Emanuela Orlandi, Massimo Giletti rivela in diretta: “Abbiamo un documento estremamente riservato sullo zio Mario, ma mancano 4 pagine. Chi le ha tolte?”
- Postato il 18 novembre 2025
- Crime
- Di Il Fatto Quotidiano
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Nell’ultima puntata andata de “Lo stato delle cose” in onda ieri sera su Rai Tre, il giornalista Massimo Giletti si è concentrato sul caso della scomparsa di Emanuela Orlandi. “Siamo entrati in possesso di un documento estremamente riservato da cui emerge che c’erano delle pagine riservatissime sulla famiglia di Emanuela e in particolare su zio Mario. C’è un dato molto delicato, a questo documento mancano quattro pagine, in questo momento è alla Procura di Roma. Chi ha tolto queste quattro pagine? Cosa c’era scritto?”, si chiede il conduttore e giornalista televisivo.
La telefonata dell’Amerikano
Giletti poi tira in ballo il cosiddetto amerikano, il misterioso uomo che per mesi si è presentato telefonicamente alla famiglia come il presunto rapitore della ragazzina vaticana, intavolando una trattativa. “A rispondere al telefono è proprio lo zio Mario che si spaccia per il padre”, fa notare Giletti. Del resto, la famiglia Orlandi non ha fatto mai mistero del fatto che a prendere le telefonate fosse il cognato di Ercole Orlandi, troppo provato per poter interagire con i telefonisti anonimi. È stata trasmessa ieri nel corso del programma di Giletti quindi la telefonata già mandata in onda nel luglio del 2024 da “Chi l’ha visto” in cui si sente una voce femminile che potrebbe essere quella di Emanuela Orlandi.
Come già ribadito lo scorso luglio, quando andò in onda per la prima volta, nell’audio di sente una voce femminile, giovane, che dice: “Convitto Vittorio Emanuele II, st’altr’anno dovrei fare il terzo anno liceo scientifico”. L’audio faceva parte delle registrazioni che gli Orlandi facevano a casa, ci pensava il marito di Natalina Orlandi, la sorella maggiore di Emanuela. Pietro Orlandi ha dichiarato in passato che “sicuramente quella è la voce di mia sorella, questo non lo abbiamo mai messo in dubbio e anche per gli analisti del Sismi (che analizzarono un’altra cassetta), è così”. Emanuela Orlandi, prima di scomparire nel nulla quel 22 giugno del 1983, frequentava in effetti il liceo scientifico del Convitto Vittorio Emanuele II a Roma. Nella telefobata si sente lo zio che invoca: “Mi faccia sentire meglio”. E ancora quella voce femminile che dice: “saranno sedici a gennaio” (gli anni che Emanuela ha o avrebbe compiuto nel gennaio del 1984). “Mi faccia una proposta”, chiede lo zio ma niente. E poi di nuovo la voce di Emanuela, che dice, sempre con accento romanesco: “Mi verranno ad accompagna’ st’altr’anno in un paesino sperduto, per Santa Marinella”. (fonte: Chi l’ha visto). Quando l’audio fu trasmesso da Federica Sciarelli, Pietro precisò che: “Quando sentimmo questa frase mio zio disse che Emanuela andava spesso a Santa Marinella dove lui aveva una casa”. Fu lo stesso zio Mario a chiarire tutto questo.
La pista familiare
“Quindici cosa?”, chiede zio Mario Meneguzzi in quest’audio inedito. Quindici erano gli anni che aveva Emanuela Orlandi quando la sua vita fu inghiottita da un destino oscuro e ancora impenetrabile. Per Giletti sembra potrebbe trattarsi anche d’altro. “Abbiamo trovato un articolo del Corriere del 1984 dove lo zio dice una serie cose” e mette in relazione due spezzoni dell’audio: 15 e Santa Marinella, “anche se questa strada subentra nell’audio molto dopo il dato sull’età anagrafica”, dice. Giletti ha quindi inviato i suoi collaboratori in via Santa Marinella, una strada di campagna isolata dove Mario Meneguzzi in quei giorni fu pedinato fino alla sua seconda casa. Gli inviati della trasmissione hanno poi trovato la casa di Meneguzzi, al numero 15, dove c’è ancora la targa “Meneguzzi-Orlandi”. “Stranamente nelle loro relazioni i Carabinieri scrivono di non aver trovato il numero civico”, sottolinea Giletti indicando che oggi quel numero è visibile su una mattonella in ceramica che la vicina di casa dei Meneguzzi negli anni ha conservato perché era caduto. “Mario Meneguzzi era una bella persona, un uomo tranquillo. Erano persone squisite. Non ricordo di aver mai visto Emanuela, mia moglie l’ha vista insieme a tutti i suoi cugini”, racconta oggi un abitante della zona. “Una storia molto strana, molto curiosa”, pensa Giletti che ha prelevato la mattonella col civico per mostrarla in studio. Poi, è stato mostrato il documento dei Servizi di cui si parla da giorni: “Da cui si capisce che non solo i familiari erano seguiti ma soprattutto lo zio. C’era qualcosa di strano che riguardava persone che stavano nel Vaticano e anche lo zio Mario”.
