Europa, Pnrr e transizione. Le parole di Fitto

  • Postato il 12 novembre 2024
  • Economia
  • Di Formiche
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I sei vicepresidenti esecutivi designati da Ursula von der Leyen sono stati ascoltati dalle varie commissioni parlamentari competenti, nel corso di una maratona cominciata alle 9 del mattino, proprio con l’intervento del candidato italiano e attuale ministro per gli Affari Europei, Raffaele Fitto. L’uomo, che per almeno per quanto riguarda l’Italia, ha in mano le chiavi del Pnrr è chiamato all’ultimo esame prima di assumere la carica di vicepresidente del governo comunitario.

Per l’approvazione serve il via libera dei due terzi dei coordinatori. Se mancasse, si possono inviare nuove risposte a domande scritte oppure si può convocare una seconda audizione, di un’ora e mezza, previa l’autorizzazione della Conferenza dei presidenti del Pe. Qualora non sia sufficiente nemmeno il secondo passaggio, si andrebbe al voto della Commissione, a maggioranza semplice. Il nodo è però strettamente politico. Su Fitto rischia di riproporsi il braccio di ferro tra i socialisti, non convinti su un vicepresidente conservatore, e popolari che sostengono e benedicono Fitto (tra l’altro ex Ppe).

L’EUROPA SECONDO FITTO

Allo stato dei fatti e nell’attesa che i giochi politici si compiano, vanno messe agli atti le parole di Fitto, un po’ esercizio di realismo, un po’ visione di quella nuova Europa che dovrà vedersela con un’economia americana in assetto da battaglia, all’indomani del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Partendo proprio dalla visione di un Continente chiamato all’unità, pena l’estinzione di imprese e posti di lavoro, divorate dalla concorrenza cinese e dal protezionismo statunitense, Fitto ha subito messo in chiaro di aver “sempre lavorato per una forte Europa. Ho fatto un viaggio nella politica europea come europarlamentare e nella politica locale e nazionale e non sono qui per rappresentare un partito politico, uno Stato membro, sono qui per affermare il mio impegno per l’Europa”.

Parole che hanno subito risuonato come una mossa, abile, per provare a disinnescare i veti incrociati che possono far saltare il banco e precludere al ministro italiano la possibilità di diventare vicepresidente. “Sono anche consapevole che il ruolo di vicepresidente esecutivo comporta grande responsabilità: per la prima volta un vicepresidente esecutivo riceve l’incarico riguardo a Coesione e Riforme. Questo dimostra quanto importante sarà questa politica per i prossimi cinque anni. Inoltre per la prima volta la Coesione e le riforme saranno sotto la stessa guida per altre politiche sociali, come agricoltura, trasporti, turismo, pesca e l’economia blu. In ciascuno di questi settori coordinerò il lavoro con lo stesso spirito europeo e a beneficio della nostra Unione di tutti i nostri cittadini”.

E ancora, “la politica di coesione sta al cuore dell’integrazione europea. Deve svolgere un ruolo essenziale per garantire il progresso sociale ed economico dell’Unione europea e nel ridurre le disparità tra i diversi territori e le diverse regioni. Le nostre regioni, le nostre città, le nostre comunità locali e i nostri cittadini sono al centro di questa politica”.

TRA PNRR E STATO DI DIRITTO

Poi, si è passati al merito. “Lavorerò con il commissario all’Economia per consentire agli Stati membri di realizzare le riforme e gli investimenti previsti entro il 2026”. E qui il riferimento è all’attuazione del Pnrr. Fitto ha aggiunto che la politica di coesione che copre un terzo del bilancio dell’Ue “deve rispondere alle grandi domande come la crisi demografica e il cambiamento climatico, la digitalizzazione, la semplificazione che può rappresentare una grande novità che coinvolge anche la politica coesione”.

Fitto però ha dovuto anche respingere le accuse di chi vede nella sua candidatura il tentativo di manomettere lo stato di diritto in Ue. Nulla di più sbagliato secondo il ministro natio di Maglie, che “promuoverà e difenderà lo stato di diritto, come prevedono i Trattati Ue e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione”. Il verde sloveno Vladimir Prebilic ha ricordato che nel 2021, come europarlamentare del gruppo conservatore Ecr, Fitto aveva votato contro le risoluzioni in difesa dello stato di diritto in Ungheria e Polonia. Ma il vice presidente designato gli ha risposto sostenendo innanzitutto che “diventa difficile l’esercizio di estrapolare qualche dichiarazione da un dibattito politico di qualche anno fa, con il ruolo politico che ognuno di noi ha. Io oggi sono qui per un’altra questione, per rappresentare la Commissione europea”.

DESTINAZIONE TRANSIZIONE

Non è finita. Il vicepresidente designato per la Coesione e le Riforme ha toccato anche uno degli argomenti più sensibili per le imprese, il Green new deal, sotto attacco di diversi governi che vorrebbero un allentamento dei vincoli e una proroga delle scadenze, a cominciare dalla messa fuori dal mercato di benzina e diesel. In tal senso, Fitto ha dichiarato di essere d’accordo con le linee guida di von der Leyen per il suo secondo mandato, per quanto riguarda gli obiettivi del Green Deal e l’attuazione delle misure legislative già approvate per la la transizione verde, anche se, ha aggiunto, questo va fatto “senza rigidità” e adeguandosi agli “scenari nuovi”, quando è necessario.

“Partirei dalle linee guida della presidente von der Leyen, che affrontano questo tema in modo specifico, per dire che io le condivido. Condividendo le linee guida della presidenza, evidentemente io ne condivido le scelte fondamentali. Noi abbiamo due situazioni: la prima è quella dei provvedimenti, delle scelte approvate fino a oggi, e su questo io penso che sia assolutamente inutile spendere delle parole. Chi potrebbe dire: ‘io non sono d’accordo o non attuo i contenuti di provvedimenti approvati e in corso di realizzazione? Io sono qui per dimostrare la mia affidabilità sugli impegni europei. Quindi il mio ruolo sarà quello di attuare, nella collegialità della Commissione europea, le scelte che saranno assunte in questo senso”.

Comunque, ha aggiunto Fitto, serve anche flessibilità nell’attuazione. “Non dobbiamo avere una rigidità negli approcci, dobbiamo essere in grado di capire l’evoluzione complessiva verso gli obiettivi finali. Sono sicuramente degli obiettivi da garantire, per i quali io non ho alcuna difficoltà a confermare la mia posizione. Ma è evidente che nel corso della realizzazione, dell’attuazione, ci possono essere situazioni per le quali magari bisogna adeguarsi a scenari nuovi, perché la rigidità non ci porta da nessuna parte. Tutta la discussione che stiamo facendo fino ad oggi è legata proprio al tema della flessibilità, e questo è un tema centrale”.

Autore
Formiche

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