Esecuzioni, torture e teste mozzate: gli orrori della brigata Wagner in Mali postati dai mercenari russi su Telegram

  • Postato il 26 giugno 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Autori di massacri che documentano essi stessi i propri crimini di guerra, fornendo prove e dettagli. Qualcosa che non accade solo a Gaza, ma anche nel Sahel. Parliamo della Brigata Wagner, la compagnia di mercenari russi fondata da Yevgeny Prigozhin che continua a operare in Africa. L’avvertimento all’inizio dell’inchiesta che la rivista francese Jeune Afrique ha diffuso ieri è chiaro: l’articolo contiene immagini e descrizioni di fatti talmente crudi che possono essere letti sono da un pubblico consapevole e non troppo sensibile. E che per questo scegliamo di non raccontarvi. Jeune Afrique ha svolto per diverse settimane un’inchiesta undercover, infiltrando uno dei suoi giornalisti in un gruppo Telegram chiuso. I risultati sono sconvolgenti. Dopo la loro diffusione, ieri, il social ha immediatamente chiuso il relativo gruppo, ma dalla rivista fanno sapere di aver salvato una buona parte dei video raccapriccianti, conservando così le prove dei crimini commessi.

Il materiale raccolto – Il canale si chiamava “White Uncles in Africa 18+” e mostrava senza reticenze le violenze commesse dagli affiliati al gruppo Wagner in Mali, dove i paramilitari russi sono schierati a fianco dell’esercito regolare da fine 2021. Omicidi di civili rivendicati con orgoglio. Teste mozzate brandite come trofei. Video a pagamento, con cifre più o meno alte a seconda della brutalità delle scene. Nel periodo di permanenza nel gruppo, il giornalista infiltrato ha contato 322 video e 647 fotografie con scene di mutilazioni, torture, esecuzioni, profanazione di cadaveri, cannibalismo. Una galleria degli orrori accessibile solo tramite collegamento inviato agli abbonati di un altro canale vicino a Wagner. Sul canale YouTube della rivista francese vengono mostrati (parzialmente oscurati) alcuni di questi screenshot, molto crudi, ma non i peggiori: bastano e avanzano per intuire la portata degli abusi commessi, in modo massiccio e rivendicato.

I membri del gruppo – Oltre a confermare indiscutibilmente la presenza di mercenari russi sul terreno – anche se le autorità maliane hanno sempre parlato di “istruttori” –, il materiale può diventare elemento di prova per un futuro procedimento giudiziario sui crimini di guerra nel Sahel. Secondo Matteo Maillard, il reporter sotto copertura, a essere sconvolgenti sono anche le reazioni e il sostegno di “abbonati a pagamento, spesso fan del gruppo Wagner, che applaudivano nei commenti e reagivano con faccine per celebrare esecuzioni e torture”. La maggior parte dei membri del gruppo nasconde la propria vera identità. Sono principalmente mercenari attivi, veterani dell’organizzazione, ma anche fan di Wagner. Il gruppo infatti, nonostante il calo di popolarità in seguito al tentativo di marcia su Mosca nel giugno 2023 e alla morte, due mesi dopo, del fondatore Yevgeny Prigozhin, gode ancora di solidi appoggi nella comunità paramilitare russa. Quando è stato creato il 27 agosto 2024, il canale aveva solo poche decine di abbonati. Alla chiusura erano 363.

Gli insulti ai soldati neri – Nel canale sono documentati anche crimini commessi da alcuni soldati maliani e burkinabè. Uno di questi video (“Come tagliare un jihadista”, riassume Jeune Afrique) era anche trapelato, circolando su WhatsApp in Mali e provocando una netta presa di distanza delle autorità, che avevano promesso immediate indagini (che tuttavia non risultano effettuate). Una galleria di orrori infiniti, fra cui spesso sventolano bandiere della Wagner. E proliferano insulti razzisti, richieste di omicidio e celebrazioni di violenza gratuita ed efferata contro i nemici di Wagner in Mali, vale a dire jihadisti e ribelli. Nemmeno gli alleati neri del gruppo sono trattati con rispetto: fra loro li chiamano, in russo, “carbone” o “ne*ri”.

