro a Venezia e una nomination all’oscar; lui, il padre, professore universitario alla Columbia, indiano della Costa occidentale, di fede islamica e di antico benessere. La sua abitazione a New York, fino a quando si è sposato e è andato a vivere in una casa a fitto bloccato, era in uno dei rioni più esclusivi, davanti alla Columbia, ben più a nord del ghetto di Harlem.

I beni dei genitori, in Uganda, non una capanna ma una villa con terreno e foresta, valgono circa 300 mila dollari, il suo stipendio, come deputato dello Stato di New York, è di oltre 140 mila dollari all’anno.

Ora questo giovane di 34 anni, con scarsa esperienza manageriale, dovrà gestire una città notoriamente ingovernabile in tutta la sua vasta complessità, scrivono sul New York Times Joshua Chaffin e James Fanelli.

Lo farà, prevedono, oscurato dalle alte aspettative dei suoi sostenitori progressisti, a cui sono stati promessi autobus e asili nido gratuiti e una città accessibile in cui la classe operaia, non l’élite finanziaria, venga prima di tutto.

Fa eco Antonio Monda, buon conoscitore dell’America e onesto reporter, che sul Foglio avverte: “Alcune sue proposte economiche mi sembrano irrealizzabili, e spaventa sia l’inesperienza che qualche tono populista”.

E poi c’è il presidente Trump, che non ha fatto mistero del suo desiderio di brutalizzare la New York di Mamdani per le sue tendenze di sinistra e di usarla come spunto in vista delle elezioni di medio termine del prossimo anno.

Lo scenario che aspetta Mamdani

Fare il sindaco a New York per Mamdani non sarà una passeggiata: sicurezza e altre trappole in agguato, nella foto Mamdani e la moglie.
Fare il sindaco a New York per Mamdani non sarà una passeggiata: sicurezza e altre trappole in agguato – Blitzquotidiano.it (Foto Ansa)

Potrebbe essere solo l’inizio. C’è chi teme lo scenario peggiore, in cui l’intensificarsi dei raid a New York da parte degli agenti dell’Immigration and Customs Enforcement fomenta proteste sfrenate, a cui Trump, a sua volta, risponde schierando la Guardia Nazionale, come ha fatto a Chicago e Los Angeles.

I pessimisti hanno ricordato l’ultima volta che i newyorkesi si sono innamorati di un candidato sindaco carismatico che ha ispirato i giovani e promesso una nuova era: John Lindsay. Entrò in carica nel 1966 e lasciò la città con cumuli di spazzatura non raccolta e un disastro fiscale.

Erano anni difficili quelli per tutti. Le proteste studentesche anticipavano il ‘68, la violenza era nelle strade, ti consigliavano di tenere sempre in tasca 50 dollari per evitare la coltellata del drogato; l’unico che a New York non aveva paura era Gianni Agnelli, che sentiva di correre meno rischi che a Torino.

Inoltre era stato avviato un processo di delocalizzazione delle fabbriche e i neri reagivano come potevano. La turbolenza sarebbe finita 30 anni dopo con la fine dei sussidi e la piena occupazione dell’epoca Clinton.

Mamdani, proseguono Joshua Chaffin e James Fanelli, è riuscito a superare – di poco – la soglia del 50% in un campo a tre che i suoi sostenitori ritenevano essenziale per ottenere un mandato.

La New York City che erediterà il 1° gennaio si trova a un bivio. Una Wall Street in forte espansione sta producendo entrate fiscali superiori alle previsioni. Il turismo si è ripreso e i lavoratori sono tornati in ufficio in un modo che non era accaduto nel resto del paese, sostenendo il mercato immobiliare commerciale. La nuova torre da 3 miliardi di dollari di JPMorgan, progettata da Norman Foster, a Midtown Manhattan sembra una dichiarazione di rinnovato vigore.

Tuttavia, la città dovrà affrontare forti deficit di bilancio negli anni a venire e si teme che almeno alcuni dei ricchi daranno seguito alle minacce di fuga se Mamdani aumenterà le tasse. Tutto ciò sarà aggravato se Trump ritirerà miliardi di dollari di finanziamenti federali.

Il team di Mamdani ha iniziato a gettare le basi per la sua carica di sindaco subito dopo la sua sorprendente vittoria alle primarie democratiche di giugno. Oltre a celebrare il suo matrimonio in Uganda, ha trascorso gran parte dell’estate incontrando leader aziendali e civici al di fuori della sua cerchia.

L’incontro con l’immobiliarista

L’articolo riferisce la visita fatta a fine agosto, da Mamdani e uno dei suoi principali collaboratori, Morris Katz, a Scott Rechler, amministratore delegato di RXR, una delle più grandi società immobiliari della città, e membro del consiglio di amministrazione della Federal Reserve Bank di New York.

