Elezioni, colpo di mano in Senato: la destra abolisce il voto disgiunto alle comunali

  • Postato il 1 agosto 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Non solo i ballottaggi per evitare di favorire il centrosinistra in vista del voto nelle grandi città (Roma, Milano e Torino) del 2026. La maggioranza di destra che sostiene il governo Meloni mercoledì ha fatto il primo passo anche per abolire il voto disgiunto alle elezioni comunali, cioè la possibilità, prevista dalla legge elettorale dei municipi, di scegliere un candidato sindaco e una lista diversa diversa a lui non collegata.

L’emendamento della Lega è stato approvato mercoledì in commissione Affari Costituzionali al Senato al disegno di legge della maggioranza che prevede l’abolizione dei ballottaggi nei comuni sopra i 15 mila abitanti se uno dei candidati ha raggiunto il 40% dei voti. Affinché la norma diventi legge servirà il passaggio alla Camera.

Il disegno di legge è firmato da tutti i capigruppo di maggioranza al Senato e nel testo la Lega, con la senatrice Daisy Pirovano, ha inserito un emendamento che vieta la possibilità di fare voto disgiunto alle elezioni comunali. La norma prevede che se il voto è stato espresso per un candidato sindaco e una lista a lui non collegata, allora risulta nullo.

Inoltre, nel caso in cui il segno sia stato tracciato solo sul nome del candidato sindaco i voti vengono “ripartiti tra le liste ad esso collegate in proporzione ai voti ottenuti da ciascuna di esse sulla base dei quozienti interi e dei più alti resti”. L’emendamento è passato con i voti della destra e l’astensione di Italia Viva.

La ratio della maggioranza sul voto disgiunto è quella di evitare forme di paralisi nei comuni in cui il sindaco venga eletto ma non disponga della maggioranza proprio a causa del voto disgiunto. In commissione Affari Costituzionali, infatti, il senatore leghista Paolo Tosato ha spiegato che in questo modo si “sana” un “grave problema nell’amministrazione dei comuni” in seguito alla “disomogeneità di orientamento politico tra il sindaco e la maggioranza consiliare”.

Se Italia Viva ha deciso di astenersi, le altre opposizioni hanno duramente criticato questa norma. Il senatore del M5S Roberto Cataldi ha detto che in questo modo si toglie “all’elettore la possibilità di scegliere il candidato sindaco ritenuto più idoneo senza rinunciare al voto per il partito politico a cui si sente più vicino”.

Anche il senatore del Pd Dario Parrini è molto duro con la proposta: intervenendo in dichiarazione di voto ha spiegato che con l’emendamento si abolisce anche “la libertà degli elettori di esprimere la preferenza soltanto per il candidato sindaco”. Inoltre Parrini ha spiegato che la ripartizione proporzionale dei voti è “incompatibile” per l’elezione di una carica monocratica e proponendo di tornare al modello con cui venivano eletti i presidenti di provincia prima della legge Delrio.

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Il Fatto Quotidiano

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