Le indagini su zio Mario
Che Mario Megeuzzi fosse finito al centro delle indagini, nelle settimane successive alla scomparsa di Emanuela, è già emerso in passato. Nel 2023, come ricorda anche Giletti, fu un servizio del Tg La7 ad accendere i riflettori sul nome dello zio Mario Meneguzzi. Fu mostrata una lettera dell’allora Segretario di Stato Vaticano Agostino Casaroli che scrisse, in via riservata, un messaggio per posta diplomatica a un sacerdote sudamericano inviato in Colombia da Giovanni Paolo II, che era stato in passato consigliere spirituale e confessore degli Orlandi. La missiva fu sollecitata dagli inquirenti e puntava a chiarire se il religioso fosse a conoscenza del fatto che Meneguzzi avesse rivolto delle avances verbali alla sorella maggiore di Emanuela, Natalina. Lui confermò la cosa. A chiarire la vicenda fu la protagonista della stessa, Natalina Orlandi che ha detto poi che si trattò di semplici avances verbali nei suoi confronti, risalenti al ’78 e che “erano cose che sapevano tutti, magistrati inquirenti e investigatori. È finita lì e non portò a nulla”, ha sottolineato la donna. Queste lettere sono poi state trasferite alla Procura e difatti sono agli atti già da 40 anni. Lo zio era stato indagato già all’epoca ma subito caddero i sospetti perché, come accertato dalle precedenti indagini, il giorno della scomparsa di Emanuela era a 200 chilometri da Roma con la sua famiglia. L’indagine fu chiusa con nulla di fatto. Furono gli inquirenti dunque già negli anni ’80, ai tempi della scomparsa, e non la famiglia, a cassare la pista familiare. “Pietro Orlandi ha sempre detto che questo è un depistaggio. Però noi non possiamo non dire che questo documento è un problema serio perché da qui mancano quattro pagine”, ha chiosato Massimo Giletti.
Cosa ne pensa la Commissione d’inchiesta
Proprio nelle scorse ore, sulla pista cosiddetta ‘amical familiare’ si è espresso il presidente della Commissione di inchiesta che indaga sul mistero di Emanuela Orlandi, il parlamentare Andrea De Priamo che ieri ha dichiarato all’Ansa: “Abbiamo dedicato molta attenzione verificando l’esistenza di alcune oggettive ombre legate alla figura del defunto Mario Meneguzzi, zio di Emanuela, ma – sottolinea – si è riscontrata anche la mancanza, almeno ad oggi, di collegamenti effettivi rispetto a sue eventuali responsabilità nella scomparsa della ragazza”. “Le nostre indagini – aggiunge De Priamo – hanno individuato altri elementi inediti: abbiamo rinvenuto un appunto di Emanuela nel quale la stessa fa riferimento ad una sorta di teatro-cineforum, ‘il montaggio delle attrazioni’ sito sulla via Cassia, a pochi metri dall’abitazione del defunto regista di B-movies Bruno Mattei. Emanuela scrive di questo luogo e di uno spettacolo teatrale ivi rappresentato poco più di un mese prima di sparire nel nulla”. “La rilevanza di questo elemento – aggiunge il presidente della Commissione – è oggetto di verifiche tuttora in corso e di aspetti ancora riservati ma colpisce molto questa circostanza se si pensa che Bruno Mattei aveva dei contatti con alcuni studenti della scuola di musica frequentata da Emanuela e del fatto che in tanti anni questo scritto della ragazza non era mai stato evidenziato”. Il nome di Bruno Mattei, nel corso dei lavori della Commissione, era emerso nell’ambito dell’audizione di Alfonso Montesanti che all’epoca della scomparsa di Emanuela era il marito di Patrizia De Lellis, figlia dei coniugi Franco De Lellis e Giuliana De Ioannon, rispettivamente factotum e impiegata nella segreteria della direttrice della scuola di musica Ludovico da Victoria, frequentata da Emanuela, e amante del regista Bruno Mattei. De Priamo assicura comunque che “stiamo lavorando sodo su tutte le piste, nessuna esclusa”.
Gli scavi alla casa del Jazz
Rispetto al caso degli scavi alla Casa del jazz alla ricerca del giudice Adinolfi e sui possibili collegamenti con la Banda della Magliana, De Priamo dice: “Stiamo scandagliando a fondo quel filone e qualche elemento di interesse sicuramente c’è tenuto conto soprattutto dei due episodi in cui Emanuela fu seguita e delle relative testimonianze degli amici della comitiva di S.Anna (gli amici dell’Azione Cattolica che riconobbero due elementi della Magliana nell’auto che tampinò Emanuela, ndr). Ci stiamo lavorando con scrupolosa attenzione al netto delle interpretazioni ‘romanzate’ già escluse dal nostro lavoro”.
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