Ex Ilva, il sindaco di Taranto si dimette alla vigilia della firma dell’accordo di programma sui nuovi impianti
- Postato il 29 luglio 2025
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- Di Genova24
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Taranto. Il sindaco di Taranto, Piero Bitetti, ha rassegnato le sue dimissioni ieri sera, dopo un acceso incontro con le associazioni ambientaliste della città, ascoltate sul tema del nuovo accordo di programma sul futuro dello stabilimento Ex Ilva. La motivazione ufficiale è stata definita dallo stesso primocittadino come “mancanza di agibilità politica”. Bitetti è stato eletto sindaco lo scorso giugno, sostenuto dal centro sinistra, dopo una campagna elettorale incentrata anche sui temi dell’ambiente e della salute pubblica.
L’incontro è avvenuto a porte chiuse: durante il confronto decine di attivisti hanno di fatto “assediato” il Palazzo di Città, sede del comune, con proteste e cori e la richiesta di far saltare l’accordo: le contestazioni dei gruppi ambientalisti si sono incentrate sull’accordo per la decarbonizzazione dell’ex Ilva proposto dal governo, che prevede una transizione di 13 anni. Tale periodo è considerato eccessivo dalle associazioni, che sollecitano maggiori garanzie per la salute pubblica e l’ambiente e che quindi chiedono di fatto l’opzione zero, attesa da anni: lo spegnimento degli impianti a caldo.
Le dimissioni di Bitetti, in carica da giugno, giungono in un momento delicato. Era previsto per il 30 luglio un Consiglio comunale monotematico sull’ex Ilva e un vertice al Ministero delle Imprese (Mimit) il 31 luglio per discutere dell’accordo. Si specifica che, per legge, le dimissioni diventano effettive e irrevocabili dopo 20 giorni, periodo durante il quale il sindaco può ritirarle.
La vertenza dell’Ex Ilva di Taranto
Le dimissioni del sindaco di Taranto Bitetti si inseriscono in un contesto molto delicato per la città di Taranto, alla vigilia di un accordo storico ma che conferma la sua vocazione industriale. Un “bivio” che riguarda direttamente anche Genova con i suoi impianti di Cornigliano.
Il Ministero dell’Ambiente ha recentemente rinnovato l’Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia) per l’impianto, consentendo una produzione fino a 6 milioni di tonnellate di acciaio. L’attenzione ora si concentra ora sull’accordo tra governo ed enti locali per l’implementazione di nuovi impianti DRI (Direct Reduced Iron) e forni elettrici. Questi dovrebbero contribuire alla decarbonizzazione dell’impianto, riducendo l’attuale dipendenza dal carbone ma rilanciando comunque una produzione industriale dal forte impatto sulla città.
La fabbrica fronteggia inoltre richieste di cassa integrazione per quasi 4.000 lavoratori. Il dibattito in corso mira a bilanciare le necessità di continuità produttiva con le esigenze di bonifica del territorio e di tutela della salute.