Ergastolo per chi commette il delitto di femminicidio, cosa prevede il disegno di legge in discussione nel Consiglio dei ministri

  • Postato il 7 marzo 2025
  • Politica
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A poche ore dall’8 marzo, la Giornata internazionale della donna, nel Consiglio dei Ministri si discute, come unico punto all’ordine del giorno, della bozza del disegno di legge sull’introduzione del delitto di femminicidio. Una legge che ha trovato il plauso anche dell’opposizione, con la Bonetti di Italia Viva che dice di volerla sostenere e la Zanella di Alleanza Verdi e Sinistra che parla di “atto dovuto”.

Ergastolo per chi commette il delitto di femminicidio

Stando alle bozze pubblicate dall’Ansa, il disegno di legge sul femminicidio prevede che “chiunque cagiona la morte di una donna quando il fatto è commesso come atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna, o per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà, o comunque l’espressione della sua personalità, è punito con l’ergastolo. Fuori dai casi di cui al primo periodo, si applica l’articolo 575” del codice penale, che prevede una pena non inferiore a 21 anni.

“La pena è aumentata da un terzo alla metà se”, nel caso di maltrattamenti di familiari o conviventi, “il fatto è commesso come atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna, o per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà, o comunque l’espressione della sua personalità”. Negli stessi casi, stando alla bozza del disegno di legge sull’introduzione del delitto di femminicidio, “la pena è aumentata da un terzo a due terzi per quanto riguarda le minacce e il revenge porn. Attualmente i reati di maltrattamenti in famiglia sono puniti con la reclusione da tre a sette anni, pena che aumenta nel caso siano coinvolti minori, donne in stato di gravidanza o disabili”.

Palazzo Chigi visto da fuori
Ergastolo per chi commette il delitto di femminicidio, cosa prevede il disegno di legge in discussione nel Consiglio dei ministri (foto Ansa) – Blitz Quotidiano

L’audizione della persona offesa diventa obbligatoria

Nei casi di codice rosso, l’audizione della persona offesa non è più delegabile alla polizia giudiziaria, ma sarà “obbligatoria” per il pubblico ministero. Un’altra norma che riguarda i magistrati è quella che, rafforzando gli oneri formativi, introduce l’obbligo per i magistrati di partecipare ad almeno uno specifico corso tra quelli organizzati dalla Scuola superiore della magistratura, indipendentemente dall’appartenenza a gruppi o sezioni specializzate in materia e dalle funzioni svolte.

 

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Blitz

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