Europa e Regno Unito verso il primo vertice post-brexit: al centro la difesa. Ma Farage accusa Starmer di tradimento

  • Postato il 16 maggio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Alla vigilia del primo summit formale post-Brexit tra Regno Unito e Unione Europea, previsto per il 19 maggio 2025 a Londra, le parti si preparano a ridefinire il loro rapporto. Ma fino a che punto, e con quanta fiducia reciproca? A quasi un decennio dal referendum sulla Brexit, con cui nel giugno 2016, con un esito a sorpresa, UK è uscito dall’Unione Europea, il summit rappresenta un momento cruciale per il governo laburista del primo ministro Keir Starmer, chiamato a mantenere la promessa di un “rilancio ambizioso” delle relazioni con Bruxelles.

In un contesto globale segnato da stagnazione economica, la guerra in Ucraina e Gaza e l’impatto geopolitico della presidenza Trump, la necessità di una cooperazione più stretta si è fatta urgente ed innegabile. Eppure antiche diffidenze, diverse sensibilità politiche, rigide linee rosse e questioni apparentemente minori come i diritti di pesca rischiano di limitare un progresso che sarebbe necessario, e di mutuo beneficio.

Dal suo insediamento nel luglio 2024, il governo Starmer ha cercato di sanare le tensioni e risolvere le questioni ereditate da anni di negoziati sulla Brexit finora dominati da un impianto ideologico, quello del Partito conservatore, ostile a Bruxelles. Del resto Starmer era, ai tempi della segreteria Corbyn, il ministro ombra per Brexit, e quindi ha tessuto rapporti con i rappresentanti europei per molti anni.

L’UE, principale partner commerciale del Regno Unito con un volume di scambi pari a 795 miliardi di sterline nel 2023, rimane cruciale per la ripresa economica britannica. L’impatto della Brexit è stato significativo: l’Office for Budget Responsibility stima una riduzione del Pil a lungo termine del 4%, mentre uno studio dell’Università di Aston-Birmingham evidenzia un calo del 27% delle esportazioni e del 32% delle importazioni verso l’UE tra il 2021 e il 2023 rispetto a uno scenario senza Brexit. Per affrontare questa situazione, i laburisti puntano a un accordo sanitario e fitosanitario (SPS) per ridurre i controlli alle frontiere sul commercio agroalimentare, a far interagire i sistemi di scambio di emissioni di carbonio e a esplorare programmi di mobilità giovanile.

Le priorità sono ben definite nell’agenda del summit, ma l’incontro avviene in un clima di cautela reciproca. Un risultato chiave atteso è un patto su difesa e sicurezza, assente dall’Accordo sul Commercio e la Cooperazione (TCA) del 2020. Con l’invasione russa in Ucraina e la prospettiva di un possibile disimpegno degli Stati Uniti dalla NATO, entrambe le parti hanno chiaro, piú che mai, il valore di una cooperazione formalizzata. Secondo il think tank UK in a Changing Europe (UKICE) un accordo strutturato in questo ambito gode di ampio consenso, ma richiede compromessi più semplici sulla carta che nella pratica.

Per esempio la partecipazioni di Londra a programmi di difesa dell’UE, come l’iniziativa SAFE da 150 miliardi di euro, e a missioni congiunte in regioni come i Balcani occidentali. È prevista anche una dichiarazione congiunta sui valori condivisi – sostegno all’Ucraina, obiettivi climatici e diritti umani, inclusa la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo – per segnalare un allineamento di principio contro le sfide globali.

Da sempre, la pesca rimane un nodo gordiano dei negoziati. L’UE chiede un accesso continuato alle acque britanniche dopo il giugno 2026, quando scadranno gli accordi transitori, e collega questo tema ad altri dossier, come quello strategico della sicurezza. Il Regno Unito, forte del vantaggio attuale che favorisce la sua industria ittica, resiste a un accordo permanente. Per gli esperti di UKICE, l’UE potrebbe usare la pesca come leva negoziale per ottenere concessioni commerciali, rischiando di rallentare i progressi complessivi. I diplomatici europei hanno definito “ridicola” l’offerta britannica di un’estensione quadriennale e avvertito che i negoziati potrebbero protrarsi fino all’ultimo minuto. Questo impasse riflette l’approccio dell’UE del “nulla è concordato finché tutto non è concordato”, e complica di riflesso i colloqui più ampi sulle questioni di principio.

Lo stesso per i negoziati commerciali. L’UE insiste sulla piena attuazione degli accordi esistenti, incluso il Windsor Framework, e rifiuta il “cherry-picking” dei benefici del mercato unico senza concessioni come la libertà di movimento, utile a Londra. Starmer ha escluso il ritorno al mercato unico, all’unione doganale o l’accettazione della libertà di movimento, ma ha aperto alla convergenza dinamica con le norme UE e a un ruolo limitato della Corte di Giustizia Europea, rompendo con le linee rosse dei conservatori. Un possibile accordo SPS potrebbe alleviare le frizioni alle frontiere, a vantaggio di esportatori britannici come le grandi catene di supermercati Sainsbury’s e Marks & Spencer, che hanno fatto pressione per controlli semplificati. Il collegamento dei sistemi di scambio di emissioni offre inoltre opportunità economiche e ambientali condivise.

La mobilità giovanile, proposta di lunga data dell’UE, sta guadagnando terreno. Inizialmente respinta sia dai laburisti che dai conservatori, Starmer ora la presenta come un programma “controllato” per i giovani tra i 18 e i 30 anni, distinto dalla libertà di movimento per il grande pubblico. Un programma bilaterale potrebbe rafforzare i legami culturali e tamponare l’emorragia di fondi per le università britanniche, ma la retorica anti-UE dei nazionalisti inglesi limita la flessibilità di Starmer, pressato da considerazioni di politica interna.

Il partito Reform UK di Nigel Farage, rafforzato dal recente trionfo alle amministrative, accusa i laburisti di volersi riavvicinare all’UE, e ha gioco facile nel dipingere ogni concessione come un tradimento della Brexit. Secondo alcuni osservatori sarebbe stata questa pressione a spingere Starmer a optare per un summit sobrio, ospitato a Downing Street anziché in una sede prestigiosa come Lancaster House, di solito scelta per le riunioni internazionali di questo livello.

Ma anche l’UE, come entità e per i singoli stati membri, deve fare i conti con vincoli interni. Francia e Danimarca danno priorità alla pesca, mentre altri proteggono l’integrità del mercato unico. Nonostante la buona volontà verso i laburisti, allo stato attuale i diplomatici europei esprimono frustrazione per le proposte vaghe del Regno Unito, e sollecitano chiarezza sui compromessi: questo suggerisce che il summit non produrrà accordi definitivi, ma potrebbe consolidare un’agenda negoziale per il 2025-2026, con focus su commercio, difesa e mobilità. Un punto di partenza, quindi, non una conclusione, con un “intendimento comune” per avviare trattative su commercio, mobilità ed emissioni entro l’autunno.

Secondo UKICE, il successo dipenderà dalla capacità di superare le linee rosse ideologiche e di bilanciare ambizione con pragmatismo, con lo sguardo ad un orizzonte globale più ampio dell’asse anglo-europeo.

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