F1, test Ferrari a Barcellona: il lavoro di Lewis Hamilton
- Postato il 29 gennaio 2025
- Sport
- Di Virgilio.it
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Hamilton ha girato ieri pomeriggio a bordo della Ferrari SF-23. Quello che possiamo definire il primo vero e proprio approccio professionale. Diciamo questo per una precisa ragione. Sebbene pure nel test a Fiorano della settimana scorsa il britannico avesse preso le cose molto seriamente, visto lo scarso chilometraggio e le condizioni meteo proibitive nella pista di casa della Rossa, il lavoro si era più che altro concentrato sulla conoscenza di due parametri importanti: freni e power unit. Da una parte, l’approccio a un impianto frenante sconosciuto, Brembo, dopo anni spesi a staccare con i prodotti della Carbon Industries. Dall’altra, lo studio sulle modalità dell’unità di potenza italiana.
Ambedue i fattori hanno ricevuto ulteriori attenzioni al Montmelò. Non poteva essere altrimenti, d’altronde. Ma oltre a questo, per Lewis è andata in scena una sorta di simulazione del fine settimana di gara, inerente ai vari compiti da svolgere che accomunano le varie sessioni. Ferrari adotta sempre un preciso programma da svolgere in pista, e il sette volte campione del mondo di F1, nel pomeriggio catalano, è finalmente entrato nel vivo del suo svolgimento. Ci riferiamo alle operazioni che la storica scuderia italiana mette in pratica. Lewis ha effettuato il solito outlap, durante il quale si verifica che tutto sulla vettura funzioni.
Dopodiché, a margine di una breve sosta ai box, è tornato in pista per il primo run. Uno stint corto, in cui ha testato la SF-23 con una certa continuità a livello di tempi. In questo caso, l’obiettivo era quello di validare l’assetto scelto, non propriamente uguale a quello del monegasco. Le differenze inerenti ai due stili di guida esistono. E se di base il carico scelto era in linea di massima il medesimo, c’erano dei piccoli accorgimenti per alzare la confidenza con il mezzo. Hamilton, per certi versi, adotta uno stile di guida molto simile a quello dell’ex ferrarista Carlos Sainz. Una condotta principalmente molto pulita, attenta e parecchio costante negli stint di gara.
F1, test Ferrari: Hamilton tra le tecniche di guida e le prove di partenza
Da qui il soprannome “Hammer Time“, essendo capace di martellare in maniera continua e ricalcare gli stessi tempi per molte tornate. È meno aggressivo del monegasco e predilige un posteriore molto stabile, se vogliamo fare un paragone con Leclerc che, sebbene non ami un posteriore ballerino, possiede una sensibilità enorme nel controllarlo. Il Re Nero ha pertanto scelto una configurazione al retrotreno moderatamente dissimile. Per di più, si è misurato con la pratica del trail-braking, di cui, come il suo compagno di squadra, è molto esperto. Parliamo di una tecnica che consiste nel pigiare con molta forza il freno per poi rilasciarlo in maniera graduale durante l’inserimento in curva.
In pratica è un vero e proprio “pestone” sul pedale, che spesso dura meno di un secondo, per poi continuare ad agire sulla leva per rallentare. Una mossa utile a stabilizzare la vettura in curva, ottenendo una distribuzione dei pesi ottimale anche grazie al “trailing throttle“, altra tecnica che viene sommata grazie all’utilizzo di una piccola percentuale di acceleratore nella fase successiva alla staccata. Lewis si è allenato parecchio su questo importante elemento, specie se tenendo presente i problemi che ha sofferto la passata stagione, in Mercedes, proprio in questa pratica molto delicata. Un’altra faccenda “attenzionata” riguarda la così detta “start practice“.
Il pilota originario di Stevenage l’ha realizzata alla fine della pitlane ma pure sulla piazzola davanti ai box. Il sistema di partenza della Ferrari è diverso da quello delle frecce d’argento. Serviva pertanto un chiaro “addestramento” per sfruttare appieno lo stacco frizione con le palette collocate dietro al volante. In ambedue i casi di cui abbiamo parlato, possiamo sostenere che Hamilton abbia lavorato duro, offrendo feedback buoni. In pista era presente gran parte del gruppo di lavoro, diretto dal capo degli ingegneri della rossa: lo spilungone Matteo Togninalli. Parte del team che solitamente “abita” la pit-lane è rimasta a casa, pur essendo in continuo contatto per supportare, dallo stabilimento di Via Abetone Inferiore 4, tanto il britannico come il monegasco.