“Europa la sfida industriale”, il viaggio di Presadiretta negli stabilimenti italiani in crisi – L’anticipazione

  • Postato il 13 aprile 2025
  • Rai
  • Di Il Fatto Quotidiano
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La carenza e la cura inadeguata delle risorse idriche sono al centro di “Aspettando PresaDiretta”, in onda domenica 13 aprile alle 20.30 su Rai 3. Due sono le situazioni emblematiche analizzate: la Basilicata, riserva idrica per l’Italia del sud, dove in pieno inverno migliaia di persone si sono ritrovate con i rubinetti a secco. Qui le dighe sono semivuote e i tassi di dispersione del 60 per cento. E poi la Sicilia, dove in 30 anni la disponibilità di acqua è diminuita del 25%. L’inchiesta è incentrata su grandi opere incompiute, mancati collaudi, insufficiente manutenzione, danni all’agricoltura e agli allevamenti, disagi per i cittadini. Ospite in studio Antonello Pasini, climatologo del Cnr, parla di crisi idrica, di eventi climatici estremi e di cosa fare per cambiare rotta.

“PresaDiretta” prosegue con la puntata “Europa la sfida industriale”, sui dazi di Trump che colpiscono il vecchio continente nel suo momento di massima debolezza economica. Sull’industria tedesca pesa il rischio recessione. Le acciaierie, i cantieri e le fabbriche di auto in Germania sono alle prese – come mostrano le telecamere di PresaDiretta – con migliaia di licenziamenti, scioperi, delocalizzazioni, chiusure di impianti. Pesanti le ripercussioni anche in Italia, soprattutto nel Bresciano, area legata a doppio filo all’industria tedesca, non a caso definita il diciassettesimo Land. Un viaggio negli stabilimenti siderurgici, meccanici e della filiera dell’auto, che vivono il crollo delle esportazioni.

Sul fronte opposto, la Cina e il suo primato mondiale di veicoli elettrici. Il reportage di Riccardo Iacona racconta un sistema che conta 40 gruppi automobilistici, più di 100 marchi, 4 milioni e mezzo di lavoratori. Non solo, oggi sono le aziende cinesi a portare avanti joint venture e acquisizioni in Europa. Mentre in Italia a Termoli, gli stabilimenti Stellantis si svuotano di operai e di produzione. E anche il grande progetto di costruire una gigafactory per realizzare batterie elettriche non è mai decollato: sempre meno posti di lavoro, sempre più ore di cassa integrazione.

Eppure, i soldi per sostenere l’economia ci sarebbero, se anche le multinazionali pagassero le tasse. Come dimostra l’Irlanda: dal settore farmaceutico a quello tecnologico, dalle comunicazioni ai servizi finanziari hanno lì la propria sede ben 1.800 multinazionali, in maggioranza americane. Perché lì le tasse sono molto più basse rispetto a Italia o Usa.
Ospite in studio per analizzare la crisi e le nuove sfide industriali Emiliano Brancaccio, docente di Economia politica all’Università Federico II di Napoli.

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