Extinction Rebellion, per la Polizia il gruppo ambientalista è “violento”. Ma i processi agli attivisti finiscono in nulla
- Postato il 25 aprile 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Cinque tonnellate di letame scaricato con un camion davanti alla sede del ministero dell’Interno, nel giorno di chiusura della Cop 29 a Baku. È questa, forse, l’azione più “aggressiva” messa a segno dai militanti di Extinction Rebellion (Xr), il movimento che manifesta per la giustizia climatica con azioni non violente come flash mob e attacchinaggi. Eppure la Polizia di Stato, nel report sulle attività di ordine pubblico svolte nel 2024, lo definisce “movimento ambientalista oltranzista”, da includere nel novero delle sigle dell’“estremismo di sinistra” insieme agli antagonisti e al “fronte comune di mobilitazione contro l’approvazione del Ddl 1660”, ovvero il Ddl Sicurezza. Nel documento pubblicato l’8 aprile, al capitolo “Contrasto all’antagonismo”, Xr è descritto come “particolarmente attivo nell’organizzare azioni di forte visibilità anche in occasione delle riunioni ministeriali G7 a Bari, Bologna, Milano, Torino, attuando proteste che hanno portato, come conseguenza delle condotte violente registratesi, al deferimento di 114 attivisti”. Per i portavoce del movimento, però, parlare di “condotte violente” è diffamatorio: per questo hanno inviato formali richieste di rettifica ai giornali che hanno pubblicato i dati del report senza ulteriori verifiche. A ben vedere, infatti, gran parte dei procedimenti penali nati dalle azioni di protesta si è conclusa con assoluzioni, archiviazioni o sentenze di non luogo a procedere.
Un mese fa, ad esempio, è toccato agli studenti che il 16 settembre 2023 avevano piantato le tende all’ex cinema Splendor di viale Gran Sasso, a Milano, per protestare contro il caro affitti: assolti perché il fatto non sussiste. Prima, i giudici meneghini avevano assolto otto ecologisti responsabili di aver imbrattato con le bombolette spray un banner della Cop 26 di Glasgow, in occasione di alcuni convegni pre-summit che si svolgevano in un centro congressi di Milano: rispondevano di manifestazione non preavvisata e imbrattamento. A Torino, l’ultima archiviazione è arrivata martedì: il gip ha scagionato 13 persone accusate di porto illegale di armi e manifestazione non autorizzata per un flash mob bloccato sul nascere dalla Digos il 9 dicembre 2022. Quel giorno i militanti si erano dati appuntamento nei pressi del grattacielo di Intesa Sanpaolo con striscioni ed estintori pieni di vernice lavabile, da usare per scrivere slogan contro la finanza fossile sulla facciata dell’edificio. Ma appena prima della manifestazione i poliziotti avevano perquisito le loro auto sequestrando manifesti, latte di vernice, vassoi, cucchiai e pentole, poi descritti come “armi improprie” nella notizia di reato inviata in Procura.
Stesso epilogo per le denunce nate dall’occupazione della hall del grattacielo della banca durante il meeting del G7 Clima, Ambiente ed Energia, ospitato nel capoluogo piemontese il 27 aprile 2024: il gip ha accolto la richiesta di archiviazione del pm per 65 persone, indagate per occupazione, violenza privata e manifestazione non preavvisata. L’accusa di violenza privata è caduta anche nel caso dello striscione antimilitarista appeso sul tetto dell’Oval Lingotto, dove alcuni attivisti si erano arrampicati in occasione dell’Aerospace and Defence Meeting: la contestazione era basata sul fatto che, per tutelare la loro incolumità e quella del pubblico, i responsabili della sicurezza avessero transennato l’ingresso e obbligato le persone a fare il giro (una misura peraltro non “necessitata da riscontrate o riscontrabili ragioni di sicurezza”, secondo il Tar). Archiviato anche il procedimento per violenza privata nato dalla contestazione alla ministra Eugenia Roccella durante il Salone del Libro 2023, a cui avevano preso parte anche attivisti di Fridays for Future e Non Una Di Meno. Pure i fogli di via spiccati dal Questore al termine delle manifestazioni finora sono andati incontro alla mannaia del Tar, che li ha sospesi parlando di condotte “platealmente dimostrative” e non pericolose.
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