Energia, l’hub d’Europa è a Sud
- Postato il 10 marzo 2025
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Il Quotidiano del Sud
Energia, l’hub d’Europa è a Sud
Energia, è a Sud l’hub dell’Europa. La svolta: l’operazione Mediterraneo per gli approvvigionamenti. Il partenariato italo-algerino modello di relazioni nel Mare Nostrum
Prima la guerra nel cuore dell’Europa, poi i dazi di Trump. Il risultato, sul fronte dell’economia, è sempre lo stesso: le bollette che salgono alle stelle, l’inflazione che rialza la testa e le famiglie che diventano più povere. Un processo inesorabile messo in moto dalla dipendenza dell’Europa, Italia in testa, dall’energia prodotta in altri Paesi. Fino a prima del conflitto in Ucraina, infatti, l’Europa dipendeva per oltre l’80 per cento dal gas russo, fonte primaria per la produzione di energia elettrica dopo l’abbandono delle centrali a carbone e il ridimensionamento di quelle nucleari
Poi, dopo lo scoppio della guerra, l’Europa è corsa ai ripari ed ha spostato verso Sud il baricentro degli approvvigionamenti energetici. Una rivoluzione che ha riportato il Mediterraneo al centro degli interessi strategici ed economici del Vecchio Continente. Un cambio di rotta che vede l’Italia, se non altro per la sua posizione geografica, come la piattaforma ideale per trasformare il Mare Nostrum nell’hub energetico dell’Europa.
L’operazione Mediterraneo è in corso ormai da due anni ed ha prodotto già i primi risultati, rendendo l’Italia completamente indipendente dai rubinetti del gas di Putin. Come è stato possibile tutto questo? Prima di tutto attraverso gli accordi con l’Algeria, diventato il primo fornitore di gas in sostituzione della Russia. Il Paese nord-africano è infatti collegato all’Italia tramite il gasdotto Transmed (33 mmc di capacità annuale), l’infrastruttura gassifera internazionale più importante dell’intero Mediterraneo.
Qui l’Eni è presente dal 1981 e, con una produzione equity di 100.000 barili di petrolio equivalente al giorno, rappresenta la principale compagnia internazionale del Paese. Proprio per quanto concerne l’ambito energetico, il partenariato italo-algerino è riconosciuto come un modello per le relazioni tra le due sponde del Mare Nostrum.
Nell’aprile 2022 l’accordo Eni-Sonatrach ha consentito all’Italia di mettere rapidamente in sicurezza gli approvvigionamenti energetici in una fase critica e, ad oggi, l’Algeria copre circa il 39% delle importazioni.
La settimana scorsa il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, si è recato ad Algeri, dove ha incontrato il presidente Abdelmadjid Tebboune e il suo omologo Ahmed Attaf. Scopo della missione, approfondire il dialogo sulle collaborazioni nel settore energetico, a cominciare dal Corridoio Meridionale dell’idrogeno (SoutH2Corridor), oltre che in ambito di trasporti, spazio e difesa. “Questo è uno dei Paesi dove possiamo cercare di fare di più – ha confermato il responsabile della Farnesina, secondo cui i rapporti tra l’Italia e l’Algeria “sono in un momento di straordinaria positività” e da un punto di vista economico vanno “nella giusta direzione”, in particolare per quanto riguarda l’energia.
Prima ancora che con l’Algeria, l’operazione Mediterraneo è cominciata in Libia. Il gas libico arriva in Italia tramite il gasdotto Greenstream, inaugurato nel 2004 dall’ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi e dal califfo Muammar Gheddafi, che collega il giacimento libico di Mellitah a Gela ed una volta arrivato in terra siciliana viene immesso nella rete nazionale. Inizialmente, gli accordi si aggiravano attorno agli otto miliardi di metri cubi di gas l’anno. Poi, a gennaio del 2023, lo storico accordo da 8 miliardi di dollari per la produzione di gas firmato da Eni con la compagnia statale Noc (National Oil Corporation).
L’intesa rientra nel cosiddetto Piano Mattei, il progetto energetico-politico del governo Meloni con i Paesi del Nordafrica e del Mediterraneo orientale, che ha l’obiettivo sia di garantire la sicurezza energetica italiana dopo il distacco dalla Russia, sia di trasformare la nostra penisola in un polo di distribuzione del gas verso l’Europa del nord, dove si trovano le Nazioni a maggiore consumo. L’accordo riguarda lo sviluppo di due giacimenti di gas al largo delle coste della Libia: la produzione inizierà solo nel 2026 e raggiungerà un plateau di 21milioni di metri cubi al giorno.
Ultimo in ordine di tempo, l’accordo con l’Egitto e Cipro del 17 febbraio scorso. Eni ha firmato un’intesa che pone le basi per l’avvio dell’hub del gas del Mediterraneo Orientale, snodo cruciale per gli approvvigionamenti dell’Europa. L’accordo, che vede ancora una volta l’Eni protagonista, rappresenta uno step cruciale per un nuovo hub energetico che fa leva sulle infrastrutture esistenti in Egitto e posiziona Cipro come produttore ed esportatore di gas.
Grazie all’intesa, il gas sarà trasportato e trattato nell’infrastruttura di Zohr per poi essere liquefatto nell’impianto Lng di Damietta ed esportato verso i mercati europei.
“Questo accordo consente di portare il gas cipriota al mercato in modo tempestivo, contribuendo alla sicurezza energetica e alla competitività degli approvvigionamenti energetici. Il progetto fa leva sulle infrastrutture egiziane esistenti, tra cui anche gli impianti di esportazione, che sono un fattore chiave per gli sviluppi nella regione – ha commentato il numero uno di Eni Descalzi – Egitto e Cipro riaffermano il loro ruolo nell’ hub energetico emergente del mediterraneo orientale, destinato a svolgere un ruolo crescente nell’offerta globale di gas nel prossimo futuro”. Un’offerta che trasformerà sempre più il Mediterraneo nell’hub energetico d’Europa, garantendo una maggiore indipendenza sul fronte degli approvviggionamenti alla luce dei conflitti in corso, di quelli latenti e dei i venti di guerra commerciale che spirano dall’altra sponda dell’Atlantico.