Elisabetta II regina di stile: l’eleganza come arma di soft power

  • Postato il 9 agosto 2025
  • Di Panorama
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A 100 anni dalla nascita della regina Elisabetta II (mancata l’8 settembre 2022 a 96 anni), la King’s Gallery di Buckingham Palace a Londra si prepara ad accogliere la più grande e completa esposizione mai dedicata allo stile della sovrana. Verrà inaugurata nella primavera del 2026 e sarà intitolata: Queen Elizabeth II: Her Life in Style.

La mostra si propone di raccontare non solo l’evoluzione estetica della monarca, ma anche il ruolo profondo, strategico e simbolico che l’abbigliamento ha svolto nel definire la sua figura pubblica e nel comunicare messaggi di potere, continuità e diplomazia.

Panorama, in anteprima, pubblica alcune immagini degli oltre 200 capi, di cui la metà inediti, di questa esposizione che attraversa ben dieci decenni di storia. Dagli abiti dell’infanzia alle divise da cavallerizza, dai completi sartoriali da giorno agli abiti da sera e da cerimonia, ogni tessuto racconta un frammento dell’identità pubblica e privata della monarca più longeva del Regno Unito.

Fin da bambina, Elisabetta è stata osservata, commentata, letta attraverso ciò che indossava. Un’attenzione che lei stessa, con lucidità e misura, ha saputo governare. In mostra compare per la prima volta l’abito da damigella in lamé d’argento e tulle disegnato da Edward Molyneux, indossato nel 1934 per le nozze dello zio: un primo segno tangibile del suo ingresso nel linguaggio simbolico dell’alta moda britannica.

Con il secondo dopoguerra, mentre la monarchia si apprestava a riscrivere il proprio ruolo nella modernità, la giovane Elisabetta stabiliva un dialogo costante con i nomi chiave della couture inglese. Norman Hartnell, Hardy Amies e poi Ian Thomas non furono soltanto stilisti di fiducia, ma collaboratori nel definire un’estetica che combinava solennità, vicinanza e sofisticazione. L’abito da sposa del 1947 e quello dell’incoronazione del 1953, entrambi firmati Hartnell, sono molto più che capolavori sartoriali: sono dichiarazioni politiche cucite su misura, espressione visiva di una monarchia che si rinnova senza mai rinunciare alla propria aura.

Lontana da ogni forma di eccesso, Elisabetta II ha costruito una grammatica visiva fatta di rigore e dettagli eloquenti. La moda, per lei, non era ornamento ma messaggio. L’uso del colore, per esempio, diventava strategia comunicativa: toni saturi e brillanti garantivano visibilità durante le apparizioni pubbliche, trasmettendo al tempo stesso energia, stabilità, ottimismo.

Gli abiti per i viaggi all’estero, spesso realizzati con tessuti locali o arricchiti da riferimenti culturali al Paese ospitante, erano strumenti di diplomazia visiva. Quello bianco indossato nel 1961 per un banchetto di Stato a Karachi, con una forte piega verde smeraldo che rievocava i colori della bandiera pakistana, ne è un esempio magistrale (foto nella pagina precedente).

Ma accanto all’apparato cerimoniale, la mostra esplora anche l’universo meno codificato del guardaroba quotidiano della sovrana. Un mondo fatto di giacche, kilt scozzesi, stivali da campagna e foulard Hermès annodati con naturalezza. In queste tenute, lontane dai riflettori, si svela un’altra dimensione della sua regalità, più pragmatica, essenziale, eppure sempre coerente con l’immagine che intendeva offrire al mondo. L’evoluzione delle forme e dei colori segue il tempo che passa, ma non cede mai all’arbitrario.

La mostra si arricchisce di materiali d’archivio che illuminano il processo creativo dietro ogni abito: bozzetti, campioni di tessuto, lettere autografe e documenti che restituiscono il ruolo attivo e meticoloso della regina nella costruzione della propria immagine. Elisabetta non era una musa passiva, ma una protagonista attenta, dotata di un gusto affinato e di una precisa consapevolezza delle implicazioni che ogni abito avrebbe avuto sulla percezione pubblica della monarchia. A completare il progetto espositivo, la pubblicazione ufficiale Queen Elizabeth II: Fashion and Style, curata da Caroline de Guitaut, affianca contributi di storici, designer e studiosi della moda, per riflettere sulla complessità del suo stile e sul contributo decisivo offerto dalla regina alla storia del fashion britannico.

Più che una retrospettiva è una lettura trasversale di un secolo di trasformazioni, in cui la figura di Elisabetta II emerge come maestra di comunicazione silenziosa, custode del passato e interprete del presente.

La moda regale si rivela qui strumento vivo e potente, capace di rinnovarsi senza perdere autorevolezza. Elisabetta II non ha mai semplicemente «indossato» la moda: l’ha guidata, piegata, elevata a forma di linguaggio istituzionale. Più che una regina di ferro, una regina di stoffa.

Elisabetta II regina di stile: l’eleganza come arma di soft power
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Panorama

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