Emergenza idrica: azioni “urgenti” ancora ferme dopo 6 mesi

  • Postato il 24 luglio 2025
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Emergenza idrica: azioni “urgenti” ancora ferme dopo 6 mesi

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Nonostante l’emergenza idrica, gli interventi urgenti per la stabilizzazione della soluzione Basento sono rimasti fermi per sei mesi.


Quanto la “soluzione Basento” fu adottata con tempestività, tanto il lavoro considerato più urgente – la stabilizzazione di quella soluzione – è rimasto fermo per sei mesi. O almeno questo è scritto nella relazione che il presidente della Regione Vito Bardi ha letto nel consiglio straordinario del 21 luglio scorso. Dunque esattamente sei mesi dopo quella che, in qualità di Commissario per l’emergenza idrica in Basilicata, tenne il 21 gennaio scorso in videoconferenza durante la riunione congiunta delle commissioni Bilancio e Ambiente della Camera dei deputati. Allora come ora si trattava di discutere di acqua che mancava nelle dighe (all’epoca nel Camastra, oggi paradossalmente meno nel Camastra che negli altri schemi). La crisi idrica aveva coinvolto 140mila persone residenti nei 29 comuni serviti appunto dall’invaso che si trova nel territorio di Trivigno.

Mentre il livello scendeva lasciando solo fango, mentre si andava verso l’interruzione totale dell’erogazione idrica, venne agli uffici regionali l’idea di utilizzare l’acqua del Basento opportunamente controllata e trattata. Furono eseguite numerose verifiche di potabilità e al contempo si realizzò – per dirla in soldoni – un grosso tubo in acciaio che prendeva l’acqua del fiume e la portava in diga, consentendo d’innalzare il livello dell’acqua e di addolcire il razionamento in atto.

PROMESSE E REALTÀ MANCATA

Quando Bardi parlò alle commissioni parlamentari, l’emergenza era stata superata. «A seguito delle recenti nevicate – disse – la diga del Camastra ha raggiunto il massimo della sua capacità e si può pensare a cosa fare per intervenire sulla fragilità della struttura e nei controlli». Le premesse giuste perché l’intera macchina regionale, a cominciare dal suo motore, cominciasse subito a girare per evitare un’altra crisi del genere.

E invece, oggi gli agricoltori sono con il sangue agli occhi per le difficoltà estreme nell’irrigare i campi, con i raccolti che la calura estiva e l’aridità della terra mette a rischio; le aziende manifatturiere della Valbasento fermano la produzione per lo stesso motivo (impossibilità di procedere al raffreddamento delle unità produttive data la mancanza di acqua); in diversi centri già si comincia ad avere a che fare con i rubinetti che restano asciutti per alcune ore al giorno; nelle dighe i quantitativi idrici sono in netto calo rispetto all’anno scorso (lo dichiara esplicitamente lo stesso presidente nella relazione di tre giorni fa).

EMERGENZA IDRICA, GLI INTERVENTI URGENTI RIMASTA IMMUTATI

A fronte di questa situazione che si muove su un filo di ragnatela, ci si aspetterebbe una tempestività nel procedere mai vista prima. E invece no. Nella relazione del 21 gennaio si legge, nel paragrafo “Azioni urgenti”: «Tra gli interventi a breve termine, da realizzarsi entro il 2025, c’è la stabilizzazione della presa dal fiume Basento che ha dimostrato la sua utilità durante la crisi idrica di questi mesi. L’opera prevede un investimento stimato di 4 milioni di euro per realizzare una presa stabile nel punto attualmente occupato dalla struttura provvisoria», aggiungendo che sarà costruita «una traversa in calcestruzzo».

Ecco cosa è scritto nella relazione dell’altro giorno: «La Regione Basilicata individua come prioritaria la realizzazione di una nuova opera di presa stabile sul Basento, nel medesimo punto dove è stata collocata la struttura temporanea già attivata. L’intervento ha un costo stimato di circa 4 milioni di euro e si fonda su un impianto progettuale che prevede la costruzione di una traversa in calcestruzzo che funzioni come punto di derivazione della risorsa idrica». Insomma, la stessa cosa che a luglio era “urgente da costruire”, a luglio è altrettanto urgente da costruire.

LO STALLO DEGLI INTERVENTI URGENTI PER L’EMERGENZA IDRICA

A gennaio si prevedeva anche «un sistema di sollevamento e un canale di derivazione verso una vasca di carico, eliminando così l’utilizzo del “Camastrino”, che ostacola le operazioni di svuotamento della diga». E a luglio si prevede «un canale di derivazione che recapiti l’acqua in una vasca di carico vicina alla stazione di sollevamento della Camastra. Questa soluzione consentirebbe anche di abbandonare l’uso del “Camastrino”, che oggi interferisce con le manovre di svuotamento della diga». Sembra quasi un copia-e-incolla. Tralasciamo altre ripetizioni per concentrarci su questo lavoro che Bardi aveva sottolineato anche in altre sedi o in interviste televisive. Nelle sue stesse parole, progressi non ne sono stati fatti. Nonostante l’urgenza. E la fine del 2025 – indicata come termine dei lavori in entrambe le occasioni – non è così lontana.

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