Elezioni in Portogallo, vince il centrodestra senza maggioranza: boom dei poupulisti, ma Montenegro guarda ai socialisti sconfitti
- Postato il 19 maggio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Il Portogallo si è risvegliato a destra come non accadeva dai tempi del salazarismo. L’Alleanza Democratica del premier uscente Luìs Montenegro ha vinto le elezioni, le terze dal gennaio 2022, con il 32,7% dei voti. I populisti di Chega hanno conteso fino all’ultimo il secondo posto ai socialisti, ottenendo il 22,6% ed è quasi parità con il partito di Pedro Nuno Santos, crollato al 23,4%, terzo peggior risultato di sempre. Il leader socialista ha preso atto e si è dimesso: è già iniziata la corsa interna per la scelta del nuovo segretario. Montenegro festeggia la vittoria dicendo, polemicamente, che il popolo gli ha dato la fiducia negata dal Parlamento il giorno della caduta del suo governo, ma i numeri non gli consentono di avere la maggioranza assoluta nell’alleanza annunciata con Iniciativa Liberal, ferma al 5,53%. Servono 116 deputati per la maggioranza assoluta e Montenegro può contare solo su 98: gli 89 di AD, i 9 di IL. La partita PS-Chega finisce in parità anche sul numero della rappresentanza in Parlamento: 58 a 58.
I meriti della destra si accompagnano ai demeriti dei socialisti. Uscito dalla scena il leone Antonio Costa, dal 1° dicembre 2024 Presidente del Consiglio europeo, era prevedibile una transizione difficile, ma Pedro Nuno Santos si è rivelato un successore fragile, percepito dai portoghesi come figura inaffidabile per la gestione del paese. La scelta di spingere il Portogallo verso le elezioni, con il rifiuto di votare la fiducia al governo Montenegro, caduto a marzo per una questione di conflitto d’interessi che chiamava, e chiama, in causa l’azienda di consulenza di famiglia Spinumviva, si è rivelata sbagliata sul piano politico. Gli elettori hanno presentato il conto. Questo voto per la sinistra è stato una catastrofe generale: con l’eccezione della piccola crescita di Livre, salita al 4%, il Partito Comunista si è fermato al 3% e il Bloco de Esquerda non è andato oltre il 2%. I grandi sconfitti sono però i socialisti e Pedro Nuno Santos. Le dimissioni immediate del leader aprono la partita del successore: il favorito è l’ex ministro José Luìs Carneiro, sconfitto da Nuno Santos nelle elezioni interne del 2023. E’ stato uno dei pochi a salvarsi dalla catastrofe e dovrebbe annunciare la decisione di guidare il partito nella riunione del comitato nazionale del PS, prevista per sabato prossimo.
L’ennesimo boom di Chega, passata dall’1,3% del 2019 ai numeri attuali, apre una nuova stagione nella vita politica portoghese. “È la fine del bipartitismo, il nostro risultato è l’evento più importante dal 25 aprile 1974”, urla il leader André Ventura, sorridente e acclamato dal suo popolo dopo i due malori accusati la scorsa settimana. La sfida al centrodestra è già iniziata. “Montenegro ha peccato di superbia. Voleva avere pieni poteri per governare e invece i reali vincitori di queste elezioni siamo noi di Chega”, le parole di Pedro Pinto, presidente del gruppo parlamentare del partito populista. Chega è ora presente in tutti i distretti principali, con l’eccezione di Bragança.
Montenegro si appella al senso dello Stato delle opposizioni, ma difficilmente troverà una sponda in Chega. Il suo messaggio si rivolge soprattutto ai socialisti, terremotati da questo voto e costretti ora a scegliere un nuovo leader. Un sottile gioco di equilibrismi attende il Portogallo per garantire la governabilità. Il Presidente della Repubblica Marcelo Rebelo de Sousa, agli sgoccioli del suo mandato, inizierà nella giornata di oggi il giro delle consultazioni. Il Portogallo ha scelto la destra, andando persino oltre il resto d’Europa con due partiti forti: i socialdemocratici e Chega. Due terzi del paese sono nelle mani dei conservatori e degli estremisti: un oltraggio a quel 25 aprile 1974 che fece cadere la dittatura e aprì le porte alla democrazia.
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