Fake news e deepfake, tra disinformazione e censura
- Postato il 10 febbraio 2025
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- Di Quotidiano del Sud
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Fake news e deepfake, tra disinformazione e censura
I timori degli italiani, le bufale e fake news più diffuse nel 2024 e gli strumenti per difendersi dalla disinformazione
L’Italia nell’era dell’informazione digitale appare come un Paese sospeso tra speranze e paure, spaccato in due: è quanto emerge dal Rapporto 2024 su Informazione tra AI, Fake News, Deep Fake, pubblicato dall’Osservatorio della Fondazione per la Sostenibilità Digitale.
LA MINACCIA SERIA DATA DALLE FAKE NEWS
Secondo lo studio, il 76% degli italiani considera le fake news una minaccia seria, ma la verifica delle fonti varia notevolmente a seconda del contesto geografico. Nelle grandi città, il 36% degli intervistati dichiara di controllare sempre l’attendibilità delle notizie, mentre il 18% ammette di farlo raramente o mai. Nei piccoli centri, invece, solo il 17% effettua una verifica sistematica, mentre il 31% non controlla quasi mai le fonti.
Emerge una disparità culturale notevole tra aree urbane e periferiche: la minore esposizione di queste ultime alle campagne di sensibilizzazione e agli strumenti digitali ne accentua notevolmente la vulnerabilità.
L’INCAPACITÀ DI RICONOSCERE LE FAKE NEWS
Al tempo stesso, il 33% degli italiani ritiene di essere poco o per nulla capace di riconoscere una fake news, ma quando si tratta degli altri il giudizio diviene più severo. Il 59% degli intervistati che abita in città pensa che la collettività non sia in grado di farlo, mentre la percentuale scende al 43% nei piccoli centri.
«La diffusione di immagini manipolate tramite l’intelligenza artificiale dimostra quanto sia semplice alterare la realtà per condizionare l’opinione pubblica», ha dichiarato Stefano Epifani, Presidente della Fondazione. «È ormai un fenomeno quotidiano incappare in contenuti totalmente falsi, creati ad hoc per screditare personaggi pubblici o influenzare elettori durante le consultazioni politiche».
I DEEPFAKE, I VIDEO FALSI CREATI CON L’AI
Passando ai deepfake – video falsi generati dall’intelligenza artificiale – si tratta di una minaccia concreta sempre più difficile da identificare. Secondo l’indagine, ben il 73% degli italiani li considera una minaccia per la democrazia e il 34% di considera estremamente pericolosi. Anche in questo caso, vi sono differenze territoriali.
Solo il 40% degli italiani si dichiara poco o per nulla capace di identificare un contenuto video falso; la percentuale sale al 50% quando il giudizio si estende alla collettività. Il motivo? Combattere i deepfake presuppone competenze tecnologiche solide e una cultura digitale più diffusa. Solo una percentuale compresa tra il 9% e il 13% (rispettivamente nei piccoli centri e nelle grandi città) si dichiara sicura di riuscire a individuare un deepfake.
I timori degli italiani vengono confermati dal 19° Rapporto Censis sulla comunicazione. Secondo il 73,2% l’intelligenza artificiale non potrà mai sviluppare un’intelligenza autonoma come quella umana e la società rimarrà di stampo antropocentrico; al tempo stesso, per il 68,3% con la sua diffusione aumenteranno le notizie non verificabili con grandi rischi per le democrazie e per il 66,3% vi saranno rischi sulla privacy dei cittadini per via del controllo subito dagli algoritmi.
A favorire la diffusione di contenuti sensazionalistici falsi a discapito dell’approfondimento critico sono soprattutto le piattaforme social.
36 MLN DI POST HANNO CITATO BUFALE
Secondo la ricerca condotta da Socialcom insieme a Socialdata, nel 2024 36 milioni di post nel mondo hanno citato bufale. Anche in Italia i numeri sono stati significativi: ben 448mila post hanno rilanciato notizie false, generando 25 milioni di interazioni. Lo studio ha identificato le 5 fake news circolate maggiormente in Italia e nel mondo. Una spirale di violenza innescata da una notizia falsa ha segnato il caso più eclatante di disinformazione del 2024.
