Elkann vende anche Iveco: va all’indiana Tata. Il settore difesa a Leonardo
- Postato il 30 luglio 2025
- Economia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Magneti Marelli, Comau e ora Iveco. Non c’è due senza tre e così John Elkann si disfa di un altro gioiello di famiglia vendendo Iveco: il ramo civile che produce veicoli commerciali e speciali va all’indiana Tata Motors e il settore difesa a Leonardo. In totale la cassaforte di famiglia, Exor, incasserà 5,5 miliardi di euro, di cui 1,7 miliardi per la cessione di Iveco Defence. Sono state quindi totalmente rispettate le anticipazioni del Fatto Quotidiano.
Iveco Defence resta insoomma in mani italiane, facendo contento il governo Meloni: la società ha come cliente principale l’Esercito, produce veicoli blindati a ruote per il trasporto truppe e da combattimento, soprattutto in collaborazione con il gruppo Leonardo. In Italia ha tre stabilimenti – Bolzano, Piacenza e Vittorio Veneto – e oltre 1.600 dipendenti, di cui 1.100 di Iveco Defence e 500 di Astra.
La parte civile invece diventa indiana e verrà acquisita attraverso un’Opa prima del delisting del titolo: conta circa oltre 30mila dipendenti (13mila dei quali in Italia) in 19 siti industriali e 30 centri di ricerca&sviluppo, opera con sette marchi nei settori dei veicoli commerciali e speciali, in quello dei sistemi di propulsione e nei servizi finanziari correlati.
Tata ha assicurato che l’acquisizione è focalizzata “allo sviluppo a lungo termine del gruppo combinato” e non implementerà “alcuna ristrutturazione significativa né chiuderà alcun impianto o sito produttivo di proprietà o utilizzato da Iveco Group come conseguenza diretta dell’unione e, in ogni caso, per la durata degli accordi non-finanziari”. Le garanzie, quindi, sono a tempo.
E infatti i sindacati sono guardinghi. L’acquisizione da parte di Leonardo è vista di buon occhio, mentre ci sono perplessità sulla cessione del settore civile agli indiani: “Sul futuro incombe purtroppo maggiore incertezza. Ogni acquisizione comporta di per sé rischi ed è inevitabile il rammarico di perdere l’indipendenza di una storica impresa italiana”, hanno detto Rocco Palombella e Gianluca Ficco della Uilm.
“La situazione – hanno aggiunto – richiederà la massima attenzione da parte non solo del sindacato ma anche del governo, tanto più che sul futuro dell’industria europea dei veicoli commerciali si getta l’ombra sinistra delle multe e della così detta transizione all’elettrico, che allo stato attuale della tecnologia risulta particolarmente ostica per i camion”.
Dura anche la Fiom-Cgil che ritiene “inaccettabile” la cessione senza un confronto con le organizzazioni sindacali: “Si conferma la strategia di Exor di favorire profitti e dividendi per gli azionisti, proseguendo nel disimpegno dal punto di vista industriale nel nostro Paese”, dicono Samuele Lodi, segretario nazionale e responsabile settore mobilità, e Maurizio Oreggia, coordinatore nazionale automotive. Il governo – chiedono – “intervenga per garantire un asset industriale strategico italiano”. Giovedì è previsto un confronto al ministero delle Imprese.
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