Elezioni locali Uk, trionfa Farage, che mette a soquadro la politica britannica

  • Postato il 2 maggio 2025
  • Di Panorama
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Giovedì primo maggio 15 milioni di britannici si sono recati alle urne per le elezioni locali. Si è votato per il rinnovamento di 1641 seggi nei consigli comunali, per l’elezione di 6 sindaci regionali (mayoralties) e infine per 1 seggio parlamentare (by-election) nella circoscrizione di Runcorn and Helsby, nel nord dell’Inghilterra.

In poche parole si potrebbe dire che ha vinto Nigel Farage (già principale promotore della Brexit) e il suo partito Reform UK, tuttavia, c’è molto di più dietro queste elezioni locali. Per certi versi possono essere definite “storiche”, ma partiamo dai risultati. Nella circoscrizione di Runcorn and Helsby la candidata del Reform UK, Sarah Pochin, ha conquistato il seggio per soli 6 voti sul partito Labour (12.645 voti contro 12.639), dopo un drammatico riconteggio.

Attenzione però, non ci si deve far ingannare dalle semplici cifre. Il Labour, infatti, aveva vinto questo seggio alle elezioni generali del luglio 2024 con una maggioranza di quasi 15mila voti. In pratica, il partito dell’attuale (e impopolare) primo ministro Keir Starmer ha perso decine di migliaia di voti in meno di un anno. Le politiche più liberal del partito laburista, unite ad una situazione economica non proprio eccellente, sembrano quindi convincere sempre di meno anche nel Regno Unito.

Lo scrutinio è ancora in corso in molte aree, ma il partito di Farage ha già eletto il suo primo sindaco regionale nella persona di Andrea Jenkyns, che ha trionfato nella regione di Greater Lincolnshire (regione con circa un milione di abitanti). Vero è che il Labour ha mantenuto il controllo su tre sindaci regionali, ma lo ha fatto con margini molto ridotti rispetto al passato, e in tutte e tre le sfide Reform UK si è piazzata al secondo posto. I conservatori sono spesso scivolati al terzo o quarto posto, superati anche dai Verdi in alcune aree.

Ed è proprio il pessimo risultato del partito Conservatore che ci introduce alla natura “storica” di queste elezioni locali, cui si faceva cenno in apertura. Esse hanno infatti sancito la definitiva ascesa di Nigel Farage e del suo Reform UK.

Figura nota già ai commentatori internazionali per il suo sostegno alla Brexit, l’ex capo dell’Ukip si è reinventato leader di una nuova formazione politica che aveva come obiettivo la rottura del duopolio Labour-Conservative, che per più di cento anni ha retto con alterne fortune il destino del Regno Unito.

Pare proprio esserci riuscito. Complice la forte crisi del partito conservatore, il programma elettorale di Reform, fatto di politiche economiche liberiste, euroscetticismo, uniti ad una forte retorica anti-establishment e contraria alle politiche green e woke, sembrano proprio aver convinto milioni di britannici.

A testimoniarlo sono i più recenti sondaggi nazionali (oltre ai risultati di ieri): secondo l’ultimo sondaggio di YouGov il Reform sarebbe ora il primo partito del Regno Unito, con il 26% delle preferenze, seguito dal 23% del Labour e da un deludentissimo 20% per i conservatori.

Può esultare Farage, molto vicino al Presidente americano Donald Trump, che dopo i risultati delle elezioni ha parlato di una «grandissima nottata per Reform». Ha però anche voluto rimarcare la rivoluzione copernicana che sta avvenendo nel Regno di Sua Maestà: «Stiamo assistendo alla fine di un partito [quello conservatore] che è stato al centro della scena politica fin dal 1832».

Il cambiamento ora in atto nel panorama politico britannico è facilmente spiegabile, basta guardare alla storia. Fino agli inizi del Novecento a contendersi il governo del Paese erano stati per la destra il partito Conservatore, e per la sinistra il Partito Liberale (i cosiddetti Whig). I cambiamenti nella società britannica, dovuti principalmente alla rivoluzione industriale, portarono alla crescita e infine definitiva sostituzione dei liberali con i laburisti, più attenti alle esigenze degli operai, il tutto a partire dagli anni Venti del XX secolo.

Un qualcosa di simile sta ora accadendo nella destra britannica, il partito conservatore viene percepito come troppo spostato verso il centro e “connivente” rispetto ai temi forti della sinistra: immigrazione, ambiente e politiche woke. Da qui il grande successo di Farage, che è riuscito a inserirsi in questa crisi dei Tories (nomignolo dei conservatori) e a cooptare anche qualche voto dei laburisti “vecchio stampo”, quelli, per intenderci, poco interessati alle differenze fra queer e inter-sexual.

La strada è ancora lunga per Reform UK, ma le premesse per ribaltare completamente la politica britannica sembrano esserci tutte.

Autore
Panorama

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