Emergenza idrica, i dubbi: «Bere l’acqua del Basento? Con quali garanzie»

  • Postato il 3 novembre 2024
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Emergenza idrica, i dubbi: «Bere l’acqua del Basento? Con quali garanzie»

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L’inquietante interrogativo posto da un gruppo di associazioni rispetto all’ipotesi di deviare le acque del Basento verno la diga del Camastra per tamponare l’emergenza idrica lucana


«DUNQUE a causa della situazione di emergenza dovremmo bere l’acqua del Basento? Un’acqua che, se lo sbarramento venisse effettuato a valle dell’abitato di Potenza, avrebbe costeggiato l’area industriale di Potenza con i suoi innumerevoli inquinanti e, quel che è peggio, anche l’area industriale di Tito classificata come Sin (Sito di interesse nazionale), ossia come uno dei 42 siti più inquinati d’Italia, che necessiterebbe di una bonifica la quale, invece, latita da molti anni?»

È un’interrogativo inquietante quello posto ieri in una lettera aperta da una serie di sigle e associazioni lucane, commentando gli annunci di giovedì in conferenza stampa del governatore Vito Bardi. A partire dal progetto di deviare le acque del Basento verso la diga del Camastra, per alimentare le reti idriche dei 29 comuni serviti dall’invaso rimasto quasi a secco. Inclusa la città di Potenza.

«Quale potrebbe mai essere la qualità di un’acqua piena di contaminanti di ogni genere che, con ogni probabilità, i potabilizzatori non potrebbero neanche eliminare? E si utilizzeranno tecnologie sufficientemente avanzate per trattare un’acqua che, se bevuta o utilizzata per cucinare o per lavarsi (anche per lavarsi, perché il contatto con la pelle può essere anch’esso deleterio) potrebbe determinare l’insorgenza di tumori e malattie letali?»

Questi, ancora, i punti di domanda sollevati da: Coordinamento regionale acqua pubblica Basilicata; Alleanza Verdi Sinistra Avs; Rifondazione comunista di Basilicata; M5s Basilicata; Potere al Popolo Basilicata; La Basilicata Possibile; Resistenza Popolare; Gruppo Consiliare “Brienza Bene Comune”; Cgil Potenza; Usb Basilicata; Cobas Scuola Basilicata; Coordinamento No Triv Basilicata; Coordinamento democrazia costituzionale; Rivista Valori; Wwf Potenza e aree interne; Ehpa; Liberiamo la Basilicata; Pax Christi – Punto pace di Potenza; Arci Basilicata; Associazione carta di Venosa; Laboratorio di educazione alla pace Potenza; Opposizione studentesca d’alternativa (Osa) Basilicata; Cambiare rotta Basilicata; Ambiente e legalità Matera; Macondo officine culturali Potenza; LucaniaWorld OdV; Naturempatia Aps; Difendiamo le terre joniche; Con.Pro.Bio; Ce.st.ri.m. Centro di studi e ricerche sulle realtà meridionali; Libera Val d’Agri; Libera Vulture Alto Bradano; Comitato di scopo contro l’autonomia differenziata; ANPI provinciale di Potenza; A.ba.co. Basilicata: Associazione di base dei consumatori Basilicata.

«Davvero dovremmo accettare una soluzione simile a causa dell’emergenza e delle sue cause?» Insistono le associazioni. «E quali sarebbero le conseguenze ambientali di uno sbarramento permanente su tutto il territorio interessato dal corso del fiume fino alle spiagge del metapontino, già fortemente erose dalle mareggiate e che potrebbero risultare ancor più depauperate dei materiali che alimentano la formazione ed il mantenimento dell’arenile?»
I firmatari della lettera stigmatizzano hanno i riferimenti del governatore Bardi, in conferenza stampa, a «gente ignorante che parla senza sapere ciò che dice».
«Probabilmente ritiene di guidare una caserma piuttosto che una Regione e che di conseguenza i suoi sottoposti (i cittadini) non abbiano diritto di parola neanche per difendere il loro accesso ad un bene indispensabile come l’acqua». Chiosano le associazioni.