LE CINQUE FAKE NEWS VIRALI NEL MONDO
A Southport, in Gran Bretagna, l’omicidio di tre bambine da parte di un 17enne britannico di origini africane ha scatenato rivolte dopo la diffusione della fake news che l’assassino fosse un migrante. Non meno dirompente il caso di Imane Khelif, pugile algerina medaglia d’oro a Parigi 2024, bersagliata da infondate accuse di essere transgender. Le autorità sportive hanno dovuto confermare ufficialmente la sua idoneità a competere tra le donne.
Il mondo dello spettacolo non è stato risparmiato: da una falsa intervista che ha coinvolto Beyoncé e Jay-Z nel programma “Piers Morgan Uncensored”, alle foto generate dall’IA di Elon Musk e Mark Zuckerberg in situazioni intime, usate come provocazione contro la scarsa lotta alla disinformazione online.
Chiude la classifica il concerto di Madonna a Copacabana: la star è finita al centro di un caso mediatico per le false accuse al governo Lula di aver finanziato l’evento con denaro pubblico. Nel nostro Paese, a dominare la classifica delle fake news più virali è stato il video, di scarsa qualità, che ritraeva un presunto alieno di tre metri. Il video ha alimentato teorie del complotto finché gli esperti non hanno svelato la verità: si trattava semplicemente di un’ombra distorta dalle luci dell’ambiente.
Clamoroso il caso di Marco Violi, giornalista sportivo italiano incredibilmente scambiato per l’attentatore di Donald Trump in Pennsylvania. La notizia falsa lo identificava come “Mark Violets”, utilizzando persino una sua foto autentica. Sul podio anche il fotomontaggio di Matteo Salvini con l’orecchio bendato, una provocazione che alludeva all’incidente di Trump, generando oltre 31 mila interazioni e una reazione dello stesso vicepremier su Instagram.
La tecnologia ha giocato un ruolo chiave con Emily Pellegrini, la “modella più sexy del mondo” creata dall’intelligenza artificiale, capace di ingannare migliaia di follower e generare guadagni stimati di 10 mila dollari settimanali.
A chiudere la classifica è un caso di vandalismo digitale su Wikipedia, con la modifica della pagina di Aldo Moro che attribuiva il suo rapimento ai cantanti Diodato e Ghali, completamente estranei ai fatti storici.
LA DISINFORMAZIONE MEZZO DI GESTIONE DELLE PERSONE
Sebbene alcune di queste vicende possano far sorridere, non bisogna mai dimenticare che la disinformazione è il mezzo attraverso cui si controllano milioni di persone. Il paradosso della disinformazione nell’era digitale si sta rivelando in tutta la sua pericolosità. Da un lato, la manipolazione dell’informazione rischia di minare alla base la legittimità stessa dei processi democratici, scatenando reazioni che possono andare dalle proteste violente al terrorismo; dall’altro, proprio la lotta alla disinformazione potrebbe diventare il cavallo di Troia per una nuova era di censura e controllo sull’informazione.
COME ARGINARE LA DERIVA
In questo scenario, dove la verità diventa sempre più sfuggente, la polarizzazione del dibattito pubblico non risparmia alcun tema: dalla salute alla giustizia sociale, dalla sicurezza all’immigrazione. Il rischio è quello di una spirale perversa in cui, nel tentativo di arginare le fake news, i governi si arrogano il diritto di stabilire cosa è “vero”, aprendo la strada a una progressiva erosione delle libertà fondamentali.
Mai come oggi la difesa della democrazia passa attraverso la tutela di un’informazione libera e verificabile. Gli strumenti per difendersi esistono e sono alla portata di tutti: dalla verifica sistematica delle fonti al controllo delle date di pubblicazione, dall’attenzione ai titoli sensazionalistici alla ricerca inversa delle immagini. Nell’era dei deepfake, anche i dettagli più sottili come movimenti labiali incongruenti o ombre innaturali possono svelare la manipolazione.
Sono piccoli gesti di igiene digitale che, se praticati quotidianamente, possono fare la differenza tra essere vittime o sentinelle della verità. Perché quando la realtà diventa opinione, è la democrazia stessa a essere in pericolo.
Il Quotidiano del Sud.
Fake news e deepfake, tra disinformazione e censura