Eleonora Duse, Grazia Deledda con Matilde Serao e il romanzo film «Cenere» in un appuntamento importante
- Postato il 18 dicembre 2025
- Antropologia Filosofica
- Di Paese Italia Press
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Pierfranco Bruni
Eleonora Duse con Gabriele D’Annunzio, oltre Gabriele e per Gabriele, per una vita nel teatro tra grecità, ribalta, scena e retroscena nella magia della femminilità e dei suoi rapporti con le scrittrici e la letteratura di un Novecento controverso e sempre nella modernità della tradizione.
«Cenere» fu l’unico film interpretato da Eleonora Duse. Film tratto dal romanzo di Grazia Deledda. Il legame tra una storia vera, l’amore tra Scarfoglio e la cantante Bessard, e il romanzo della Deledda crea una sorprendente metafora tragica in un amore che è dentro il vissuto della Duse amica di Matilde Serao. Rivelazioni di grandi suggestioni letterarie e umane. 1916. Andiamo per ordine.

Eleonora Duse (Vigevano, 3 ottobre 1868 – Pittsburg, 21 aprile 1924) partecipava al suo unico film. Tratto dal romanzo di Grazia Deledda (Nuoro, 27 settembre 1871 Roma, 15 agosto 1936) dal titolo «Cenere», pubblicato a puntate nel 1903 sulla rivista «Nuova Antologia» e l’anno successivo in volume. Il film ha come contestualizzazione ambientale la Sardegna, ma gli esterni vengono girati, siamo in pieno conflitto mondiale, nelle Valli di Lanzo, ovvero nel Piemonte provenzale.
È l’unico film, dopo una vita da attrice di teatro e di capo comica, di Eleonora Duse ed è il primo film tratto da un romanzo di Grazia Deledda.
È la storia di un amore, ma anche di un abbandono e di un suicidio. Olì si innamora perdutamente di un uomo già sposato. Da questa relazione nascerà un figlio, Anania. Ma l’uomo abbandona Olì e resta con la propria famiglia. La donna è disperata, viene scacciata dalla propria famiglia e trascorrerà alcuni anni a casa di una parente del suo amante. Crescerà il ragazzo sino all’età di sette anni, ma un bel giorno decide di abbandonare Anania, (il figlio), davanti alla casa del padre, facendogli indossare al collo un amuleto.
Il ragazzo, che viene accudito dalla moglie dell’amante della madre, crescendo non riesce a darsi una consolazione per questo abbandono. Cerca la madre tanto che riesce a trovarla. Prende atto dello stato di dissipazione in cui è finita Olì, la madre. La quale per non dare ulteriori dispiaceri alfiglio, e per liberarlo di una «condanna» di una madre «sciagurata, si uccide.

Il film, tratto, appunto, dal romanzo, viene reso grande dalla figura di Eleonora Duse, che incarna magistralmente il personaggio drammatico di Olì, mentre Anania è interpretato da Febo Mari, che dirigerà le stesse scene. Viene prodotto da Arturo Ambrosio per la Casa Ambrosio Film, con le musiche di Philip Glass e la fotografia di Eugenio Bava, Giuseppe Gaietto e Pietro Marelli. Dura trenta minuti in bianco e nero con l’audio muto. È stato restaurato nel 2015, e sono stati recuperati 8 minuti di pellicola per la durata complessiva di 38 minuti.
È una storia drammatica, alla quale la Duse partecipa, inizialmente con poca convinzione, ma è il dramma di un vissuto dentro il quale emozioni, vita e letteratura si intrecciano.
A consigliare di leggere, comunque il romanzo della Deledda, ad Eleonora Duse fu Matilde Serao (Patrasso, 7 marzo 1856 – Napoli, 25 luglio 1927). La Serao e la Duse erano molto amiche e i loro carteggi dimostrano proprio questa forte vicinanza. Erano anche, quasi coetanee, due anni di differenza.
Perché la Serao consiglia con forza la lettura di «Cenere» ad Eleonora Duse? Un interrogativo che apre diverse chiavi di lettura. Per la drammaticità della storia, per il senso tragico che, in quegli anni, particolarmente lacerava la Duse, per la reale importanza del romanzo della Deledda, oppure per altri motivi? C’è un fatto che va menzionato, un dettaglio che riguarda proprio la Serao. Eduardo Scarfoglio, (Paganica, 26 settembre 1860 – Napoli, 6 ottobre 1917), il marito di Matilde Serao, tra le sue tante avventure amorose, che erano sempre a conoscenza della scrittrice napoletana, ebbe una relazione, cominciata nel 1892con la cantante e ballerina di teatro Gabrielle Bessard.
Dopo due anni di incontri e di passioni Gabrielle ebbe una figlia da Scarfoglio, ma il giornalista e scrittore non volle mai lasciare la Serao (sarà poi la Serao e lasciare Scarfoglio) per andare a vivere con lei. Storie e avventure.
Gabrielle era innamoratissima di Eduardo. La mattina del 29 agosto del 1894 si presenta davanti alla porta di casa di Scarfoglio Serao, bussa, lascia la – bambina un biglietto dedicato ad e Eduardo con su scritto: «Perdonami se vengo ad uccidermi sulla tua porta come un cane fedele. Ti amo sempre», e si spara. La bambina di nome Paolina verrà affidata alla Serao.
Qual è il senso delle due storie?
Un fatto reale, di cronaca, e un romanzo di Grazia Deledda, Nobel 1926. Il fatto reale accade nel 1894. Il romanzo diDeledda viene pubblicato a puntate nel 1903. Ma resta centrale il rapporto tra la Duse, la Serao, la Deledda e anche Scarfoglio senza assolutamente dimenticare D’Annunzio.
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Pierfranco Bruni è nato in Calabria. Archeologo, direttore del Ministero dei Beni Culturali e, dal 31 ottobre 2025, membro del CdA dei Musei e Parchi Archeologici di Melfi e Venosa, nominato dal Ministro della Cultura; presidente del Centro Studi “Francesco Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 è stato Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Incarichi in capo al Ministero della Cultura:
Presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;
Presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;
Segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse” e presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.
Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con studi su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e sulle linee narrative e poetiche del Novecento che richiamano le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale esplora le matrici letterarie dei cantautori italiani e il rapporto tra linguaggio poetico e musica, tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.
Studioso di civiltà mediterranee, Bruni unisce nella sua opera il rigore scientifico alla sensibilità umanistica, ponendo al centro della sua ricerca il dialogo tra le culture, la memoria storica e la bellezza come forma di identità.
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