F1 2026, frenate più lunghe sino a 100 metri per ricaricare le batterie
- Postato il 27 gennaio 2025
- Sport
- Di Virgilio.it
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Il corpo normativo di F1 2026 continua a suscitare discussioni e interrogativi non da poco. Questo malgrado oramai manchi giusto un’anno alla rivoluzione. La principale incognita risiede nel fatto che, sino a quando le nuove monoposto non scenderanno in pista, sarà assai difficile comprendere appieno i problemi derivanti da eventuali errori di progettazione. La FIA ha optato per un approccio coraggioso. Ha introdotto norme complesse, pensato sia per rimescolare le carte in gioco che per favorire l’ingresso di nuovi marchi di rilievo nella categoria regina del motorsport. Una strategia mirata a valorizzare il paddock e di riflesso accrescere la visibilità dell’ambiente.
Per incentivare l’ingresso di nuovi costruttori, secondo la Federazione Internazionale, era fondamentale garantire condizioni lavorative favorevoli. L’obiettivo era permettere ai nuovi arrivati di entrare in un mondo complesso come la F1potendo incidere da subito, anche se non alla pari con i team più esperti. Si puntava pertanto a evitare che trascorresse troppo tempo senza risultati, rischiando poi il ritiro come accaduto in passato. Da questa esigenza è nata l’idea di riscrivere per completo il regolamento tecnico. Ad oggi, l’unico nuovo marchio confermato per il 2026 è Audi, che ha acquisito Sauber, mentre altre case automobilistiche, come la Porsche, hanno definitivamente rinunciato. Il problema principale emerge pensando al recente passato.
La FIA ha faticato a controllare le dieci squadre presenti in griglia, che spesso hanno esplorato soluzioni tecniche al limite del regolamento, se non oltre. Pensando al 2024, episodi come il “Mini DRS” o l’acqua nelle gomme di McLaren, oltre alla questione del T-Tray della Red Bull, dimostrano la difficoltà dell’organo legislativo nell’individuare e sanzionare eventuali infrazioni. La mancanza di risorse della Federazione Internazionale, che conta circa una ventina di tecnici guidati da Nicholas Tombazis, rende difficile competere con le centinaia di ingegneri altamente qualificati che lavorano per le scuderie. Non sorprende, quindi, che il regolamento del 2026 abbia subito modifiche, molte delle quali suggerite dagli stessi team. Le perplessità restano pertanto irrisolte, specie se pensiamo ai propulsori turbo ibridi di nuova generazione.
F1, 2026: le sfide tecniche troppo complicate dei nuovi propulsori
I futuri motori stanno girando da tempi nei banchi prova delle varie scuderie, tramite i test condotti in “condizioni reali”. Ciò malgrado, gran parte delle valutazioni ottenute avviene attraverso il campo ipotetico. Parliamo delle simulazione che cercano di prevedere il comportamento delle unità di punta una volta che verranno installate sulle monoposto di F1. Uno dei principali problemi riscontrati, che preoccupa e non poco gli ingegneri di tutte le squadre, riguarda l’equilibrio tra il motore termico e il sistema ibrido. L’MGU-H (recupera entalpia dei gas di scarico) è stato eliminato, poiché trattasi di tecnologia al momento troppo complicata da sviluppare sulle vetture stradali.
La parte ibrida dei propulsori, di conseguenza, sarà interamente gestita dall’MGU-K fortemente potenziato. Il moto generatore di energia cinetica sarà in grado di generare sino al 300% di energia in più rispetto al presente. Dei circa 1000 cavalli totali stimati sulle future power unit, ben 475 saranno erogati dal sistema ibrido, con una distribuzione in pratica paritaria tra motore endotermico ed elettrico. Nel recente passato, alcuni team principal avevano espresso molta preoccupazione in merito alle implicazioni di questa scelta. Una gestione inefficace dell’energia, di fatti, potrebbe avere un impatto significativo sul rendimento in gara. Molto di più di quanto si possa pensare.
Secondo i dati forniti dai simulatori delle scuderie, sembra proprio che, per accumulare la giusta quantità di energia all’interno dei pacchi batterie, le fasi di frenata necessarie debbano essere più lunghe. Vanno quindi anticipate di parecchio, in alcuni casi addirittura di 100 metri. Questo elemento potrebbe rappresentare una sfida notevole, soprattutto su determinate tipologie di tracciati. Per fare qualche esempio possiamo parlare di circuiti come Baku, Spa-Francorchamps, Las Vegas o Monza, dove le alte velocità richiedono frenate intense ma più brevi per non perdere competitività. Sebbene di parli al momento solo di ipotesi, i simulatori hanno fornito dati piuttosto attendibili al riguardo.
Proprio per questo all’interno del paddock circolano una marea di dubbi. La nostra redazione ha raccolto diverse testimonianze di vari tecnici che, appunti, nutrono grandi incertezze inerenti la ripartizione di energia cinetica. Le strategie di questa gestione saranno fondamentali e sopratutto decisive, nel tentativo di non trovarsi nella condizione di scaso supporto ibrido nei tratti a lunga velocità di percorrenza. A tal proposito una considerazione: il pilota che sceglierebbe di frenare più tardi avrebbe sì ottime chance di sorpasso, pur consapevole di sacrificare energia preziosa nella retta successiva. Questo tipo di dinamica strategica è esattamente ciò che Liberty Media ha sempre cercato per aumentare l’imprevedibilità delle gare.
A tutto questo si aggiungono le perplessità legate al sistema “Override”, destinato a sostituire il DRS tramite un’altra innovazione discutibile. Stiamo parlando di un meccanismo che consente un aumento temporaneo di potenza propulsiva, a patto che ci sia energia disponibile nelle batterie, ovviamente. Inoltre, la Federazione Internazionale ha introdotto due modalità distinte per le F1 di nuova generazione: “X-mode” e “Z-mode“. Sistemi che permetteranno di regolare manualmente l’apertura delle ali per ridurre la resistenza aerodinamica in specifici tratti della pista. Anche queste novità, alla stregua delle precedenti sono accompagnate da molte incertezze. E a quanto ne sappiamo saranno ancora soggette a ulteriori modifiche malgrado il regolamento sia stato ufficializzato.
Nel tirare le somme di questo articolo emerge una possibilità concreta: osservare un possibile ribaltamento nei valori in campo, dove alcuni team meno blasonati potrebbero compiere un netto passo avanti, mentre qualche scuderia top potrebbe inciampare nelle pieghe normative e patire chiare difficoltà a causa di errori di valutazione nella fase di disegno. Con l’avvio ufficiale della progettazione relativo alle monoposto del 2026, previsto a breve, i primi feedback dei tecnici saranno importantissimi per capire la direzione in cui si sta andando. Non ci resta che attendere e vedere come si evolveranno gli equilibri di una F1 in continua trasformazione.