Effetti collaterali indesiderati. Ecco come Pechino può surriscaldare i mutui americani

  • Postato il 5 maggio 2025
  • Economia
  • Di Formiche
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La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina e i suoi effetti collaterali. Che arrivano direttamente al cuore dell’economia, alla pancia. In altre parole, alla casa. Tutto parte dal fatto che il Dragone oggi, a livello di singolo Stato, è il secondo detentore globale di titoli di debito americani, dietro al solo Giappone. Nello specifico, ad oggi la Cina detiene quasi il 10% del debito americano: quasi 800 miliardi di Treasury, accumulati nella consapevolezza che, nonostante i tentativi della stessa Cina di disarcionare il dollaro dal trono delle valute, oggi il verdone è ancora il baricentro monetario globale. Quindi, nella sostanza, un investimento a basso rischio.

Ora, nelle scorse settimane Pechino ha più volte minacciato di disfarsi di grossi stock di debito americano, con l’intento di svalutare il dollaro e fiaccare l’economia statunitense. Ora questo sta almeno in parte avvenendo. Nel senso che, seppur non in modo massiccio, la Cina sta vendendo un po’ di debito a stelle e strisce. Questo comporta un innalzamento dei rendimenti, ovvero del premio legato a ogni singolo treasury piazzato. E, dal momento che i tassi legati ai mutui negli Stati Uniti seguono tradizionalmente l’andamento dei rendimenti, va da sé che il denaro, anche in forza della prolungata pausa di riflessione della Federal Reserve, costi un po’ di più.

“Se la Cina volesse colpirci duramente, potrebbe sbarazzarsi dei titoli del Tesoro”, ha dichiarato alla Cnbc Guy Cecala, presidente esecutivo di Inside Mortgage Finance. “È una minaccia? Certo che lo è.” Al momento, attenzione, non c’è un allarme rosso. Alla fine di marzo, le riserve valutarie della Cina ammontavano a 3,24 trilioni di dollari, con un aumento dell’1,2% rispetto alla fine del 2024.  Tuttavia, nessuno sa cosa ci riserva il futuro. Se Paesi come la Cina decidessero di sbarazzarsi dei titoli del Tesoro statunitense in rappresaglia per i dazi, allora qualche problema sul versante dei mutui potrebbe sorgere.

C’è di più. Come detto i tassi ipotecari infatti tendono a seguire da vicino l’andamento del rendimento dei Treasury a 10 anni, che sono titoli di Stato con scadenza decennale. Se questi rendimenti salgono, come sta succedendo ora, anche i mutui diventano più costosi per le famiglie. Ma c’è una minaccia ancora più seria: la possibilità che Paesi come la Cina inizino a vendere anche titoli garantiti da mutui immobiliari, noti come Mbs (Mortgage-Backed Securities).

Alla fine di gennaio, gli investitori stranieri detenevano circa 1.320 miliardi di dollari in Mbs statunitensi, pari al 15% del totale in circolazione. Tra i principali detentori ci sono Cina, Giappone, Taiwan e Canada. E se queste vendite aumentassero ulteriormente, la pressione sul mercato immobiliare americano potrebbe diventare molto più pesante. La pistola è carica. E forse negoziare diventa più urgente ancora.

Autore
Formiche

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