Emanuela Orlandi e la verità sul biglietto lasciato ai genitori: le frasi furono scritte davvero da lei ma non nello stesso momento. Cosa dice la perizia

  • Postato il 22 settembre 2024
  • Crime
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Era il 5 luglio del 1983: la foto in bianco e nero della “ragazzina scomparsaEmanuela Orlandi tappezzava le strade di Roma. Il Papa si era affacciato da poco dalla sua finestra in Piazza San Pietro durante l’Angelus per chiedere ai rapitori della figlia di un suo dipendente di liberare Emanuela. Da lì a poche ore uno di loro, o presunto tale, fece ritrovare un messaggio della ragazza. Lo lasciò in un cestino dei rifiuti: era un biglietto firmato dalla 15enne vaticana scomparsa il 22 giugno.

A distanza di 41 anni il settimanale Giallo pubblica una nuova perizia firmata dalla grafologa forense Sara Cordella che afferma che quelle frasi sul biglietto furono scritte davvero dalla ragazza, come all’epoca era sembrato anche ai familiari, ma in momenti diversi su due documenti differenti poi incollati mediante collage su un unico foglio.

Il biglietto

5 luglio, sono le 16,30. Un giovane telefona all’agenzia di stampa Ansa e rivendica al cronista (MdP le sue iniziali) il rapimento di Emanuela Orlandi. Per dimostrare ciò ha lasciato un biglietto della ragazza per lui in Piazza del Parlamento, in un cestino dei rifiuti. Non dice a quale commando appartenga ma in cambio chiede entro 20 giorni la liberazione dell’attentatore del Papa Alì Agca. Il giornalista si precipita nel luogo indicato e in un cestino trova una busta gialla con all’interno una fotocopia. Su un unico foglio è riprodotta la tessera di iscrizione (numero 462) alla scuola di musica con la fototessera di Emanuela, una ricevuta datata sei maggio 1983 di un versamento alla scuola di musica di cinquemila lire per la tassa di esame, il numero di telefono di casa Orlandi e una frase di saluto autografa: “Con tanto affetto – la vostra Emanuela”.

La nuova perizia

Spiega la Cordella dopo 41 anni al settimanale Giallo: “Il documento è stato creato assemblando due testi differenti, con una semplice attività di collage meccanico”. Ma chi aveva in mano la firma e gli scritti di Emanuela da cui prendere le frasi per realizzare il collage? Sembrerebbe solo la famiglia e i servizi segreti. Come già rivelato da Giallo, infatti, esiste un documento riservato del Ministero dell’interno, datato 20 luglio 1983, con cui si trasmise alla Questura di Roma il diario della ragazzina “occasionalmente acquisito dal noto organismo”.

La commissione

Procedono intanto i lavori della commissione di inchiesta che indaga sulla sparizione della 15enne vaticana. Il gruppo bicamerale presieduto da Andrea De Priamo ha ascoltato Gabriella Giordani, amica della Orlandi. “La stavamo aspettando in gruppo e mi ricordo che non è arrivata, abbiamo atteso un paio di ore e non è arrivata”, ha riferito la donna, ricordando il pomeriggio di quel 22 giugno del 1983. “La stavamo aspettando sul Lungotevere, lei usciva da musica e doveva venire da noi per tornare a casa tutti insieme.” “Da lì sono iniziate le vicissitudini che si sanno”, ha aggiunto. Con Emanuela “eravamo amiche, mio padre lavorava con il papà e ci siamo conosciute nel gruppo di Sant’Anna; per un paio di anni prima della sua scomparsa ci siamo viste parecchie volte specialmente la domenica in chiesa e il sabato pomeriggio per le prove di canto.” (fonte: Abruzzo live).

La commissione che indaga anche sulla scomparsa avvenuta nel 1983 di un’altra ragazzina, Mirella Gregori, ha ascoltato un suo ex compagno di scuola, Alessandro De Luca. Si tratta del ragazzino oggi adulto che all’epoca avrebbe citofonato a Mirella quel pomeriggio del 7 maggio: questo almeno è quanto lei disse alla madre prima di sparire nel nulla per sempre. Fu davvero lui a citofonare quel sabato pomeriggio o qualcuno prese in prestito, per così dire, la sua identità per tendere una trappola alla ragazza? Restano domande senza risposta. Alessandro De Luca ha chiesto che la sua audizione fosse completamente a porte chiuse.

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