Ezio Greggio si racconta tra satira, cinema e tv: “Una vita sullo schermo” arriva in Calabria

  • Postato il 25 aprile 2025
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Ezio Greggio si racconta tra satira, cinema e tv: “Una vita sullo schermo” arriva in Calabria

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Ezio Greggio si racconta tra satira, cinema e tv: “Una vita sullo schermo” arriva in Calabria il 28 e il 29 aprile. L’intervista al celebre showman.


RENDE E PAOLA (COSENZA) – Ezio Greggio, icona della televisione e del cinema italiano, sbarca finalmente a teatro con “Una vita sullo schermo – 40 anni di TV, cinema e storia italiana” (Stefano Francioni Produzioni). Molto più di un semplice show. Un racconto vivo e travolgente, tra risate, aneddoti e momenti di riflessione. Lo spettacolo è inserito nel programma del Tirreno Festival, con la direzione artistica di Alfredo De Luca, e farà tappa in Calabria con un doppio appuntamento: il 28 aprile al Cineteatro Garden di Rende e il 29 aprile al Teatro Odeon di Paola. Ezio Greggio ha costruito una carriera poliedrica che lo ha reso un simbolo della cultura popolare italiana.

Protagonista indiscusso del piccolo schermo, ha segnato un’epoca con programmi leggendari come “Drive In”, “Paperissima”, “La sai l’ultima?”, “Veline” e l’immortale “Striscia la notizia”, che conduce fin dalla sua prima puntata nel 1988. Con oltre 4.000 puntate all’attivo, è diventato una presenza familiare nelle case degli italiani, una risata che ha fatto compagnia a generazioni di telespettatori, uno degli showmen più amati di sempre capace di coniugare satira e leggerezza con una cifra stilistica inconfondibile. Ma la sua verve non si è fermata alla televisione. Il cinema lo ha visto protagonista in oltre 40 film, tra commedie e ruoli in serie televisive, dove ha saputo destreggiarsi con la stessa grinta e ironia che lo contraddistingue sul piccolo schermo. Per scoprire tutte le curiosità sulla sua brillante carriera, abbiamo intervistato Ezio Greggio.

Partiamo dagli esordi: Ezio Greggio ricorda il suo primo provino? Cosa l’ha spinta verso il mondo della televisione?

«Più che veri e propri provini, ho fatto la classica gavetta. Ho iniziato a scuola, cercando di far ridere i compagni durante gli spettacoli. Poi, sono arrivate le prime serate di cabaret, e da lì è partito tutto. Quando ho debuttato in Rai, era il ’78-’79, con “La Sberla”, regia di Giancarlo Nicotra. Facevo sketch di cabaret durante il Cantagiro. Nicotra mi notò proprio lì e mi volle nella prima edizione di “Drive In”, di cui curava la regia. Quello fu il vero inizio. Le racconto un aneddoto. Un amico agente mi chiamò per un provino a Milano: cercavano partecipanti per un programma di varietà. Arrivato lì, mi trovai davanti Beppe Recchia, regista molto in auge all’epoca. Ma appena spiegò che si trattava di un gioco a premi, disse chiaramente: “Se qualcuno non è interessato, può anche andarsene”. Io mi alzai, gli strinsi la mano e me ne andai. Non mi interessavano i giochi, io volevo fare spettacolo. Ironia della sorte, anni dopo Recchia divenne il regista di “Drive In” dalla seconda stagione in poi. Insomma, il mio vero inizio è stato sul palco, dal vivo. È lì che ho imparato tutto».

Quanto è stata importante la Calabria nel suo percorso artistico?

«La Calabria è stata fondamentale. Avevo 19 anni e ho fatto una quantità incredibile di spettacoli in tutta la Regione. Una palestra insostituibile. Ogni Comune organizzava serate estive e io conducevo, facevo imitazioni, tenevo in piedi l’intero show. È stato il mio “liceo” artistico, il luogo dove ho imparato a stare davvero sul palco. Il punto di riferimento era Falerna, da lì partivamo per i tour estivi. E con il pubblico calabrese ho sempre avuto un legame speciale, autentico».

In “Una vita sullo schermo” ripercorre oltre quarant’anni di carriera. Qual è stato il momento più emozionante o significativo?

«Ce ne sono tanti. Ma uno spartiacque fu il 1983: arrivai a Mediaset con Nicotra e conobbi Antonio Ricci. Da lì è nato un sodalizio lunghissimo. “Drive In”, “Paperissima”, “Veline”, “Striscia la Notizia”… Lavoriamo insieme da decenni, un’unione da “nozze di diamante”. Nel cinema, invece, l’incontro con Carlo ed Enrico Vanzina fu decisivo. Il mio secondo film, Yuppies, è stato il primo vero successo sul grande schermo. Purtroppo, Carlo oggi non c’è più, ma con Enrico collaboriamo ancora e abbiamo un nuovo progetto in cantiere».

Ezio Greggio con “Striscia la Notizia” è ormai una vera e propria istituzione. Cosa rappresenta per lei questo programma, che conduce dalla primissima puntata?

«Striscia è casa mia. Lì ho trascorso metà della mia vita. Era il 1988. È un punto fermo, un riferimento».

Dopo anni di televisione e cinema, cosa l’ha spinta a portare in teatro questo one man show?

