Erdogan e Haftar, dialogo su affari e confini: la Turchia vuole il gas e il petrolio della Libia Cirenaica
- Postato il 1 agosto 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Le forze armate turche stanno tentando di ampliare il dialogo con l’autoproclamato Esercito nazionale libico (Laaf), ovvero la milizia che controlla la Cirenaica, comandata ufficialmente dall’ottantenne generale Khalifa Haftar – definito il rais della Cirenaica – e de facto dal figlio Saddam.
Ankara, che controlla invece la Tripolitania attraverso il governo presieduto dal sempre più debole premier Abdullah Dbeibah, non sta tuttavia cercando in questo modo di sanare la violenta spaccatura della Libia. Il Sultano Recep Tayyip Erdogan piuttosto mira con questo tentativo di collaborazione con Haftar a ottenere un accordo vantaggioso sullo sfruttamento dei giacimenti di gas e di petrolio di cui è ricchissima la Cirenaina, ma non la Tripolitania, nonché un allargamento e allungamento dei propri confini marittimi nel Mediterraneo. Ipotesi che ha messo in allarme la Grecia: se ciò avvenisse, Atene vedrebbe alterata la propria zona economica marina attorno a Cipro e Creta, anch’esse ricca di idrocarburi off shore che fanno gola alla Turchia, del tutto priva di risorse naturali.
Ma potrebbe anche avere ripercussioni gravi sull’Italia – proprio oggi Giorgia Meloni è al cospetto del Sultano – perché è dalla Libia che parte la maggior parte dei barconi con a bordo i profughi. Migranti in cerca d’asilo che potranno essere ulteriormente sfruttati come leva di pressione geopolitica nei confronti del nostro Paese. Dietro Haftar ci sono potenze regionali e mondiali: specialmente Russia, Egitto ed Emirati Arabi.
Da quando, due mesi fa, Ankara ha dato il benvenuto a Saddam Haftar con tanto di tappeto rosso e picchetto d’onore, il comandante delle forze terrestri della Laaf ha rafforzato la propria leadership nell’attesa di prendere il posto del vecchio padre. Ironicamente, la visita ha coinciso con l’anniversario del fallito tentativo di Haftar senior nel 2019 di conquistare Tripoli con la forza: un’aggressione che la Turchia ha contribuito a respingere attraverso un intervento militare diretto a sostegno del Governo di accordo nazionale (Gna). Sei anni dopo, la Libia rimane impantanata in una situazione di stallo politico, senza progressi negli sforzi guidati dalle Nazioni Unite per istituire un esecutivo unificato e indire elezioni.
Le aperture di Ankara sono arrivate poco dopo l’annuncio di Atene, secondo cui il gigante energetico Chevron intende esplorare giacimenti di gas sottomarino in una vasta area a sud di Creta, provocando quella che sembra essere una risposta preventiva da parte di Ankara per contrastare le mosse di Atene nel Mediterraneo. La Turchia risulta indebolita nei confronti della Grecia per il fatto che il memorandum del 2019 con il Gna sull’ampliamento dei confini marittimi non è ancora stato ratificato dalle autorità libiche orientali (cioè della Cirenaica), impedendo l’accesso alla costa libica orientale in prossimità delle Zone economiche esclusive (Zee) che Ankara contesta ad Atene.
Secondo una dichiarazione dell’ufficio di Saddam Haftar, la visita si è concentrata sulla cooperazione bilaterale per questioni regionali e internazionali di reciproco interesse. Tuttavia, Haftar e i suoi ospiti avrebbero anche discusso di esercitazioni congiunte e piani per addestrare i soldati della Laaf in settori quali manutenzione, sminamento, supporto tecnico e utilizzo di droni di fabbricazione turca. Sebbene le notizie di accordi militari firmati rimangano non confermate, la calorosa accoglienza della Turchia a Saddam segnala un cambiamento strategico nei suoi legami con la Libia orientale e il riconoscimento de facto delle forze armate libiche come legittimo attore militare: una rottura con anni di etichettatura come “forza golpista” e accuse da parte delle LAAF di sponsorizzare il “terrorismo”. L’inaspettata accoglienza di Saddam da parte di Ankara solleva interrogativi cruciali sulla sua strategia in evoluzione in Libia e sulle sue implicazioni per il futuro del Paese e della regione in generale. La visita di Saddam ha rappresentato il culmine di un approccio pragmatico da parte di Ankara.
La vera svolta, tuttavia, è arrivata con i grandi sforzi di soccorso turchi in seguito alla devastante alluvione di Derna (città della Cirenaica) del 2023. Questa campagna ha aperto la strada al rientro delle imprese edili turche nella Libia orientale, dove ora sono attivamente coinvolte nei progetti di ricostruzione guidati dal Derna Reconstruction Fund (gestito da Belqasim Haftar, un altro figlio di Khalifa). A ulteriore consolidamento dei legami, la Turkish Airlines ha ripreso i voli per Bengasi e sono in corso trattative per la possibile riapertura di un consolato turco. Il crescente impegno di Ankara nella Libia orientale è motivato dunque da una confluenza di considerazioni geopolitiche ed economiche. Riflette anche la crescente consapevolezza di Ankara, maturata in anni di profondo e spesso frustrante coinvolgimento in Libia, che le istituzioni politiche formali del Paese funzionano essenzialmente come facciate per gli interessi acquisiti di potenti mediatori del potere militare sia a est che a ovest. Sotto la morsa ferrea di Haftar, la Laaf ha mantenuto un certo grado di stabilità nella Libia orientale e in gran parte del sud. Al contrario, il campo occidentale, tradizionalmente allineato con la Turchia, è privo di un comando militare unificato ed è costantemente impantanato in lotte di potere interne e scontri tra milizie.
Questa differenza, unita alle ambizioni economiche della Turchia, sottolinea la logica pragmatica alla base dell’apertura di Ankara alle Forze Armate di Haftar e dell’effettivo riconoscimento della sua autorità de facto nell’area orientale. Da quando è salito al comando delle unità più potenti delle Laaf, il trentaquattrenne Saddam ha cercato di consolidare la sua posizione di successore fidato e influente dell’anziano padre. Nonostante le persistenti accuse di coinvolgimento in crimini di guerra, Saddam ha visitato città chiave del Medio Oriente, tra cui Tel Aviv, e ha intessuto ampie reti economiche, in particolare con i funzionari del Governo di Unità Nazionale a Tripoli.
Saddam Haftar mantiene anche legami finanziari di lunga data e potenzialmente redditizi con la Turchia. È stato riferito che Türkiye ha agito da intermediario per ingenti fondi sequestrati da una delle sue brigate alla Banca Centrale di Bengasi nel 2017, denaro successivamente reindirizzato verso una destinazione non rivelata. Inoltre, è stato coinvolto nel commercio di rottami metallici e oro con broker turchi, mentre Türkiye avrebbe svolto un ruolo finanziario fondamentale per accordi petroliferi illeciti e schemi di scambio di carburante per greggio che coinvolgevano la famiglia Haftar.
Inoltre, Saddam ha svolto un ruolo diretto e presumibilmente fondamentale nei colloqui mediati dal Qatar che hanno ottenuto con successo il rilascio di sette cittadini turchi detenuti dalle forze di suo padre alla fine del 2021. Pertanto, la decisione di Ankara di interagire direttamente con Saddam è stata deliberata e calcolata. A breve è prevista una nuova visita di Saddam junior al presidente Recep Tayyip Erdogan e intanto gli ufficiali militari di più alto rango turchi e della Cirenaica si stanno confrontando quotidianamente.
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