Escort, mucche e talismani: scandalo al Campidoglio, i 238 dipendenti nel mirino

  • Postato il 27 gennaio 2025
  • Di Libero Quotidiano
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Escort, mucche e talismani: scandalo al Campidoglio, i 238 dipendenti nel mirino

I colleghi lo vedevano più sulle scale che alla scrivania: ormai era diventato una leggenda, tipo Bigfoot, il dipendente del Campidoglio finito nel maxi almanacco degli orrori (lavorativi) che l'amministrazione del sindaco con la chitarra, Roberto Gualtieri, ha trasmesso all'Anticorruzione. Ben 238 procedimenti disciplinari a fronte dei 148 dell'anno prima e dei 125 del 2022. Segno evidente che i “furbetti” di Roma Capitale son diventati più spregiudicati. Come, appunto, quell'impiegato che è stato sanzionato perché entrava e usciva decine e decine di volte alla settimana dall'ufficio (però almeno timbrava...) senza alcuna giustificazione. Se non quella di aver confuso il concetto di “orario flessibile”. Sotto inchiesta è finita pure una collega dell'ufficio condoni che era diventata fin troppo curiosa nella ricerca delle pratiche relative ad abusi edilizi su cui graverebbe l'ombra della corruzione: così è finita nei guai per accesso abusivo a sistemi informatici.

CONTI CORRENTI
Al capitolo mazzette è dedicato ampio spazio nella relazione all'Anac: sono in calo rispetto al 2023 (allora 19, oggi 5) ma riguardano appalti da centinaia di milioni di euro, compresi quelli per il Giubileo appena iniziato. Quattro dipendenti del Campidoglio sono indagati da circa quattro mesi nel filone in cui compare un discusso uomo d'affari della Città Eterna, Mirko Pellegrini soprannominato “il bandito”. Prenditore più che imprenditore, se si leggono le accuse (tutte ancora da dimostrare, comunque) contestategli dalla Procura. Ovvero la creazione di un vero e proprio universo societario ombra col quale accaparrarsi i contratti in regime di monopolio nei settori della pavimentazione stradale. Come ha scritto il giornale online 7Colli.it, l'uomo sarebbe stato titolare occulto di circa 170 conti correnti, agganciati a decine e decine di aziende, formalmente intestati a terzi ma nelle sue immediate disponibilità. Sempre il quotidiano digitale aveva riportato il contenuto di un post-it, ritrovato dalla Finanza durante una perquisizione domiciliare, in cui c'era scritto: «Qui ci prendiamo il sugo e qui ci prendiamo la pancetta». Secondo gli investigatori, con quella frase si riferiva allo spessore dell'asfalto per realizzare il manto stradale, ai materiali da tagliare sottobanco per guadagnare maggiormente e rispettare il principio del massimo ribasso grazie al quale avrebbe ottenuto almeno 75 appalti.

 

 

Il “tribunale interno” del Campidoglio ha dovuto inoltre pronunciarsi pure su un lavoratore dell'Ama che, invece della spazzatura, preferiva raccogliere le monetine dei jackpot (quei rari) alle macchinette slot machine. Avevano finanche cercato di rimetterlo sulla giusta via, i suoi capi, ma il lupo perde il pelo e mai il vizio: lo hanno sorpreso, durante l'orario di lavoro, a dormire e, in una circostanza, ad appartarsi con una prostituta (oggi si dice “escort”). Insomma: i colleghi svuotavano i cassonetti, lui si limitava a svuotare il portafogli a fini ludici. E che dire poi dei due dipendenti dell'Atac licenziati perché si rifiutavano di multare i “portoghesi” sorpresi sui mezzi pubblici? La prima, conosciuta nell'ambiente come “la maga”, si assentava per andare a vendere, nel corso di fiere e sagre, talismani portafortuna e “incantesimi e corsi di magia lunare”. Poverina: forse voleva evitare che gli utenti arrabbiati con metro e bus maledicessero l'azienda.
E comunque c'è da specificare che, con le arti esoteriche, era davvero brava: è riuscita a farsi pagare lo stipendio per anni senza mai far nulla.

MUCCHE DA MUNGERE
L'altro dipendente, invece, sembra uscito da una scena di “Amici miei”: al superiore che lo aveva convocato per comunicargli il procedimento disciplinare, il nostro eroe aveva risposto: «Io sono un apolide e non posso multare chi non paga il biglietto». Capolavoro post-moderno da studiare nei tribunali (su come non ci si difende). Risultato? Cacciato su due piedi. Ora gira ramingo. E poi c'è la storia di Castel di Guido, dove le uniche a rispettare gli orari di lavoro erano le mucche delle tenute di Roma Capitale. I guardiani che dovevano prendersene cura (stipendiati dal Campidoglio) hanno disertato per settimane la mungitura, provocando la giusta ira funesta delle povere bestie. Alla fine dev'essere spuntato un Landini pure tra le vacche ad aizzare una “rivolta bovina” e così, magicamente, è arrivata una telefonata negli uffici del Comune per segnalare il caso. I guardiani son tornati a coccolare le vacche senza però piangere sul latte versato: per loro nessun licenziamento, ma solo una multa. Quando si dice “mungere il sistema”...

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Libero Quotidiano

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