Ex Ilva, i sindacati avvertono Baku Steel: “A Genova vogliamo investimenti e centinaia di nuovi occupati”
- Postato il 28 marzo 2025
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- Di Genova24
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Genova. Grande cautela sul fronte sindacale genovese dopo la svolta sul futuro dell’ex Ilva, con l’inizio della trattativa tra i commissari e la cordata composta da Baku Steel e Azerbaijan Investment Company. Le indiscrezioni per ora non sono rassicuranti: si parla di una riduzione degli occupati da 10mila a circa 7mila lavoratori (per proiettare i numeri su Cornigliano basta togliere uno zero) e di un piano di investimenti da 5,1 miliardi che però i nuovi proprietari vorrebbero affiancati da altrettanti contributi statali, se non una cifra ancora maggiore.
“Siamo in un momento di svolta – commenta il segretario genovese della Fiom Stefano Bonazzi a margine del corteo nell’ambito dello sciopero nazionale per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici -. Baku Steel presenterà un piano industriale, ogni valutazione la faremo alla luce di quello. A Genova ci aspettiamo investimenti e garanzia occupazionale e salariale. Oggi siamo intorno a un migliaio di addetti, con il raddoppio della latta e la costruzione (perché no?) di un forno elettrico pensiamo che l’occupazione possa crescere di diverse centinaia. Ma stiamo parlando senza l’oste. Tutti devono sapere che, se non avessero idee adeguate, troveranno la mobilitazione dei lavoratori metalmeccanici genovesi“.
“Non siamo noi a scegliere l’interlocutore ma abbiamo detto al Governo che vogliamo essere coinvolti dall’inizio per non ripetere gli errori commessi con Mittal – ricorda Christian Venzano, segretario generale della Fim Cisl Liguria -. Serve comunque una partecipazione dello Stato e vogliamo una garanzia occupazionale e di investimenti, soprattutto sulla banda stagnata.
Anche per Antonio Apa, segretario generale della Uilm ligure, “la cartina di tornasole sarà il piano industriale, da quello dipendono tutte le questioni. A Genova esiste un accordo di programma che è diventato un totem, non ha prodotto risultati sul fronte dell’occupazione. Genova doveva diventare un centro d’eccellenza della verticalizzazione del freddo e questo non è mai stato realizzato. Ci sono impianti vetusti. Se vogliamo raggiungere un milione di tonnellate e rilanciare la banda stagnata bisogna partire dagli investimenti“.
Troppo presto, insomma, per formulare giudizi compiuti. Tuttavia, mentre i sindacati parlano di rilancio e nuova occupazione, sulle aree di Cornigliano si concentrano gli appetiti da parte di altri soggetti economici. Oltre un milione di metri quadrati di cui una parte potrebbe essere svincolata dall’accordo di programma per un ampio ventaglio di usi alternativi, dalla logistica alla cantieristica. L’assessore comunale Mario Mascia pochi giorni fa ha ribadito la linea per non lasciare spazio a equivoci: priorità alla siderurgia. “Le aree servono tutte”, aveva ammonito il direttore generale di Acciaierie d’Italia Saitta a Genova. Ma tutto dipenderà dalle reali intenzioni di chi acquisterà la proprietà degli impianti.