Ex campione del mondo di F1, niente rinnovo patente: il motivo è assurdo

  • Postato il 12 giugno 2025
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  • Di Virgilio.it
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Una vita a 300 all’ora, un titolo mondiale con la Ferrari e una carriera da stella della Formula 1. Ma oggi, Jody Scheckter, classe 1950, non può guidare nemmeno una Fiat Panda. Non è uno scherzo, né una boutade da bar sport: il sudafricano, unico pilota africano ad aver vinto un mondiale (correva l’anno 1979), è rimasto senza patente in Italia. E non certo per problemi di salute o di lucidità. Semplicemente, non parla bene l’italiano.

Sembra una sceneggiatura degna di una penna ispirata, invece è il paradosso burocratico che sta vivendo il 75enne ex pilota, trasferitosi da qualche anno nella placida Liguria. Qui ha deciso di mettere radici, abbandonando i fasti delle piste per godersi la dolce vita italiana. Ma dopo dodici mesi di residenza, la legge non fa sconti: la patente estera va convertita, altrimenti si rifà l’esame. E non c’è gloria sportiva che tenga.

L’ostacolo? La lingua, non la guida

A raccontarlo è lui stesso, con ironia e frustrazione, dalle pagine del “Corriere della Sera”: “Il vero problema è che parlo malissimo l’italiano – ha detto – e in queste condizioni è impossibile superare l’esame”. Nessun difetto alla guida, sia chiaro. Né un problema legato all’età, anzi: Scheckter è lucido, attivo e determinato. Ma la normativa nostrana impone che l’esame di teoria vada sostenuto nella nostra lingua, senza deroghe per ex campioni o stranieri illustri.

Il risultato? Il pilota che una volta sfrecciava tra Monza e Montecarlo oggi deve prendere l’autobus o chiedere un passaggio ai vicini. Surreale, se pensiamo che nel suo palmarès ci sono 10 vittorie, 33 podi e soprattutto quel titolo mondiale conquistato al fianco di Gilles Villeneuve, in una delle annate più romantiche della storia del Cavallino Rampante.

La richiesta di aiuto a Maranello

Non si è arreso facilmente, il vecchio leone. Ha contattato persino Maranello, i suoi ex datori di lavoro, nella speranza che il Cavallino potesse fare da mediatore istituzionale o trovare una via d’uscita. Ma anche per lui, oggi, l’Italia è il Paese dei cavilli. “Ho parlato con un avvocato – spiega – stiamo cercando una soluzione. Ma io questo Paese l’ho scelto, è qui che voglio vivere”. Parole semplici, sincere. E forse per questo ancora più amare.

La storia di Scheckter riporta sotto i riflettori una burocrazia che sa essere inflessibile, capace di chiedere a un ex campione del mondo di ripassare segnaletica e limiti di velocità in una lingua che fatica a comprendere.

Giovani e patenti, un paradosso inverso

Il paradosso finale? Mentre un ex pilota sogna di poter tornare a guidare, i giovani italiani la patente la rimandano sempre più. Nel 2025, l’età media al primo conseguimento è salita oltre i 21 anni. Per motivi economici, certo, ma anche culturali. L’auto, per molti ventenni, non è più simbolo di libertà bensì di costi. Scheckter, invece, vorrebbe solo poter salire sulla sua vettura e godersi il panorama della riviera ligure. Tuttavia, si ritrova fermo alla partenza, in attesa di una soluzione che tarda ad arrivare.

In questo momento, l’ex pilota della Ferrari è un pedone suo malgrado. Una vicenda che fa sorridere e riflettere. E allora il consiglio da dare all’ex campione del Cavallino è di studiare e di non mollare. Anche se stavolta, più che i sorpassi, servirà capire dove si trova la “strada con diritto di precedenza”.

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