Etiopia: 13 denti riscrivono l’evoluzione umana?

  • Postato il 16 agosto 2025
  • Di Focus.it
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Un gruppo internazionale di paleoantropologi ha realizzato una scoperta di grande valore nel sito di Ledi-Geraru, nella regione dell'Afar, in Etiopia: 13 denti fossili – risalenti a circa 2,6–2,8 milioni di anni fa – che indicano la presenza simultanea in un unico luogo di un Australopithecus sconosciuto e dei più antichi esemplari del genere Homo. Secondo Brian Villmoare, primo autore dello studio pubblicato su Nature, si tratta della conferma che Homo e Australopithecus coesistevano nello stesso periodo e nello stesso territorio africano. Perché questa scoperta è importante La scoperta conferma ancora una volta che non vi fu un'evoluzione lineare dei nostri trisavoli, bensì uno scenario ad albero intricatamente ramificato. Anche Kaye Reed, paleoecologa dell'Arizona State University e codirettrice del Ledi-Geraru Research Project dal 2002, ha sottolineato che «questa scoperta dimostra che la percezione evolutiva di scimmia-Neanderthal-uomo moderno è fuorviante: l'evoluzione umana forma un arbusto cespuglioso, con specie che coabitano, si estinguono e divergono».. I 13 denti comprendono 10 attribuiti a due esemplari di Australopithecus, sufficientemente diversi da non combaciare con Australopithecus afarensis (la celebre "Lucy"), attualmente datata fino a circa 2,95 milioni di anni fa. Gli altri 3 denti presentano caratteristiche riconducibili al più antico Homo noto, quindi molto probabilmente un Homo habilis. Per ora, però, i ricercatori non hanno dato un nome alla nuova specie di Australopithecus: serviranno fossili più completi per una descrizione ufficiale. L'importanza del luogo del ritrovamento Il sito di Ledi-Geraru si trova in una regione geologicamente attiva, dove frequenti eruzioni vulcaniche hanno depositato ceneri ricche di feldspati (minerali ricchi in silice e altri elementi), utili per datare i livelli stratigrafici con metodi basati sul decadimento del potassio-argon: i denti sono incastonati tra due eventi eruttivi datati grazie a queste tecniche.. Già nel 2013, lo stesso sito aveva restituito la mandibola LD 350-1 – il più antico reperto attribuito al genere Homo, risalente a circa 2,75–2,8 milioni di anni fa. Inoltre, risalenti a circa 2,6 milioni di anni fa, sono state rinvenute le prime industrie litiche olduvaiane. L'ambiente dell'epoca era molto diverso dall'attuale morfologia desertica: si trattava di pianure erbose attraversate da fiumi che sfociavano in laghi poco profondi, circondate da vegetazione fitta e ricche di fauna erbivora e acquatica. Qualcuno dubita che si tratti di una nuova specie Non tutti gli studiosi, tuttavia, hanno accettato l'interpretazione che i denti appartengano a una nuova specie. Alcuni esperti mettono in guardia dal delineare l'Australopithecus scoperto come ex novo sulla base di soli denti, evidenziando possibili variazioni intraspecifiche o evolutive graduali. In ogni caso Villmoare e Reed osservano che, per ora, è certo che Homo e Australopithecus convivevano a contatto e le recenti scoperte ne sono una prova ulteriore, ma resta incerto se si confrontassero per le risorse, si ibridassero o se combattevano tra loro. Per risolvere queste domande sarà cruciale scoprire nuovi fossili, in particolare ossei, per poter analizzare anatomia, dieta (attraverso lo smalto dentale) e comportamenti..
Autore
Focus.it

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