Il mariketing suprematista – Del resto, la matrice suprematista è evidente. L’amministratore del canale (che vende le immagini per guadagnarci e non ne fa mistero) in un altro gruppo Telegram da lui gestito vende berretti, tazze e persino felpe recanti il logo della compagnia. Prodotti commercializzati (spiega sempre Jeune Afrique) sulla piattaforma di e-commerce russa Wildberries, tramite il marchio H8 Core, un riferimento all'”Heil Hitler” dei nazisti. Offre magliette White e Proud, nonché distintivi delle forze armate maliane o delle loro controparti nella Repubblica Centrafricana. Questo bieco personaggio, che si cela dietro lo pseudonimo di “Maskov”, è stato di recente smascherato dal collettivo Bellingcat: si tratta di Roman Vassilievitch Morin, 38 anni, veterano delle truppe aviotrasportate della Federazione russa ed ex-mercenario del gruppo Wagner. Morin è anche vicino ad Alexei Miltchakov, il comandante del gruppo paramilitare neonazista Rusich, sottoposto a sanzioni internazionali e che è visto come un pool di reclutamento per Wagner.

I riferimenti ideologici – Il 1° dicembre 2024 una foto mostra sette teste allineate sulla sabbia, accompagnate dal logo di Rusich e dalla seguente didascalia: “Quando il White Power, il KKK (Ku Klux Klan) e RaHoWa (Racial Holy War) si incontrano di nuovo. Foto ispirata al libro I 10 piccoli negri (ma ne abbiamo trovati solo 7).” Come sottofondo di un altro post di un uomo catturato e poi ucciso, c’è una canzone di un rocker di epoca sovietica, Konstantin Stoupin. Un verso recita: “Un buon negro è un negro morto”. E il ritornello ripete: “Era l’ultimo negro del mondo. L’Africa è vuota”. Oltre agli emblemi del teschio, alle rune nordiche e alla mazza usata dai mercenari per finire le loro vittime, ritorna regolarmente anche una figura del folklore russo, quella di Barmalei. Un pirata cannibale, spauracchio di un racconto che tutti i russi conoscono. Racconta la storia di bambini che scappano per rifugiarsi in Africa, dove vengono inseguiti dai Barmalei, che vogliono divorarli. Il sadismo malato dell’amministratore del gruppo emerge nei giorni dopo Natale, quando – dopo aver preannunciato per giorni un “regalo speciale” per gli abbonati – posta la foto di un’acacia spinosa con sei teste appese.

L’addio annunciato di Wagner al Mali – A conclusione di questa galleria degli orrori (i cui contenuti sono da noi stati citati solo in piccola parte) occorre una precisazione: dopo tre anni e mezzo di presenza in Mali, il gruppo Wagner ha annunciato il 6 giugno che lascerà il Paese. Tuttavia, il Groupe de soutien à l’Islam et aux musulmans (Jnim), affiliato ad Al-Qaeda, è oggi più forte che mai e sta moltiplicando gli attacchi in una strategia di accerchiamento della capitale Bamako. I ribelli hanno anche inflitto a Wagner la sua peggiore sconfitta militare nel continente africano in quasi dieci anni di presenza: durante la battaglia di Tinzawaten, nel luglio 2024, sono stati uccisi più di ottanta mercenari russi. La macabra strategia della terra bruciata e dell’ultraviolenza non ha dunque cambiato il corso della guerra, e, mentre Africa Corps (il nuovo braccio armato del Cremlino) prende il controllo delle operazioni russe in Mali, i mercenari di Wagner fanno le valigie. Alcuni portando con sé, materialmente, dei macabri trofei.

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