“Europa marginale e spettatrice su Ucraina e Gaza, 2025 anno in cui è evaporata l’illusione che l’Ue contasse”: parola di Draghi
- Postato il 22 agosto 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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Un’Europa “marginale e spettatrice” sui dossier Ucraina e Gaza: “Per anni l’Unione Europea ha creduto che la dimensione economica, con 450 milioni di consumatori, portasse con sé potere geopolitico e nelle relazioni commerciali internazionali. Quest’anno sarà ricordato come l’anno, in cui questa illusione è evaporata“. A parlare così dell’Unione Europea non è il leader euroscettico o “no euro”. E’ l’ex presidente del Consiglio italiano ed ex presidente della Banca centrale europea Mario Draghi. Parlando al Meeting di Rimini l’ex premier ha detto che, oltre al peso irrilevante dell’Europa sui principali dossier internazionali, “abbiamo dovuto rassegnarci – spiega – ai dazi imposti dal nostro più grande partner commerciale e alleato di antica data, gli Stati Uniti. Siamo stati spinti dallo stesso alleato ad aumentare la spesa militare, una decisione che forse avremmo comunque dovuto prendere – ma in forme e modi che probabilmente non riflettono l’interesse dell’Europa”.
Uno dei paradossi sottolineati dall’ex governatore di Bankitalia è che “l’Ue, nonostante abbia dato il maggior contributo finanziario alla guerra in Ucraina, e abbia il maggiore interesse in una pace giusta, ha avuto finora un ruolo abbastanza marginale nei negoziati per la pace”. Allo stesso tempo, dice Draghi, “nel frattempo la Cina ha apertamente sostenuto lo sforzo bellico della Russia” e “le proteste europee hanno avuto poco effetto: la Cina ha chiarito che non considera l’Europa come un partner alla pari e usa il suo controllo nel campo delle terre rare per rendere la nostra dipendenza sempre più vincolante”. In più l’Ue “è stata spettatrice anche quando i siti nucleari iraniani venivano bombardati e il massacro di Gaza si intensificava”, ha detto ricevendo un lungo applauso. “Questi eventi – è appunto la conclusione – hanno fatto giustizia di qualunque illusione che la dimensione economica da sola assicurasse una qualche forma di potere geopolitico”.
Da qui non sorprende, riflette l’ex capo del governo, “che lo scetticismo nei confronti dell’Europa abbia raggiunto nuovi picchi. Ma è importante chiedersi quale sia veramente l’oggetto di questo scetticismo. Non è a mio avviso uno scetticismo nei confronti dei valori su cui l’Unione Europea era stata fondata: democrazia, pace, libertà, indipendenza, sovranità, prosperità, equità” e “la protezione sociale, noi abbiamo un sistema di social welfare probabilmente il più sviluppato al mondo”. “Credo piuttosto – continua – che lo scetticismo riguardi la capacità dell’Unione Europea di difendere questi valori. Ciò è in parte comprensibile. I modelli di organizzazione politica, specialmente quelli sopra-statuali, emergono in parte anche per risolvere i problemi del loro tempo. Quando questi cambiano tanto da rendere fragile e vulnerabile l’organizzazione preesistente, questa deve cambiare”.
Draghi ha ripreso concetti già espressi nel report sulla competitività che gli era stato richiesto dalla presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen: “La rigidità, la passività, creano inazione ed è quello che abbiamo visto” in Europa “negli ultimi 10-15 anni. L’inazione è il peggior nemico dell’Europa”. Da qui quella che ha dato il presidente Usa Donald Trump all’Ue “è stata una sveglia brutale“. “All’inizio a settembre del 2023 parlavo ma nessuno aveva la sensazione che le cose non andassero bene. C’era una situazione di complessiva tranquillità, questo sia nell’industria, sia nella politica, sia negli stessi servizi burocratici di di Bruxelles”. E “di fronte a quello che succede viene in mente che forse la prima cosa da fare è stringiamoci tutti insieme“, gli Stati europei devono “imparare ad andare d’accordo“. Un esempio citato da Draghi è il recente incontro di Washington: “E’ un mondo che non ci guarda con simpatia, che non aspetta la lunghezza dei nostri riti comunitari per imporci la sua forza. E’ un mondo che pretende da parte nostra un discontinuità negli obbiettivi, nei tempi e nei modi di lavoro. La presenza dei cinque leader di Stati europei e dei presidenti della Commissione e del Consiglio europei nell’ultimo incontro alla Casa Bianca è stata una manifestazione di unità che vale agli occhi dei cittadini più di tante riunioni a Bruxelles”.
Qui la pars construens del discorso dell’ex banchiere: “Per affrontare le sfide di oggi l’Unione Europea deve trasformarsi da spettatore o al più comprimario in attore protagonista. Deve mutare anche la sua organizzazione politica che è inseparabile dalla sua capacità di raggiungere i suoi obiettivi economici e strategici“. “Prendere atto che la forza economica è condizione necessaria ma non sufficiente per avere forza geopolitica – ribadisce -, potrà finalmente avviare una riflessione politica sul futuro dell’Unione”. A giudizio dell’economista, “le riforme in campo economico restano condizione necessaria in questo percorso di consapevolezza. Dopo quasi ottant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale, la difesa collettiva della democrazia è data per scontata da generazioni che non hanno il ricordo di quel tempo. La loro convinta adesione alla costruzione politica europea – argomenta ancora Draghi – dipende anche, in misura importante, dalla sua capacità di offrire ai cittadini prospettive per il futuro quindi anche dalla crescita economica che in Europa è stata negli ultimi trent’anni ben più bassa che nel resto del mondo”, chiosa.
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