“Ero dipendente dalla droga e bevevo 30 bottigliette di alcolici a notte. Dopo 20 anni ho cambiato vita, pregare mi ha salvata”: la rinascita di Charlene Chandler

Vent’anni passati tra abuso di alcol e di droghe. “Ero dipendente dalla droga e bevevo 30 bottiglie di alcolici a notte, ma ho cambiato vita”, ha detto Charlene Chandler al Mirror nel presentare il libro “My Testimony, from Darkness to Light“. L’imprenditrice di Portsmouth (città a sud dell’Inghilterra) grazie al duro lavoro e al sostegno della preghiera e del nuovo fidanzato, ha cambiato il suo stile di vita.

“Mi sono buttata sulla droga e sull’alcol perché non riuscivo ad accedere ai servizi pubblici per l’assistenza alla salute mentale – ha confessato –. All’inizio ho iniziato a bere alle feste, non era una cosa regolare, ma sono rapidamente diventate eccessive. Sono sfociate in abuso di alcol e droga: potevo bere 30 bottigliette di alcol in una notte. Disintossicarmi è stata una delle cose più difficili che abbia mai dovuto affrontare. Ma la vita è semplicemente migliorata: sono entusiasta per tutto ciò che mi aspetta“.

E ancora: “I miei livelli di tolleranza sono aumentati. Più ne avevo, più ne avevo bisogno. Sono diventata così dipendente, dovevo affrontare i miei problemi di salute mentale”. All’età di 13 anni, a Charlene è stato diagnosticato un disturbo post-traumatico da stress complesso (C-PTSD), depressione, ansia e disturbo della personalità emotivamente instabile. È stata “cacciata” dal sistema di assistenza sanitaria a 16 anni per le sue intemperanze e le è stato assegnato una casa popolare a Londra. Charlene ha raccontato di aver trascorso i successivi vent’anni “a fare festa senza sosta”, rendendola incapace di mantenere un lavoro tanto che i suoi figli sono stati affidati a un istituto. “Non ero pronta per diventare mamma”, ha ammesso.

Poi la svolta nel 2018 quando ha incontrato il suo compagno di 31 anni che l’ha aiutata a smettere di bere: “Sapevo che volevo smettere di drogarmi, perché stavo cercando di iniziare una nuova vita. Mi sono persino unita a una nuova chiesa e sono stata battezzata. Il mio gruppo di preghiera era la mia spalla su cui piangere, così come il mio compagno. Ogni volta che avevo bisogno di loro, loro erano lì. Sembrava impossibile smettere, ma mi hanno aiutato, così come la mia spiritualità”.

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Il Fatto Quotidiano

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