Ex Ilva, trattativa in esclusiva con il fondo Flacks. FdI attacca la procura che ha detto no al dissequestro dell’altoforno 1: “Intimidazione”
- Postato il 30 dicembre 2025
- Economia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Via libera alla trattativa in esclusiva a Flacks per l’ex Ilva. Fonti vicine al dossier spiegano che i commissari di Acciaierie d’Italia e di Ilva in amministrazione straordinaria hanno ottenuto dai rispettivi comitati di sorveglianza l’ok a procedere con il negoziato esclusivo con il gruppo statunitense. Nel confronto verranno approfonditi nodi cruciali come la partecipazione dello Stato, la messa a terra degli investimenti e i risvolti occupazionali. La notizia è arrivata nel giorno in cui la procura di Taranto, come riferito dalla Gazzetta del Mezzogiorno, ha nuovamente respinto la richiesta di dissequestro dell’altoforno 1 avanzata da Acciaierie d’Italia. L’altoforno è sottoposto a sequestro senza facoltà d’uso dallo scorso maggio quando un incendio ha danneggiato l’impianto. Da allora l’acciaieria tarantina funziona con un solo altoforno, il 4, e con capacità produttive ulteriormente ridotte.
Il piano di Flacks e gli esuberi
Alla mezzanotte dell’11 dicembre 2025 erano arrivate due offerte: quella di Flacks Group e quella di Bedrock Industries. La proposta selezionata per la fase di esclusiva – come riferito dal fondatore del fondo, Michael Flacks, in un’intervista a Bloomberg – prevede che il governo italiano mantenga una quota del 40% in una nuova società, che il fondo Usa acquisirebbe in una data non ancora specificata per un valore compreso tra 500 milioni e un miliardo di euro. Dopo l’acquisizione dell’acciaieria per un euro, il business plan ipotizza 8.500 addetti. Ci sarebbero quindi oltre 1.200 esuberi, rispetto ai 9.741 lavoratori attualmente dipendenti di Acciaierie d’Italia in Amministrazione Straordinaria, di cui di cui 7.938 a Taranto. Flacks dovrebbe poi investire con l’obiettivo di raddoppiare la produzione di acciaio fino a 4 milioni di tonnellate annue.
I sindacati: “Non lasceremo il destino di 20mila lavoratori nelle mani di un fondo”
Preoccupazione da parte dei sindacati. “La scelta da parte dei commissari dell’ex Ilva di ritenere migliore l’offerta presentata da Flacks Group ci preoccupa per molti aspetti”, dice il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella. “Non lasceremo il destino di 20mila lavoratori (compreso l’indotto, ndr) nelle mani di un fondo di investimento. È fondamentale un ruolo centrale dello Stato nella futura società, con poteri effettivi e vincolanti per garantire la decarbonizzazione, il risanamento ambientale e la piena tutela occupazionale”.
Tra gli elementi critici, Palombella sottolinea innanzitutto che “si tratta, di fatto, dell’unica proposta presentata per l’acquisto dell’intero gruppo ex Ilva”. “Inoltre parliamo di un fondo di investimento, privo di una vera solidità industriale e che non si è mai occupato di acciaio. Non vi sono state offerte da parte di soggetti siderurgici e non conosciamo i dettagli del piano industriale, se non attraverso titoli o indiscrezioni di stampa. Prima dell’avvio della trattativa in esclusiva con Flacks chiediamo ai commissari e al governo un incontro urgente a Palazzo Chigi, alla presenza della presidente Meloni, per conoscere tutti gli aspetti occupazionali, ambientali e industriali dell’offerta e le ragioni che hanno portato a questa decisione”.
FdI attacca la procura: “Atto intimidatorio contro chi vuole salvare l’azienda”
Intanto da destra arriva un nuovo attacco alla magistratura rea di aver di nuovo detto no al dissequestro dell’altoforno. Acciaierie d’Italia si era già vista respinta una prima istanza presentata lo scorso agosto. “Il no della Procura al dissequestro dell’altoforno 1 dell’ex Ilva è l’ennesima prova di una giustizia che ha scelto di distruggere gli impianti e impedire ogni rilancio produttivo. Una giustizia ad orologeria che fa filtrare la notizia proprio in una giornata cruciale per sabotare il processo di aggiudicazione”, ha dichiarato in aula il senatore di Fratelli d’Italia Matteo Gelmetti, componente della commissione Bilancio di Palazzo Madama. “Si tratta di un atto intimidatorio contro chi vuole salvare l’azienda e il lavoro, con accertamenti che durano mesi o anni e finiscono per devastare il patrimonio industriale sulla base di motivazioni palesemente infondate. È la solita casta che libera i criminali e distrugge le aziende. Una vergogna che gli italiani ricorderanno al referendum sulla giustizia, che spazzerà via chi oggi soffoca il Paese”.
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