Elly Schlein sogna la vittoria alle Regionali, destra divisa, Veneto conteso: ma Conte è in agguato

  • Postato il 7 settembre 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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Una Elly Schlein, entusiasta e per nulla preoccupata da quanti la vorrebbero fuori da via del Nazareno, si rivolge minacciosa alla premier: “Attenta è dal 2005 che non eravamo così uniti noi della sinistra progressista”.

È un chiaro avvertimento che la segretaria del Pd lancia contro Giorgia Meloni. Sogna: “Se la nostra coalizione dovesse stravincere, quale sarà il tuo futuro?”

È molto ottimista la numero uno dei dem, confida nell’amicizia ritrovata con Giuseppe Conte come a dimostrare che sbagliano grossolanamente coloro i quali sono contrari alla svolta che ha voluto dare al partito.

Se, poi, invece, alle regionali si verificasse un flop, dove finirebbe lei che ha voluto dare al Pd un aspetto nuovo, molto più marcato e intransigente contro i cosiddetti moderati, i nostalgici della mai dimenticata Dc?

Voto decisivo per Elly Schlein

Elly Schlein sogna la vittoria alle Regionali, destra divisa, Veneto conteso: ma Conte è in agguato , nella foto Elly Schlein
Elly Schlein sogna la vittoria alle Regionali, destra divisa, Veneto conteso: ma Conte è in agguato – Blitzquotidiano.it (Elly Schlein nella Foto Ansa)

Dunque, questo voto di settembre-ottobre potrebbe essere determinante, oppure finire nell’oblio se la destra dovesse continuare a vincere e a comandare quasi dappertutto.

Per il momento, la differenza fra i due schieramenti sta nelle scelte dei candidati. I progressisti, alla fine, sono riusciti a trovare un accordo sia pure tra mille intrighi e trattative sottobanco.

In Puglia e in Campania, eccoli i volti nuovi (non tanto in verità) di chi desidera  diventare governatore. Sono Antonio De Caro e Roberto Fico su cui Elly ha dovuto buttare il sangue per farli ingoiare da quanti non erano d’accordo.

Insomma, si è trovata la quadra, ma in futuro non si sa quali saranno le mosse (eufemismo) di Giuseppe Conte che ha sempre in animo di essere lui il vero interlocutore dell’opposizione.

L’alleanza potrebbe sciogliersi come neve al sole e si dovrebbe ricominciare da capo.

Salvini rivendica il Veneto

Però un vantaggio bisognerà riconoscerlo alla sinistra che pur tra mille patemi ha trovato i suoi candidati. A destra, regna l’incertezza: Antonio Taiani si affretta a dire che non ci sono divisioni, ma la realtà afferma il contrario.

Ad esempio, in Veneto, chi succederà a Luca Zaia? Matteo Salvini dice che quella è la regione della Lega e non ci possono essere dubbi. Ma Fratelli d’Italia non nasconde il suo desiderio di sedersi su quella poltrona così come in Lombardia: ecco la ragione per la quale si discute e, magari, ci si contrappone in queste due regioni.

Lega e Forza Italia non possono rimanere all’asciutto, però è anche vero che il partito della premier surclassa in quanto a voti i suoi alleati.

Sono elezioni in cui per ora vince l’esercito delle chiacchiere, una parola assai di moda in Europa dove c’è chi vorrebbe mandare subito a Kiev le truppe del vecchio continente.

A far che? A morire sotto le bombe dei russi ed ad ampliare un conflitto che potrebbe diventare assai pericoloso? Oggi, bisogna ragionare, non farsi prendere dalla fregola di essere protagonisti come pretenderebbe Emmanuel Macron.

L’Europa, rimasta zitta per almeno 30 anni, ha la possibilità di far sentire la sua voce e di ritornare ad essere protagonista e non una comprimaria.

Lo ha ribadito Sergio Mattarella, il presidente della Repubblica, il quale ha sostenuto con forza che il vecchio continente “serve al mondo” perché “siamo contro le autocrazie, portatori di valori, non  di conflitti”.

Parole sacrosante che i politici di casa nostra dovrebbero imparare a memoria e non dimenticare mai. Al contrario, spesso e volentieri chi rappresenta il popolo deforma la realtà per sostenere le proprie idee.

Purtroppo, un fatto è ormai certo: la pace si allontana e diventa sempre più difficile riuscire a organizzare l’incontro a due o a tre tra Putin, Zelensky e Trump. Provocatoriamente, il buon Vladimir (si fa per dire) insiste: “Aspettiamo il leader ucraino a Mosca”.

La risposta di Kiev non si fa attendere:”Venga lui nella nostra capitale per cercare un accordo almeno su una tregua”.

Ognuno rimanda la palla nel campo dell’avversario così la morte e la distruzione continuano imperterrite a sconvolgere la tranquillità del mondo.

In Italia, naturalmente, non si è da meno: le manifestazioni a favore del Leoncavallo (sgomberato con 30 anni di ritardo) hanno avuto il solito epilogo con lanci di uova e di pietre contro gli agenti e irripetibili insulti verso il governo.

Molti pro Pal, insomma, tanto che a Roma sul Tevere si è voluta celebrare anche una “Flotilla de’ noantri” per dimostrare che la capitale sta solo da una parte.

Tra tanto fracasso e conseguente dolore meglio pensare alla finale che stasera tardi vedrà affrontarsi a New York Sinner e Alcatraz per un match che consacrerà anche il numero uno del mondo.

Lo spagnolo indosserà la solita canottiera e tutti rimpiangeremo la divisa bianca di altri tempi che solo Wimbledon non dimentica per una eleganza che dovrebbe essere obbligatoria. Il

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Blitz

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