“Era una bimba caparbia, voleva sempre allenarsi di più”. “Una volta la trovai in palestra a palleggiare al buio”: Monica De Gennaro, una vita da libero
- Postato il 9 settembre 2025
- Sport
- Di Il Fatto Quotidiano
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L'”ultima danza” in azzurro. A 38 anni, Monica De Gennaro chiude la sua carriera in nazionale con la medaglia d’oro dei mondiali di pallavolo in Thailandia e con il premio individuale di miglior libero. Lo ha fatto battendo, in una finale all’ultimo colpo, la Turchia allenata da suo marito, Daniele Santarelli, che nel resto dell’anno la allena all’Imoco Conegliano. “Poter finire qui con una finale era unica, vincerla e prendere l’unica medaglia che mi mancava è la cosa migliore”, ha detto lei nel post partita alla Rai.
Si potrebbe scomodare, in maniera un po’ banale, Luciano Liguabue per raccontare Monica De Gennaro e la sua vita da libero, “a recuperar palloni”, ma anche “con dei compiti precisi”, senza poter battere o schiacciare, “sempre lì, lì nel mezzo”. E poi, “anni di fatica e botte e vinci casomai i mondiali”. E finalmente li ha vinti. Era l’unico grande trofeo che mancava al suo palmares. Con l’Imoco Conegliano ha vinto di tutto e di più. Con le azzurre lo scorso anno a Parigi ha portato a casa la medaglia olimpica più preziosa, dopo aver partecipato a quelle del 2012 a Londra, 2016 a Rio, 2021 a Tokyo. Aveva accarezzato l’oro nella finale mondiale in Giappone nel 2018 e nel 2022 si era messa al collo un bronzo.
“Moki” ha cominciato giovanissima a giocare a pallavolo. Lo racconta a ilfattoquotidiano.it il suo primo coach, Peppe Nica, che l’ha guidata dagli inizi a Piano Di Sorrento, passando poi nella Libertas Sorrento e alle giovanili del Vicenza, fino all’esordio in serie A1. “La prima volta che l’ho vista aveva 7 o 8 anni – ricorda –. Partecipava ai corsi del centro di avviamento e spesso si fermava a guardare gli allenamenti della sorella maggiore (Giusy, ndr) che giocava con me”. Dopo pochi anni, insieme alla sua gemella Maria, De Gennaro passa sotto la supervisione di Nica: “Lei giocava come attaccante, la sorella come palleggiatrice. Era già brava”. Arrivano anche le prime soddisfazioni: la vittoria degli scudetti Under 15 nel 2000/01 con il Centro Ester Napoli e l’anno dopo con l’Ap Libertas Sorrento, e nel 2001 la vittoria, con la selezione regionale della Campania, del Trofeo delle Regioni, importante trofeo a livello giovanile che, di solito, apre ai migliori giocatori le prime esperienze in nazionale. Ma non sarà il caso di Monica De Gennaro, che invece si trasferisce giovanissima a Vicenza insieme al suo coach Peppe Nica. “Lì ha cambiato ruolo ed è diventata un libero”. A Vicenza prosegue il percorso nelle giovanili e gioca nel campionato di serie B2 e B1 prima del salto.
“Aveva già le caratteristiche che l’hanno portata ad altissimi livelli – ricorda Nica –. È sempre stata carismatica con le compagne e con gli anni è diventata ancora più matura. Era caparbia, aveva voglia di lavorare molto e di vincere. Non si lamentava mai delle scelte e voleva sempre allenarsi di più. Mi diceva che durante una seduta non avevo fatto allenare abbastanza la difesa e mi obbligava il giorno dopo a fare un allenamento individuale per lei. So che lo fa anche oggi”.
Impegnata nel club a Vicenza, non viene convocata nelle giovanili azzurre. Nella stagione 2004/05 l’allenatore sorrentino arriva a guidare la prima squadra della Minetti Infoplus Vicenza e fa esordire De Gennaro. Dalla stagione successiva i percorsi si separano. De Gennaro continua a dimostrare il suo valore e, finalmente, a 19 anni arriva la convocazione in nazionale per un World Gran Prix e per il mondiale del 2006 come riserva. L’azzurro arriva tardi ed è forse anche per questo che ha voluto indossare la maglia più a lungo. “Nella sua carriera ha avuto tante batoste, come l’esclusione dalla nazionale (nel 2023, ct Davide Mazzanti, ndr), ma si è sempre rialzata partendo dal lavoro in palestra”, prosegue Peppe Nica, che ora segue il vivaio del Monviso Volley a Pinerolo.
Dal 2013 è di casa a Conegliano, il club che domina da alcuni anni il volley mondiale. “È arrivata da noi ormai 12 anni fa. Una sera ero arrivato al Palaverde tardi e c’erano le luci spente, ma sentivo il rumore dei palloni. Era lei che si allenava palleggiando contro un muro. Cose da Holly e Benji. Ancora oggi spesso obbliga lo staff a fermarsi per una sessione ulteriore con la macchina sparapalloni – racconta Piero Garbellotto, presidente dell’Imoco Conegliano –. Lei insegna alle più giovani e alle ultime arrivate i canoni della nostra società: è la prima ad arrivare, la prima a raccogliere i palloni dopo l’allenamento e l’ultima a partire”. Tra le giovani che hanno potuto osservarla da vicino, ci sono Eleonora Fersino, sua vice in azzurro, e Anna Bardaro, che ad agosto ha vinto il mondiale con l’U21.
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