Europa League, Tottenham-United: chi vince può uscire da una triste mediocrità

  • Postato il 21 maggio 2025
  • Calcio
  • Di Il Fatto Quotidiano
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La sedicesima contro la diciassettesima della Premier League, trentanove sconfitte complessive in campionato, due club reduci da una stagione fallimentare e con i tifosi in rivolta: è il piatto servito dalla finale di Europa League tra Tottenham e Manchester United, in programma a Bilbao oggi, mercoledì 21 maggio. In palio non solo il trofeo disegnato dallo scultore italiano Silvio Gazzaniga, ma anche la qualificazione alla prossima Champions League, in cui saranno ben sei le squadre made in England partecipanti all’edizione 2025-2026. Una sfida di contenuto tecnico discutibile, ma questo passa il convento. Bilbao sarà invasa da ottantamila tifosi e considerato che l’Uefa ha messo a disposizione un totale di trentamila biglietti, riservandosi come sempre un’ampia quota rispetto alla capienza dei 53.289 posti dello stadio San Mamés, significa che in cinquantamila occuperanno fan zone, pub, ristoranti e ritrovi improvvisati. Alcol a fiumi e straordinari in vista per la polizia della città basca.

Manchester United e Tottenham sono profondamente diversi. I Red Devils sono una potenza del calcio mondiale, in declino dal giorno dell’addio di Alex Ferguson (2013), ma con una sala trofei invidiabile. Il Tottenham è a secco dal 2008 e nonostante esibisca lo stadio più moderno del calcio inglese, da decenni non riesce a sottrarsi alla mediocrità. Orizzonti opposti anche per gli allenatori. Il quarantenne portoghese Ruben Amorim, in carica dall’11 novembre 2024, resterà anche in caso di sconfitta, mentre l’australiano di origine greca Ange Postecoglou, 59 anni, alla guida degli Spurs dal 1° luglio 2023, potrebbe andare via pure se dovesse vincere.

La gestione economica indica due realtà agli antipodi, benché le proprietà siano di colore statunitense. I conti del Manchester United, nel portafoglio della famiglia Glazer dal 2005, sono un disastro. Per questa ragione, spiega alla BBC l’esperto di bilanci calcistici Kieran Maguire, vincere la finale di Europa League e approdare in Champions è un passaggio fondamentale: “Sul piano finanziario, è la partita più importante nella storia del club. La partecipazione alla Champions può generare oltre cento milioni di euro, tra biglietti, introiti televisivi e bonus degli sponsor. Un trofeo aiuterebbe a compensare i 14,5 milioni di sterline spesi per l’esonero dell’ex allenatore olandese Erik ten Hag e per l’assunzione, con successivo licenziamento, dell’ex direttore sportivo Dan Ashworth. Il deficit dello United nell’ultimo esercizio è stato di 134,3 milioni di euro e questo ennesimo ‘rosso’ pesante ha portato le perdite a un totale di 356 negli ultimi tre anni. Nel 2024, United ha fatturato 774 milioni, il quarto risultato più elevato nel calcio mondiale, ma il debito supera 1,2 miliardi. Anche la classifica della Premier 2024-2025 contribuirà al salasso dei conti: con il sedicesimo posto, saranno incassati 35 milioni in meno rispetto al previsto. Non solo: in caso di sconfitta contro il Tottenham, lo United dovrà pagare una penale di 11,9 milioni all’Adidas. Saltare una stagione europea potrebbe scatenare un effetto domino da parte degli sponsor, tra riduzioni contrattuali e marchi in fuga”.

In questo quadro, il nuovo azionista forte, Jim Ratcliffe, 72 anni, presidente e amministratore delegato del gruppo chimico Ineos, brexiter convinto, ha dichiarato a marzo: “Se entro la fine dell’anno non saranno presi provvedimenti significativi, rischieremo il fallimento. Ho ereditato una rosa composta da diversi giocatori sopravvalutati e strapagati”. Ratcliffe, che negli ultimi dodici mesi ha perso un quarto del suo patrimonio, tra i più elevati del Regno Unito, ha però messo alla porta i più deboli: sono stati tagliati 450 posti di lavoro. L’imprenditore britannico ha anche ordinato l’aumento del prezzo dei biglietti, scatenando le proteste dei tifosi, già furibondi per i pessimi risultati di questa stagione e contrari da sempre ai Glazer.

Il Tottenham, sempre secondo Maguire, può consolarsi con i conti: “È la società meglio gestita della Premier, quella storicamente con i profitti più alti. Gli Spurs riescono a generare utili da attività extra-calcistiche in misura decisamente maggiore rispetto agli altri club, nonostante la mediocrità del rendimento sportivo. Nel 2024, per dire, le perdite sono state contenute. Parliamo di appena 30,9 milioni di euro”. Anche il Tottenham deve fronteggiare la protesta dei tifosi. Il gruppo che governa il club è la società di investimento britannica ENIC, gioiello del trust familiare di Joe Lewis. Il front man è il presidente Daniel Levy, in carica dal 2001: lui e la sua famiglia detengono il 29,88% del capitale di ENIC. Levy, 63 anni, il presidente di più lungo corso della Premier ed è da sempre criticato per la parsimonia nell’uso del portafoglio.

Questa finale è anche un confronto tra vecchie conoscenze del nostro calcio (Onana, Dalot, Zirkzee, De Ligt, Fernandes, Hojlund, Eriksen, Dorgu, Diallo, Vicario, Udogie, Romero, Kulusevski, Bentancur) e giovani promesse (Yoro, Garnacho, Mainoo, Tel, Johnson). I bomber sono Bruno Fernandes, capitano dei Red Devils, con 19 gol tutto compreso, mentre, sull’altro versante, spicca Brennan Johnson, 17 reti. Il menù è servito. Vinca il migliore o, forse, il meno peggio.

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Il Fatto Quotidiano

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