Rispetto a quanto emerso in conferenza stampa poi, grande evidenza viene data alla mancata realizzazione dei collegamenti tra l’invaso del Camastra e gli altri sbarramenti lucani che erano stati previsti, cinquanta anni orsono, proprio per evitare che si verificassero crisi come questa.
«Questi collegamenti per il Camastra non sono mai stati realizzati e quindi essa è l’unica diga lucana in cui non è possibile eseguire opere che ne richiedono lo svuotamento senza privare dell’acqua tutti i cittadini serviti. Ecco spiegati i mancati interventi protratti per decenni che hanno causato un enorme accumulo di fanghi sul fondo; di conseguenza la capienza della diga si è ridotta così tanto che, sebbene essa possa nominalmente contenere 32 milioni di metri cubi d’acqua, all’inizio del 2024, prima che iniziasse la precipitosa riduzione del volume invasato, ne conteneva soltanto 9 milioni: diventa quindi urgente intervenire per ripristinare la capienza totale».

Le associazioni si domandano, quindi, se sia stata questa urgenza «la causa della precipitosa riduzione di acqua avvenuta a partire da metà maggio». Tornando a battere sull’ipotesi di un’apertura sciagurata delle paratie della diga, già smentita da Acque del sud, la società che ha da poco ereditato dall’Eipli la gestione degli invasi lucani. Anche se a detta dei firmatari della lettera aperta, nella conferenza stampa di giovedì in Regione, «un’implicita risposta affermativa al quesito» sarebbe arrivata dal direttore tecnico di Acquedotto lucano, Salvatore Gravino. Spiegando che «le norme in vigore impongono di far fuoriuscire una parte dell’acqua invasata quando il suo livello interno supera una soglia prestabilita».
«È immediato chiedersi come sia mai possibile che questo livello venga superato con la diga praticamente vuota!». Insistono allora le associazioni.

«Le istituzioni pubbliche – prosegue la lettera – sapevano fin dal 1970, anno di entrata in esercizio della diga, che la realizzazione di pochi chilometri di collegamento fra il Camastra ed altri invasi avrebbe consentito di mantenere in efficienza tutto il sottosistema di dighe senza mai interrompere la fornitura e, nonostante questo, non si sono mai attivati. Neanche Bardi, che guida la Basilicata fin dal 16 aprile del 2019, ha mai preso in considerazione un problema di estrema rilevanza come l’accesso all’acqua di ben 29 comuni della regione da lui amministrata, fra cui lo stesso capoluogo. Ma a lui cosa importa? Lui se ne va a Napoli e non ha problemi di acqua (…) I problemi li abbiamo qui, dove fra una ventina di giorni avremo toccato il fondo e non solo metaforicamente: avremo proprio toccato il fondo fangoso del Camastra perché l’acqua invasata sarà finita».

Le associazioni riepilogano anche la situazione e le iniziative messe sul tavolo da Bardi, nominato dal governo come commissario per l’emergenza idrica. «Dal 25-26 novembre il Camastra non avrà più acqua e, se non si riusciranno ad attivare in fretta e furia soluzioni provvisorie per alimentare i nostri rubinetti, potremo ricorrere solo ad autobotti, taniche e sacchetti, con buona pace del sacrosanto diritto di tutti i cittadini ad accedere ad un servizio pubblico fondamentale come questo. Situazione paradossale in una regione tanto ricca di acqua da avere sullo stemma i suoi quattro fiumi principali, ma tant’è».

Queste, pertanto, le soluzioni ipotizzate: «ricerca di nuovi pozzi nelle aree limitrofe ed in particolare in val d’Agri. Il pozzo principale individuato è quello del Ginestrone (150 litri al secondo) che potrebbe diventare operativo entro 8-10 giorni; ripristino del potabilizzatore di Tito; sbarramento (forse permanente) sul Basento, deviazione delle acque verso il Camastra con circa 4 chilometri di tubazioni e sollevamento verso il potabilizzatore di Masseria Romaniello (20 giorni circa)».

«In conclusione – tirano le somme le associazioni – , diventa sempre più evidente l’enorme responsabilità delle istituzioni regionali nell’averci portato tutti ad una condizione di emergenza che si sarebbe potuta evitare se solo, nel tempo, ci fosse stata previdenza e programmazione, se si fosse adottata quella “diligenza del buon padre di famiglia” che dovrebbe caratterizzare le Istituzioni le quali esistono, come ha giustamente detto Bardi, per fare il bene del cittadino. Oggi non ci si parli più di catastrofe: questa è piuttosto la cronaca di una morte annunciata».
I firmatari della lettera hanno anche ribadito la richiesta di un incontro urgente con il presidente della Regione, il prefetto di Potenza ed il presidente della Provincia per un chiarimento su una serie di altri interrogativi inevasi sull’emergenza.

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