Fallimenti, penalizzazioni, infiltrazioni mafiose, club in mano alle criptovalute: il calcio italiano a settembre è già una farsa

  • Postato il 19 settembre 2025
  • Calcio
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Meno 20 punti per la Triestina (-13 ricevuti adesso dopo il deferimento sommati ai 7 di qualche mese fa) e meno 11 per il Rimini in Serie C. Ma anche meno 14 per il Messina in Serie D, con alto rischio esclusione dal campionato. Il copione si ripete, questa volta con largo anticipo, a settembre. Penalizzazioni pesantissime, problemi finanziari irrisolvibili, fallimenti: il calcio in Serie C e Serie D non si gioca solo in campo. Perché ogni anno ci sono carte, ricorsi, deferimenti, esclusioni (come Taranto e Turris nel 2024/25), magheggi per “rimanere in vita”. E di conseguenza campionati falsati, retrocessioni a tavolino, classifiche rivoluzionate ad aprile, ragazzini in pasto agli avversari per evitare la rinuncia e cercare di salvare il titolo sportivo (ma per cosa?), risultati ridicoli (6-0, 7-0 quando va bene) e tanto altro. È una farsa: il vero volto del calcio italiano, che è al collasso.

I motivi di questa ecatombe sportiva sono sempre gli stessi: ritardo nei pagamenti degli stipendi e nei versamenti delle ritenute Irpef e dei contributi Inps, in alcuni casi debiti con i fornitori e con chissà chi altro. In estrema sintesi: proprietà che provano a sopravvivere nonostante i tantissimi problemi finanziari. Gli ultimi casi che stanno facendo discutere sono in ordine cronologico quelli di Triestina in Serie C e Messina in Serie D. Casi separati e differenti, ma accomunati da una penalizzazione in doppia cifra (il Messina da inizio anno, il Triestina da pochi giorni). E nel caso dei siciliani, anche del rischio esclusione dal campionato.

Serie C, altri 13 punti di penalizzazione per la Triestina

13 punti di penalizzazione, che sommati ai 7 ricevuti in precedenza fanno -20. Alla quarta giornata. Se sottraiamo i cinque punti conquistati sul campo, la classifica della Triestina nel girone A dice -15. La salvezza è già distante 17 punti. Un miraggio. Non è chiaramente già retrocessione, ma per mantenere la categoria, alla società triestina servirà più di un miracolo. Una mazzata non indifferente dopo il deferimento, causata dalle inadempienze del primo luglio, quando non vennero pagati gli stipendi di maggio. Proprio a distanza di pochissimi giorni dal cambio societario e proprio quando era arrivato finalmente un pagamento non affannoso: quello che riguarda i contributi di maggio e giugno e delle altre spettanze federali.

Cambio societario, dicevamo. La Triestina pochi giorni fa ha rivoluzionato l’organigramma e la società è stata acquistata da una criptovaluta. Una storica prima volta: non era infatti mai successo che una criptovaluta avesse il controllo diretto di una squadra di calcio tra i professionisti. Parliamo di House of Doge, salito al comando del club attraverso la sua controllata Dogecoin Ventures, società collegata alla fondazione Dogecoin. Nella nota d’ufficialità del cambio di proprietà, House of Doge ha fatto sapere che l’obiettivo dell’acquisizione è promuovere l’utilizzo di Dogecoin nei pagamenti. Il nome Dogecoin è un riferimento a un meme con protagonista un cane di razza shiba, le cui foto con una faccia stupita si diffusero negli anni precedenti diventando base meme sui social. La criptovaluta è poi diventata famosa grazie a Elon Musk, che l’ha più volte sponsorizzata tramite la sua piattaforma X e non solo, facendo pensare a possibili speculazioni.

Gli altri casi in Serie C

Ma quello della Triestina non è l’unico caso in Serie C, anzi. Anche il Rimini, ormai da mesi, ha un destino simile. Proprio i primi di settembre, la società della costa romagnola ha ricevuto 11 punti di penalizzazione da scontare nella corrente stagione sportiva per una serie di violazioni di natura amministrativa. Il club era stato deferito – insieme alla Triestina – lo scorso luglio a seguito di segnalazioni della Co.Vi.So.C.. -11 in classifica nel girone B, un solo punto ottenuto sul campo. La classifica del Rimini dice -10, i playout distano 13 punti. Serve un altro miracolo. Riassunto: sia nel girone A che nel girone B ci sono già due fortissime candidate alla retrocessione in Serie D. E siamo ancora a settembre. Caso diverso è quello del Crotone, in amministrazione giudiziaria da qualche giorno. Il “libero esercizio” della società – sostengono gli inquirenti – “risulta profondamente influenzato dalla presenza pervasiva della criminalità organizzata”, in particolare nei settori della “security” e della “gestione degli ingressi” allo stadio Ezio Scida. Insomma, la ‘ndrangheta è entrata nel pallone. Mentre nel girone C di Serie C, per completare il quadro, c’è un’altra squadra in amministrazione giudiziaria per mafia: il Foggia.

Il Messina in Serie D

Cambia la categoria, ma non cambiano i problemi. Perché in Serie D a vivere una situazione complicata è l’ACR Messina, che si “trascina” ancora dietro gli acciacchi dello scorso anno. Il club siciliano, una piazza storica e importante – retrocesso sul campo nella passata stagione e partito con 14 punti di penalizzazione adesso – vive una situazione drammatica. La sezione fallimentare del Tribunale di Messina ha disposto infatti la liquidazione giudiziale del club. La sentenza, che sancisce di fatto il fallimento della società, arriva dopo che i giudici hanno accertato uno stato di insolvenza con decorrenza dal 31 agosto 2025.

Il Tribunale fallimentare, dopo avere decretato la liquidazione giudiziale del club, non ha concesso l’esercizio provvisorio, in quanto non ha ravvisato le condizioni economico-finanziarie per mantenere in vita la società, travolta dai debiti. Per questo la curatrice fallimentare, l’avvocato Maria Di Renzo, per evitare l’immediata esclusione dal campionato della squadra, ha chiesto alla Federcalcio e alla Lega Nazionale Dilettanti il rinvio delle prossime due gare di campionato del Messina, in programma domenica 21 settembre al “Franco Scoglio” con il Gela e mercoledì 24 ad Acireale. Un’ultima disperata mossa, in attesa della quantificazione definitiva del debito, condizione necessaria per preparare l’asta fallimentare. Rinvio che è stato però negato dalla LND. Il Messina scenderà però in campo grazie ai soci della SCC: I Soci della Cooperativa si sono infatti autotassati, hanno raccolto 10.000€ per coprire le spese della gara di domenica e contribuire a quella che sarebbe un’impresa: salvare il Messina.

Una situazione al limite per il club giallorosso, che pure aveva iniziato bene nel girone I di Serie D con un pareggio e una vittoria nelle prime due. Tra Serie C e Serie D sono già tanti, troppi i casi di società che vivono nell’incertezza. E le cose vanno solo a peggiorare: se i controlli più stringenti hanno portato a giuste penalizzazione (in precedenza tante società con difficoltà economiche rimanevano impunite), resta però un miraggio l’idea di una stagione senza fallimenti e campionati falsati. Perché certe società riescono ancora a iscriversi ai campionati nonostante le tantissime criticità e pochissime (spesso nulle) garanzie?

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