Ex Ilva, sciopero di quattro ore anche a Genova: “Situazione molto grave e futuro incerto”
- Postato il 21 maggio 2025
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- Di Genova24
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Genova. Sciopero di quattro ore, a Genova come in tutta in Italia, per i lavoratori dell’ex Ilva. Lo hanno proclamato per la giornata di oggi Fim, Fiom e Uilm per chiedere al governo “azioni immediate” di fronte a un “insostenibile clima di incertezza“. A preoccupare è la nuova ondata di cassa integrazione dopo l’incendio dell’altoforno di Taranto, ma anche le incognite sulle trattative con Baku Steel, ritenuto finora dal Governo il miglior acquirente per dare un futuro alle acciaierie.
“Dichiariamo sciopero per le problematiche del sito di Taranto e la vertenza che resta aperta – spiega Paolo Olmari della Rsu Fim Cisl dell’ex Ilva di Genova -. Non riusciamo a capire come siano le trattative con Baku Steel, sembra che il nostro mercato sia completamente fermo e non sappiamo se gli approvvigionamenti continueranno a esserci o no. La situazione si complica di giorno in giorno e di ora in ora, il personale è molto preoccupato e non sappiamo quale sarà il futuro dello stabilimento di Cornigliano. Anche oggi blocchiamo le portinerie, vedremo in futuro se ci saranno altre forme di lotta da portare avanti“.
L’aumento della cassa integrazione per il sequestro in Puglia – mille lavoratori in più – preannuncia una ricaduta diretta anche su Genova, dove, pur all’interno dei limiti stabiliti dal massimale, l’ammortizzatore sociale interesserà il doppio dei lavoratori che attualmente ne beneficiano.
“Stamattina i lavoratori si sono ritrovati a raccolta presso la portineria per mandare un messaggio di presenza forte e chiaro in concomitanza con l’incontro che si terrà in tarda mattinata tra i sindacati e il Governo a Palazzo Chigi – aggiunge Armando Palombo della Rsu Fiom Cgil -. La situazione è molto grave: dalle informazioni che abbiamo si rischia il raddoppio della cassa integrazione visto che a Taranto è rimasto un solo altoforno funzionante. Rischiamo di pagare un prezzo altissimo per colpe che non sono nostre. Solo su Genova ipotizzare un numero di 400 lavoratori in cassa integrazione anziché 190 sarebbe un disastro e non possiamo rimanere in silenzio”.

Nel frattempo il dialogo con gli azeri prosegue, ma il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha avvertito che bisognerà “adattare il piano industriale a ciò che è accaduto”. L’ultima tegola è stata l’annullamento da parte del Consiglio di Stato della gara per la realizzazione di un impianto per produrre il cosiddetto preridotto, una sorta di acciaio green. Il ministro, intanto, ha annunciato che sarà presto convocato un tavolo con le imprese dell’indotto, mentre mercoledì resta fissato quello con i sindacati a Palazzo Chigi.
E mentre Taranto si interroga sul futuro industriale del territorio ragionando di riconversione, anche Genova vede avvicinarsi il momento di prendere una decisione sulle aree di Cornigliano. I sindacati spingono sull’ipotesi di un forno elettrico per riportare in loco la produzione a caldo e rendere lo stabilimento indipendente da ciò che accade in Puglia. D’altro canto è noto che quegli spazi, così vicini al mare e alle vie di comunicazione, incontrino gli appetiti di operatori estranei alla siderurgia, dalla logistica alla cantieristica passando per la produzione di energia. Un dossier che probabilmente finirà presto sulla scrivania del prossimo sindaco, quello che i genovesi saranno chiamati a eleggere domenica e lunedì.