Elezioni Coni, la candidatura provocatoria di Macchiarola: “Io posso dire cose impopolari, chi vuole vincere è costretto a tacere”
- Postato il 28 maggio 2025
- Sport
- Di Il Fatto Quotidiano
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Giuseppe Macchiarola, medico sportivo delle squadre nazionali di boxe per 16 anni, presidente del Coni provinciale di Foggia, già consigliere della Federboxe e pochi mesi fa candidato presidente della stessa FPI “per poter parlare ufficialmente in assemblea, criticare i due candidati prima amici e poi d’improvviso rivali, e quindi ritirare la mia candidatura”. Ora dopo Luciano Buonfiglio, Luca Pancalli ed Ettore Thermes si candida alla presidenza del Coni per le elezioni del 26 giugno.
Dottore, lo spirito e le modalità della sua candidatura al Coni sono simili a quelli delle scorse elezioni pugilistiche?
“Io voglio dare suggerimenti agli altri candidati, dicendo cose che loro non potranno dire perché troppo impopolari: prenderebbero meno voti se volessero limitare il potere delle varie federazioni dello sport e cambiare il sistema di voto federale. Per me invece non sarebbe un problema prendere zero voti”.
Quali sono i problemi più grandi dello sport?
“È assolutamente necessario rivedere la formazione dei tecnici, nella mia federazione e in tante altre, credo si debba essere più attenti nella selezione degli aspiranti tecnici, a cui ricordo viene affidato il delicato compito di intervenire anche sui giovani atleti. Credo che spesso ci sia scarsa attenzione alla conoscenza degli aspetti fisiologici e tanti attestati vengono elargiti in maniera generosa con rischi ulteriori connessi alla attuazione di pratiche pericolose come il taglio del peso negli sport da combattimento. Ma non c’è solo questo”.
Dica.
“Oggi in tante realtà la maggior parte dei dirigenti lo è solo sulla carta, non si interessa della vita federale. Vengono chiamati ogni 4 anni a votare, o meglio a consegnare le deleghe ad altri, è un gigantesco problema infatti il sistema voto delle varie federazioni, che definirei medievale, con gente che viene invitata fortemente a non andare a votare ma a consegnare le deleghe. Ed è il Coni a permettere tutto questo. Io infatti sostengo da tempo la votazione online”.
C’è dell’altro?
“Un altro problema è quello delle liste bloccate che portano spesso ad un consiglio bulgaro, che non ammette opposizione. Io sono per la preferenza unica”.
Come è invece la votazione per il Coni Nazionale?
“È la più democratica nel mondo dello sport: per essere candidato nazionale basta uno di questi requisiti semplici: essere stato un atleta nazionale, una stella d’oro al merito sportivo o un dirigente di una struttura territoriale locale. Io ho gli ultimi due requisiti. E devo dire che Malagò si è detto aperto alle varie candidature. Io sono stato il quarto in ordine di tempo, ne arriveranno altre”.
Cosa non funziona ancora nello sport?
“La giustizia sportiva è a mio parere la criticità più rilevante. È nominata dal presidente e dal consiglio federale, non ha quindi una sua indipendenza. I procuratori federali dialogano con i presidenti federali, questo è illegittimo. Io nella boxe da consigliere federale d’opposizione, sono stato sospeso due mesi per aver criticato i verdetti sbagliati di alcuni match. Denunciato, a mio parere, soltanto perché ero all’opposizione, perché in fondo critiche del genere le fanno tutti. L’ex campione Angelo Musone è oggi fuori dalla Fpi, si era candidato 8 anni fa alla presidenza e non è più tesserato per una serie di addebiti dalla giustizia sportiva, secondo me, assolutamente fuori luogo. Non si è più tesserato per non subire questi continui avvisi di garanzia”.
Come ha lavorato il Coni negli ultimi anni?
“Con Malagò il Coni ha avuto grande visibilità, anche ad alti livelli, ma è assolutamente poco presente sul territorio. Il decadimento del territorio è cominciato con Petrucci, ma Malagò non ha fatto quasi nulla per sanarlo”.
Dei vari candidati cosa pensa?
“Buonfiglio e Thermes non li conoscono personalmente, Pancalli sì. Ha lavorato bene come presidente del comitato paralimpico, potrebbe essere un buon presidente del Coni, è una persona democratica e spero recepisca qualcuno dei miei punti”.
Trova giusto che Malagò non abbia potuto ricandidarsi?
“Sì, perché deve esserci un rinnovamento. In generale non si può stare decenni anni sulla stessa poltrona, rischiando di diventare un burocrate o peggio adeguarsi al sistema”.
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