Esposito, il pulcino Pio è già cresciuto: il 9 moderno per Inter e Italia

  • Postato il 19 settembre 2025
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  • Di Libero Quotidiano
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Esposito, il pulcino Pio è già cresciuto: il 9 moderno per Inter e Italia

C’è chi vede il dito e chi la luna. C’è chi vede gli zero tiri in porta e chi i 47 tocchi, 3 passaggi chiave, una grande occasione creata, 4 duelli a terra e 2 duelli aerei vinti, ovvero tutto ciò che ha permesso all’Inter di giocare come si deve in quel di Amsterdam. Non è da un gol che si giudica un giocatore, nemmeno se questi è un centravanti come Pio Esposito. È semmai dalla capacità di rendersi utile a prescindere dal gol che si giudica un centravanti, soprattutto se, all’apparenza, è di razza, vecchio stampo, di quelli che non ne facevano più da 15-20 anni, ditela un po’ come volete, ci siamo capiti.

Novantaquattro sulla maglia, Nove nell’anima. Un tempo al bar sport li chiamavano centravanti-boa, ma guai a rispolverare il nomignolo, sarebbe riduttivo per uno che non sta affatto fermo lassù ad aspettare il pallone. Esposito se lo viene a prendere, si mette sempre “in luce”, come dicono quelli bravi. E poi non si limita a semplici sponde, ma ha un ventaglio di soluzioni- aperture, appoggi, sventagliate- da regista offensivo. Si vede che Dzeko è il giocatore in cui si vede di più e che ha probabilmente visto di più in video, e magari anche dal vivo quando il bosniaco vestiva nerazzurro e Pio si affacciava alla Primavera allenata, guarda un po’, da Chivu. Ogni volta che riceve il pallone, il 94 nerazzurro sa già come smistarlo. Con il pensiero, Esposito anticipa sia la giocata sia i movimenti. È utile un esercizio: mentre Barella, Calhanoglu e compagni fanno girare il pallone, osservate quante volte Pio accenna il movimento per occupare lo spazio potenzialmente migliore per lo sviluppo dell’azione.

 

SCANSIONE

Grazie a questa continua scansione del gioco, riesce a farsi trovare sempre “in visione”, come si dice a Coverciano, ovvero in favore di ricezione. Non è mai nascosto in area, habitat naturale del centravanti che pensa a sé, al gol, prima che a tutto il resto. Può sembrare un difetto per un Nove, ma non lo è per un giocatore che deve portare certe sue caratteristiche antiche nel gioco contemporaneo. Pio è il perfetto centravanti che deve favorire gli inserimenti delle mezzali, motivo per cui Conte l’aveva richiesto come sostituto ideale di Lukaku nel suo Napoli, ancor più di Hojlund. E De Laurentiis era d’accordo, considerando l’offerta da oltre 40 milioni paventata all’Inter. Ma è anche perfetto, Esposito, per giocare in coppia con un altro centravanti, sia esso Thuram, come contro l’Ajax, Lautaro che dovrebbe tornare contro il Sassuolo o Bonny che si candida a dare respiro al connazionale Marcus. Un’ottima notizia anche per il ct Gattuso che si ritrova con una paradossale- considerando il precedente decennio di lamentele- abbondanza nel reparto d’attacco, nello specifico quello delle punte, e ha in Kean un interprete che rende ancora di più con un compagno al fianco capace di pulire qualche pallone.

Quel che ha fatto Retegui nelle prime due partite del nuovo corso azzurro, lo può fare anche Esposito. Dunque si può pensare a un definitivo passaggio al 4-4-2 per l’Italia, valorizzando la parte migliore di noi che è improvvisamente diventata il doppio centravanti.

Per l’Inter lo è sempre stata, motivo per cui Chivu ha conservato il 3-5-2 nonostante “il popolo” chiedesse a gran voce una rivoluzione. Ma lui, parafrasando un saggio, «non è scemo». Ed Esposito, con tutto il rispetto, non è un Taremi, un Arnautovic o un Correa. È uno su cui vale la pena puntare qui e ora, da subito, ai massimi livelli. Perché la scusa della gavetta è buona per quelli che non sono così tanto buoni a giocare.

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Libero Quotidiano

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