«Negli ultimi anni, tra cinema e il mio festival a Montecarlo — che porto avanti da 22 anni — mi mancava il teatro. C’erano tante richieste e, spinto anche da produttori come Stefano Francioni, lo scorso anno ho deciso di tornare in scena. È stato un compleanno importante per me, e ho voluto celebrarlo risalendo sul palco con uno spettacolo in cui racconto i miei inizi, gli incontri più importanti, gli aneddoti di una vita passata tra televisione e spettacolo».

Uno spoiler?

«Parlo di Gianfranco D’Angelo, racconto episodi divertenti, e naturalmente parlo anche di Enzino (Iacchetti), il mio socio da sempre che per me è anche un fratello. Ricordo il suo arrivo a Striscia e qualche scherzetto che gli combinai. In “Una vita sullo schermo” il pubblico ritrova il Greggio che conosce, ma scopre anche lati inediti, cose che non ho mai portato in televisione. È uno spettacolo che farà ridere, ma anche emozionare. All’Odeon e al Garden sarà una gran festa, e non vedo l’ora».

Com’è nato il personaggio l’“Asta Tosta”?

«Negli anni di “Drive In” in tv spopolavano le aste, dove veniva venduto di tutto come se fossero oggetti d’arte o gioielli di pregio; spesso, bufale torrenziali. Con Ricci ci inventammo l’“Asta Tosta”: oggetti tosti per tutti i gusti! Il quadro finale è diventato un tormentone. Ancora oggi, faccio un “check tormentoni” col pubblico… e li ricordano tutti!».

Nei suoi spettacoli, c’è spazio per l’improvvisazione?

«Sempre. Ogni spettacolo è diverso dall’altro. Sul palco, porto fatti di attualità, interagisco con il pubblico. A volte, mentre racconto un aneddoto, me ne viene in mente un altro e lo butto dentro al volo. Credo che l’improvvisazione sia uno dei miei punti di forza».

Ezio Greggio, c’è un episodio curioso o divertente che può raccontarci?

«Ce ne sono a valanghe! Ogni volta che arrivo in una città, c’è sempre qualcuno che mi ferma per raccontarmi qualcosa di curioso. Ma una delle cose che mi colpisce di più — e che mi fa davvero piacere — è quando la gente mi dice: “Sa che dal vivo è molto più bello che in TV?” Ecco, la televisione a volte ci trasforma un po’. Tanti anni fa, a Hollywood, ho conosciuto Mickey Rourke. Oggi, a forza di tirarsi la pelle, sembra un effetto speciale vivente: una via di mezzo tra ET e King Kong! Ovviamente, non glielo dico altrimenti mi sferra un cazzotto (ride, ndr). Nel mio spettacolo racconto anche questi incontri surreali. Grazie al mio festival della commedia a Montecarlo ho avuto modo di conoscere tanti volti noti del cinema americano. Ogni incontro ha dietro una storia, e spesso sono storie davvero esilaranti».

È sempre stato un maestro della satira. Com’è cambiato il modo di farla, dagli anni ’80 a oggi?

«È cambiato parecchio. Oggi, c’è una certa tendenza a imbavagliare la satira, a limitarla con mille scuse. Ma la verità è che la satira è uno dei segni più forti della libertà d’espressione. Non ci si può tirare indietro: la battuta, se fa riflettere, va fatta. Io e molti colleghi continuiamo a farla, anche quando è scomoda. Perché dietro la satira c’è sempre una verità. E la gente lo capisce, lo apprezza».

C’è qualcosa nell’attualità che la fa sorridere… o magari riflettere amaramente?

«Entrambe, tutti i giorni sia a livello nazionale che internazionale. Sul palco porto Joe Biden: pensare che una superpotenza come gli Stati Uniti abbia avuto un presidente che confondeva Putin con Zelensky…Fa ridere e riflettere! Ora è tornato Trump, che per la satira è una miniera d’oro».

Ezio Greggio ha attraversato quattro decenni di spettacolo. C’è ancora qualcosa che sogna di realizzare?

«Certo! Vorrei fare ancora otto o nove decenni… poi magari mi prendo una pausa! (ride, ndr). Intanto continuo con questa tournée, che ci porterà in giro d’estate nei teatri all’aperto e poi in autunno ripartiremo nei teatri grandi, medi e piccoli. Amo anche le realtà più intime, dove il pubblico ti accoglie con un affetto straordinario».

Un’anticipazione sugli spettacoli a Rende a Paola?

«Sul palco, sfodererò il mio accento calabrese. Sto prendendo lezioni da un amico che vive a Monaco».

Ezio Greggio, un messaggio al suo pubblico?

«Incontrare il pubblico attraverso la televisione o il cinema è bello, ma dal vivo è un’emozione impareggiabile. Non mi tiro mai indietro nel fare foto, selfie o firmare autografi. In Calabria, poi, è ancora più speciale: qui ho mosso i primi passi, ho ricordi meravigliosi dei miei inizi. Tornare a lavorare in questa terra non è solo un piacere, è un onore». 

Un consiglio ai giovani?

«Guardate al futuro puntando su ciò che davvero vi appassiona. Viviamo in un mondo dove la preparazione è fondamentale, quindi investite su voi stessi e sulla vostra crescita. Non lasciatevi influenzare da nessuno, scegliete la vostra strada perché, quando fai ciò che ami, lo fai al meglio».

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