Nell’ufficio di Rechler, in alto sopra il Rockefeller Center, parlarono per circa un’ora. Non approfondirono i dettagli dei supermercati gestiti dal comune o del blocco degli affitti, due proposte di Mamdani che avevano lasciato a bocca aperta i leader aziendali.

Ma Mamdani sembrò ascoltare mentre Rechler insisteva sulle sue preoccupazioni circa la necessità di sicurezza e ordine pubblico per la prosperità della città e sull’importanza di avere un sindaco che fosse anche un venditore.

Altro interrogativo: “Nominerà le persone in base all’ideologia o alle capacità?”.

Mamdani ha presentato un team di transizione guidato in parte da Lina Khan, a capo della Federal Trade Commission dell’amministrazione Biden, molto amata dai progressisti. Altri membri sono veterani dei team dei suoi tre predecessori.

Come ha suggerito Rechler, una delle nomine più attese potrebbe essere quella di commissario del Dipartimento di Polizia di New York. Mamdani, che solo pochi anni fa chiedeva il taglio dei fondi alla più grande forza di polizia del paese, accusandola di razzismo, ha dichiarato pubblicamente che vorrebbe mantenere Jessica Tisch, una funzionaria pubblica molto rispettata. Tisch, che ha criticato molte delle riforme progressiste della giustizia penale promosse da Mamdani, prima del “sì” definitivo al neo Sindaco, vorrebbe rassicurazioni sul fatto che potrà portare avanti il suo lavoro senza interferenze politiche.

Per quanto riguarda il suo programma, diverse persone legate a Mamdani hanno affermato di credere che avrebbe dato priorità all’assistenza all’infanzia gratuita. Da candidato, ha promosso questo beneficio per i newyorkesi dalle sei settimane ai cinque anni, con un costo stimato di 6 miliardi di dollari.

Potrebbe concretizzarsi in un’estensione graduale dell’asilo nido universale, che è stato il risultato più significativo di de Blasio, ad esempio, un livello scolastico alla volta.

“Quello che Zohran sta segnalando è: qual è il piccolo passo che può fare per mostrare progressi significativi in ​​questo campo?”, ha detto Jasmine Gripper, co-direttrice del Working Families Party.

Sebbene il sindaco di New York City goda di un’invidiabile posizione di potere, gran parte del denaro dipende dal governatore dello stato di Albany. Kathy Hochul, una democratica moderata di Buffalo, ha appoggiato Mamdani a settembre, mentre il suo connazionale newyorkese Hakeem Jeffries, leader dei Democratici alla Camera, si stava ancora torcendo le mani. Ma Hochul ha affermato che non aumenterà l’imposta statale sulle società all’11,5% né l’imposta comunale sui residenti benestanti, come richiesto da Mamdani. Tuttavia, i suoi alleati sembrano convinti che Hochul, che si candiderà alle elezioni del prossimo anno, possa essere persuasa.

L’esercito di attivisti progressisti che ha eletto Mamdani sta già elaborando una strategia. Ottenere il potere non basta, insistono. Devono esercitarlo. “La nostra massima priorità sarà costruire un movimento esterno in grado di creare la pressione e il potere necessari per attuare il suo programma”, ha affermato Gustavo Gordillo, co-presidente della sezione newyorkese della DSA. “Dobbiamo dimostrare che i socialisti possono gestire la città più grande del paese e migliorare la vita della classe operaia in modo tangibile”.

Per quanto riguarda Trump, potrebbe non essere facile per un sindaco come Mamdani gestirlo. Durante la campagna elettorale, Mamdani ha ripetutamente insistito sul fatto che avrebbe usato la sua piattaforma per combattere il presidente, non per cercare un accordo con lui. Alcuni hanno suggerito che la migliore opzione per Mamdani potrebbe essere quella di arruolare contatti commerciali per convincere Trump che una New York City in rovina sarebbe dannosa anche per i loro interessi.

In un post su X, Bill Ackman, uno dei più importanti avversari miliardari di Mamdani, sembrava farsi avanti. “Congratulazioni per la vittoria”, ha scritto Ackman. “Ora hai una grande responsabilità. Se posso aiutare New York City, fammi sapere cosa posso fare”.

Anche Rechler ha molto in gioco. A maggio, la sua azienda ha accettato di pagare 1,1 miliardi di dollari per una torre di controllo su Madison Avenue. In una dichiarazione dopo la vittoria di Mamdani, ha esortato alla pace, affermando: “Avremo anche bisogno della leadership della governatrice Kathy Hochul e del presidente Donald Trump per garantire che New York City rimanga per sempre la città più grande del mondo”.

 

 

 

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