Fabio Fognini lascia il tennis: il talento ribelle che non verrà ricordato per qualche racchetta rotta
- Postato il 9 luglio 2025
- Tennis
- Di Il Fatto Quotidiano
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Fabio Fognini ha detto basta. Lo ha fatto a modo suo, con una conferenza stampa una settimana dopo una splendida partita sull’erba di Wimbledon, uno dei templi del tennis mondiale, dove ha lottato per oltre quattro ore contro Carlos Alcaraz, uscendo di scena tra gli applausi del Centrale. Aveva sognato di chiudere a Monte Carlo, davanti alla sua gente, ma la vita – e lo sport – seguono traiettorie impreviste. “Credo che questa sia la miglior decisione che possa prendere”, ha detto il ligure, classe 1987, sposato con Flavia Pennetta e padre di tre figli. Il corpo non risponde più come un tempo, gli infortuni si sono fatti troppo frequenti. E allora meglio fermarsi adesso: “Sono sempre stato un ragazzo ribelle e sensibile che cercava di mettercela tutta sotto tutto i punti di vista. Spero di essere ricordato per questo e non per qualche racchetta rotta”, l’ultimo desiderio espresso da Fognini. C’è da tranquillarlo subito: verrà ricordato per ben altro, più importante.
Un campione discusso ma decisivo
Nell’era dominata da Sinner, Musetti e Paolini, ora pure da Cobolli, e dai trionfi azzurri in Coppa Davis e Billie Jean King Cup, si corre il rischio di dimenticare. Prima di loro, prima del boom, il tennis italiano era sorretto quasi interamente da Fognini (ma è giusto ricordare pure Andreas Seppi). Senza di loro, soprattutto senza il ligure, l’Italia avrebbe rischiato l’oblio tennistico. Non ci sarebbero state bandiere tricolori nei tabelloni principali, né partite da raccontare o da tifare. Fognini ha tenuto accesa la fiammella della speranza. Senza di lui, non ci sarebbe stato nemmeno il terreno su cui costruire l’attuale epoca dorata della racchetta italiana. Fognini ha spesso diviso: le sue sfuriate, le polemiche, quell’indole impulsiva e talvolta svogliata. Anche se, paradossalmente, è proprio in quell’umanità esposta, in quelle debolezze, che molti si sono ritrovati. “Siamo tutti un po’ Fognini”, recita il suo mantra. Fognini ha incarnato il tennista “normale” con talento straordinario.
I numeri e i limiti di un talento purissimo
C’è chi ha detto che il carattere lo ha frenato. Anche, ma non solo. Fognini ha avuto un talento cristallino, soprattutto nei colpi di tocco, ma non ha mai avuto la potenza o il servizio necessari per spingersi ancora più in alto in un’epoca dominata da giganti come Federer, Nadal e Djokovic. Eppure ha raggiunto risultati che, fino a dieci anni fa, parevano impensabili per un tennista italiano: top 10 del ranking mondiale (numero 9 nel luglio 2019), 9 titoli Atp, di cui 8 sulla terra rossa, e soprattutto il trionfo al Masters 1000 di Monte Carlo nel 2019, tuttora unico successo azzurro nel Principato nell’era Open. Senza dimenticare il successo in doppio agli Australian Open 2015 con Simone Bolelli, primo nella storia italiana su una superficie diversa dalla terra e unico Slam vinto da una coppia azzurra maschile in era Open. I quarti di finale al Roland Garros nel 2011 restano il suo miglior risultato in singolare nei Major, troppo poco. Ma tra i picchi va ricordata anche la tripla vittoria su Rafa Nadal sulla terra, impresa che pochissimi possono vantare.
L’addio e l’eredità che lascia
Il cerchio si è chiuso a Wimbledon, nel modo più spettacolare. Contro Alcaraz, uno dei campioni del presente e futuro, Fognini ha sfoderato il meglio di sé: colpi d’autore, classe pura, perfino combattività. “Sono entrato in punta di piedi ed esco a testa alta con una sconfitta-vittoria sul Centrale”, ha detto. E questa volta, anche i più scettici, i più critici, hanno applaudito. Perché Fabio Fognini ha lasciato il tennis proprio come lo ha vissuto: a modo suo, senza filtri, tra genio e sregolatezza, talento e fragilità. Viviamo oggi una stagione irripetibile per il tennis italiano. Ma ogni epoca ha i suoi pionieri. Fabio Fognini è stato il primo, quello che ha rotto il tabù, che ha dimostrato che un italiano poteva entrare stabilmente nel club dei migliori. E per questo verrà ricordato.
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