Famiglia nel bosco, “scontro” sulla bronchite di una delle bimbe. Lo psichiatra nominato dai genitori: “Traumi potenziali”

  • Postato il 29 dicembre 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il caso della famiglia che viveva nel bosco di Palmoli (Chieti) non è chiuso e la decisione dei magistrati di lasciare i tre fratelli nella struttura, che li accoglie dal giorno dell’allontanamento, ha intensificato il confronto tra la famiglia e le istituzioni coinvolte nel procedimento davanti al Tribunale per i minorenni dell’Aquila. Al centro dell’ultimo scontro c’è la gestione sanitaria di una delle gemelline di sei anni, a cui è stata diagnosticata una bronchite dopo l’ingresso nella casa famiglia di Vasto. Una patologia che, secondo le valutazioni mediche già agli atti, è stata considerata rilevante e ha assunto un peso significativo nel procedimento giudiziario. I giudici della Corte d’appello nel provvedimenti avevano riportato nell’ordinanza che, al momento dell’ingresso in casa famiglia, la bimba aveva “una bronchite acuta con broncospasmo non segnalata e non curata dai genitori.

Proprio questo episodio viene richiamato come possibile conferma di una presunta rigidità dei genitori rispetto ai protocolli sanitari. Un’interpretazione che la madre dei tre bambini, respinge. La donna, attraverso i propri legali, ha chiesto che fosse disposta una nuova visita pediatrica indipendente, affidata a uno specialista dell’ospedale Santissima Annunziata di Chieti, con l’obiettivo di ottenere una valutazione aggiornata non solo sulla gemellina, ma anche sugli altri due figli. La richiesta è stata tuttavia respinta dalla tutrice legale dei minori, Maria Luisa Palladino. Nelle motivazioni si parla di una scelta ritenuta “non opportuna” dal punto di vista procedurale: la visita sanitaria era già stata effettuata al momento della presa in carico dei bambini e un ulteriore accertamento è stato giudicato superfluo, oltre che assimilabile a una consulenza di parte anticipata rispetto al percorso delineato dal tribunale.

Intanto prosegue l’istruttoria disposta dal Tribunale per i minorenni dell’Aquila. È stata avviata una consulenza tecnica d’ufficio affidata alla psichiatra Simona Ceccoli, chiamata a valutare in modo approfondito le capacità genitoriali di padre e madre e lo stato psicofisico dei tre bambini. Tutti i colloqui e i test previsti saranno videoregistrati, così da consentire ai giudici una valutazione diretta. La relazione finale è attesa entro 120 giorni dal giuramento della consulente. La famiglia ha nominato come consulente di parte lo psichiatra Tonino Cantelmi, affiancato dalla psicologa Martina Aiello. Il professor Cantelmi, intervistato da Repubblica, afferma di comprendere le ragioni del Tribunale e dei servizi sociali, pur sollevando interrogativi sull’impatto delle modalità di intervento adottate. In assenza di violenze, abusi o maltrattamenti, Cantelmi si chiede se l’allontanamento dei bambini e la recisione dei legami familiari – come l’esclusione del padre da momenti significativi quali il pranzo di Natale – non possano risultare potenzialmente traumatici per minori di sei e otto anni.

Secondo lo psichiatra, anche un’azione mossa da intenzioni di tutela, e quindi a fin di bene, può produrre effetti traumatici, e per questo richiama alla necessità di equilibrio e delicatezza. Pur non mettendo in discussione le intenzioni delle istituzioni, Cantelmi sottolinea che l’inserimento in una struttura protetta e la separazione netta dai genitori potrebbero non rappresentare, in ogni caso, la soluzione migliore. “Quello che stanno vivendo i bambini, con il padre lontano, la madre costretta al piano di sopra della stessa struttura che li ospita, per loro potrebbe essere non comprensibile. E, così, traumatico. Che idea possono avere tre bimbi di un padre, in precedenza amorevole, che non può partecipare al pranzo di Natale? È difficile che questo scarto, a 6 anni, a 8 anni, non sia un trauma. Poteva esserci un modo alternativo di procedere”.

Riferendosi alla valutazione delle capacità genitoriali, lo specialista invita a non equiparare automaticamente eventuali tratti di eccentricità o fragilità psicologica all’inadeguatezza genitoriale. A suo avviso, l’intera vicenda può diventare l’occasione per una riflessione più ampia sulle modalità di intervento nei casi di tutela minorile in Italia e sulla necessità, in alcune circostanze, di un cambio di paradigma. Cantelmi riconosce infine che la storia ha assunto una dimensione fortemente mediatica, rendendo difficile lavorare lontano dai riflettori, ma ribadisce di essersi messo in gioco dopo essere stato contattato dai legali della famiglia, senza pregiudizi e con l’obiettivo dichiarato di contribuire alla ricerca di un “equilibrio virtuoso”, tenendo conto anche della possibile portata traumatica di un intervento così incisivo.

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Il Fatto Quotidiano

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