Ex Ilva, il ministro Urso a Genova il 4 settembre: “Confronto sul forno elettrico con tutti gli attori”

  • Postato il 1 agosto 2025
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Generico luglio 2025

Genova. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso sarà a Genova il 4 settembre per un incontro sul progetto di un forno elettrico all’ex Ilva di Cornigliano. Lo ha annunciato lui stesso ieri al termine dell’incontro al Mimit sull’accordo di programma per Taranto.

Il ministro ha ribadito “la possibilità che un quarto forno elettrico sia installato, previo consenso degli enti locali, anche a Genova per alimentare gli stabilimenti del Nord Italia”. E “a tal fine – ha proseguito – ho concordato col sindaco Salis e col presidente della Regione Bucci, come promesso, un confronto in loco con tutti gli attori, quelli istituzionali, parlamentari, i consiglieri regionali e comunali, gli attori sociali, sindacali e produttivi della città, e ovviamente anche le organizzazioni ambientali che intendono manifestare le loro opinioni“.

Era stata la sindaca Salis, durante l’ultimo appuntamento in video conferenza, a chiedere che i tecnici del ministero venissero a Genova “per spiegare quali saranno le ricadute occupazionali e quale sarà, se ci sarà, l’impatto ambientale di questo forno elettrico”. E Urso, in una nota diffuso lo stesso giorno, aveva assicurato l’impegno “affinché il Mimit illustri alla comunità locale, in un confronto sul territorio, la valenza del progetto che farà dell’Italia il Paese più avanzato in Europa nella siderurgia green“.

“Ricordo a tutti che in Italia vi sono già installati e produttivi 34 forni elettrici in varie regioni del Paese, in 24 città italiane, da parte di 19 aziende private – ha aggiunto ieri il ministro -. Come ci sono i forni elettrici in tante altre città italiane ci possono essere anche a Taranto e a Genova”.

Forno elettrico ex Ilva, l’appello del comitato a Salis: “Mai più barattare lavoro con salute”

Intanto dal neonato comitato No forno elettrico Genova Cornigliano arriva un appello alla sindaca Salis: “Mai più le cittadine e i cittadini dovranno barattare il lavoro con la salute dei propri figli”. “Il sindaco – si legge – può fare veramente la differenza. Il Comune può non concedere le autorizzazioni a un impianto dichiarato strategico. Può ricorrere al Tar se il Governo impone con Dpcm o legge una classificazione forzata. Può stabilire un piano di tutela ambientale e sanitaria. Tutte cose che a Genova Cornigliano, in questi vent’anni dalla chiusura dell’area a caldo, non sono state fatte”. I cittadini chiedono a Salis di “valutare tutte le strade possibili, non solo quella siderurgica” e propongono una “vocazione produttiva diversa”. A inizio settimana erano stati i Genitori tarantini a scrivere alla sindaca inviandole una maglietta con la scritta I bambini di Taranto vogliono vivere

Martedì scorso Salis, incalzata dall’opposizione in consiglio comunale a prendere una posizione sul forno elettrico, aveva definito “poco serio esprimersi senza avere degli elementi” sul forno elettrico, citando anche l’instabilità politica connessa alle dimissioni del sindaco di Taranto. “È opportuno invece avere cautela e aspettare a pronunciarsi in maniera definitiva, perché serve un piano di investimento e soprattutto una condivisione con la città che il ministero ci ha garantito”, ha aggiunto. 

Il sindaco di Taranto ritira le dimissioni e non firma l’accordo

Ma nel frattempo il sindaco di Taranto Piero Bitetti ha revocato le dimissioni presentate lunedì scorso dopo aver denunciato intimidazioni da parte di un gruppo di attivisti. Il primo cittadino ha ribadito che l’obiettivo è arrivare “alla eliminazione dell’area a caldo: questo è l’impegno che abbiamo preso con i tarantini e questo e ciò che va fatto”. E ancora: “È finito il tempo delle scelte calate dall’alto che umiliano Taranto rendendola zona di sacrificio. Di sacrifici ne abbiamo fatti fin troppi e la salute e l’ambiente non possono essere mortificati sull’altare del profitto e dell’interesse nazionale”.

Il tavolo di ieri al Mimit sull’accordo di programma si è chiuso senza nessuna firma. “Non ho firmato nulla. Sono senza penna”, ha detto Bitetti dando seguito agli annunci prima del vertice. Il confronto è stato rinviato al 12 agosto per approfondire la nuova bozza di accordo da sottoporre prima al Consiglio comunale di Taranto.

Dal canto suo il ministero delle Imprese ha dato mandato ai commissari di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria affinché gli obiettivi della completa decarbonizzazione “siano recepiti nell’aggiornamento della gara in corso”, come si legge nel verbale.

La controproposta di Taranto: tre forni elettrici e un solo Dri

Rispetto al piano del Governo, che in uno degli scenari ipotizzati prevede tre forni elettrici e tre impianti Dri a Taranto, oltre al forno elettrico dislocato a Genova, Bitetti ha proposto di costruire un solo impianto di preriduzione nella sua città in modo da evitare la nave rigassificatrice. Per questo la bozza di accordo di programma si riferisce solo ai forni elettrici da costruire in Puglia e ipotizza la completa decarbonizzazione degli impianti nell’arco di sette anni, con le diverse fasi articolate dal 2026 al 2032 per una “graduale sostituzione” degli altiforni.

Forno elettrico all’ex Ilva di Genova, cosa prevede il piano del Governo

In tutti gli scenari ipotizzati è prevista la costruzione di un forno elettrico a Genova in grado di produrre 2 milioni di tonnellate di acciaio all’anno a partire da rottami e Dri prodotto altrove, essendo stata valutata “non fattibile” l’ipotesi di collocare a Genova l’impianto per l’interferenza col cono aereo. In questo modo la fabbrica di Genova potrebbe operare in maniera completamente indipendente da Taranto. Secondo le prime stime, la riapertura dell’area a caldo porterebbe almeno 700 occupati in più.

ex ilva progetto forno elettrico cornigliano
La possibile futura configurazione dello stabilimento ex Ilva di Cornigliano

Il forno elettrico di Cornigliano occuperebbe la zona dell’ex centrale termoelettrica oggi abbandonata, nei pressi della foce del Polcevera e della portineria della fabbrica. Si ipotizza un’estensione di circa 70mila metri quadrati. Insieme al forno dovrebbe costruire a Genova un impianto di colaggio e laminazione a caldo in grado di produrre acciaio utilizzando rottami ferrosi. La riorganizzazione delle aree contempla anche un’area di 72mila metri quadrati per i rotoli laminati a caldo e un nuovo capannone di 19.500 metri quadrati.

Autore
Genova24

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